ESG in azione

Gli impegni ad azzerare le emissioni nette di carbonio si riducono a vane promesse se non sono sostenuti da un piano coerente. Il percorso di AllianceBernstein verso l'obiettivo "net zero" è radicato in un'analisi approfondita delle questioni spinose legate al cambiamento climatico e agli investimenti; questo approccio analitico è alla base dei nostri continui sforzi tesi a sviluppare un programma strategico in grado di produrre risultati misurabili.

Il problema

Le società di asset management partecipano alle iniziative globali volte a ridurre le emissioni di carbonio, ma rimangono molti interrogativi irrisolti su come pervenire all'azzeramento delle emissioni nette.

La tesi d'investimento

Le questioni legate al clima avranno in futuro un profondo impatto sulle quote di mercato, i cash flow e la redditività delle imprese di tutti i settori. Gli investitori hanno bisogno di una strategia chiara e di efficaci strumenti di ricerca per valutare i rischi e le opportunità.

Obiettivi della ricerca

Stimolando all'azione i team manageriali delle imprese attraverso l'engagement, le attività di AB sul clima mirano a promuovere cambiamenti positivi delle aziende sulle questioni climatiche, in modo da sostenere i rendimenti per gli azionisti e spianare la strada verso l'azzeramento delle emissioni nette.

Le promesse sul clima e l'azione per il clima non sono la stessa cosa. Noi di AllianceBernstein (AB) crediamo che un impegno credibile a ridurre le emissioni di carbonio inizi dall’affrontare domande difficili, dallo sviluppo di obiettivi tangibili e dall'integrazione dell'analisi climatica, seguiti dalla dichiarazione di un obiettivo "net zero" solo in seconda battuta. Negli ultimi anni il settore dell'asset management ha aperto gli occhi sull'urgenza del riscaldamento globale. L'aumento della regolamentazione, la crescente consapevolezza degli investitori e i fenomeni meteorologici estremi hanno reso il cambiamento climatico un imperativo strategico sia per il mondo che per la nostra attività. Tuttavia, il percorso verso l'azzeramento delle emissioni nette è tutt'altro che chiaro. Gli impegni pubblici in tal senso si riducono a vane promesse se non sono sostenuti da un piano coerente. Inoltre, gli investitori devono fare i conti con molte domande assillanti riguardo alla contabilità climatica, ed è necessario anche un cambiamento culturale generale. Ecco perché il nostro percorso verso l'obiettivo "net zero" è radicato in un'analisi approfondita delle questioni spinose legate al cambiamento climatico e agli investimenti; questo approccio analitico è alla base dei nostri continui sforzi tesi a sviluppare un programma strategico in grado di produrre risultati misurabili.

Cos’è un impegno "net zero"?

Gli impegni "net zero" sono ampiamente considerati un giuramento di fedeltà nella lotta contro il cambiamento climatico. Nel corso della COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico tenutasi di recente a Glasgow, paesi, città e imprese hanno preso posizione contro il riscaldamento globale impegnandosi ad azzerare le emissioni nette. Tuttavia, darsi un obiettivo "net zero" non significa eliminare completamente le emissioni di gas serra; vuol dire invece limitare le emissioni future e rimuovere il carbonio esistente dall'atmosfera per allinearsi agli sforzi volti a impedire che le temperature globali aumentino di oltre 1,5 °C entro il 2050, come stabilito nell'Accordo di Parigi del 2015. In generale, ciò richiede una riduzione delle emissioni di carbonio che sia commisurata al contributo di emissioni riconducibile a un determinato soggetto.

La promessa di azzerare le emissioni nette viene fatta di solito su un orizzonte futuro di molti anni, spesso con il 2050 quale data finale. Secondo Austin Whitman, CEO di of Climate Neutral, citato in un recente articolo del Financial Times, queste promesse a lungo termine non assicurano necessariamente un impegno all'azione e alla responsabilità". Penso che troviamo eccessivamente rassicuranti gli impegni assunti dalle aziende in vista del 2050", ha detto Whitman, la cui organizzazione non profit aiuta le imprese ad abbattere le emissioni. "In realtà, molte credono che l'assunzione di tali impegni non comporti in effetti la necessità di agire nell'immediato".

Per le società di asset management, l'impegno ad azzerare le emissioni nette si applica sia alle operazioni delle società stesse che alle aziende in cui investono. Tuttavia, dato che le imprese d'investimento non producono molte emissioni di carbonio nelle loro operazioni quotidiane, il 95% circa delle loro emissioni di gas serra è riconducibile alle società che detengono in portafoglio.

Nel nostro settore, a fine ottobre 2021, 128 imprese d'investimento con masse in gestione (AUM) per 43.000 miliardi di dollari si erano impegnate pubblicamente a raggiungere l'obiettivo "net zero". Si tratta di un aumento dell'AUM del 19% dal marzo 2021, quando solo 34 società di gestione avevano assunto un impegno in tal senso. AB non si è data un esplicito obiettivo "net zero". Eppure, anche in assenza di un impegno su questo fronte, le nostre numerose attività legate al clima (cfr. Grafico) sono allineate con quasi tutti i requisiti della Net Zero Asset Managers Initiative, un gruppo internazionale di asset manager impegnati a sostenere l'obiettivo di azzerare le emissioni nette al più tardi entro il 2050.

Esistono molti metodi diversi per raggiungere l'obiettivo "net zero". Le nostre azioni per il clima si concentrano essenzialmente sullo sviluppo di metriche e obiettivi a livello aziendale e di portafoglio; a questo si aggiunge l'engagement con i dirigenti delle imprese sulle questioni salienti. Anziché ricorrere a esclusioni generalizzate o al disinvestimento come prima opzione, consideriamo quest'ultimo uno strumento della nostra strategia di escalation a cui fare ricorso in caso di insuccesso dell'attività di engagement. In molti casi le imprese che contribuiscono al problema climatico globale possono giocare un ruolo determinante nella sua soluzione, e restare investiti offre l'opportunità di influenzare il comportamento aziendale affinché cambi in meglio. Soprattutto, riconosciamo che le questioni climatiche presentano molte incognite e che non siamo attrezzati per affrontarle tutte al nostro interno. Di conseguenza, dobbiamo valutare quali questioni possono essere affrontate internamente e quali richiedono un aiuto esterno.

Formazione dei team d'investimento

Tutte le nostre attività "net zero" sono radicate nella formazione. In passato, nella maggior parte delle imprese d'investimento, la ricerca sul cambiamento climatico era di competenza degli analisti specializzati nell'energia, poiché il settore era uno dei principali responsabili delle pressioni sul clima. Oggi tutte le aziende di tutti i settori e i comparti produttivi dovrebbero prepararsi ad affrontare il cambiamento climatico. Dall'assistenza sanitaria ai beni di prima necessità ai prodotti industriali, gli analisti che in passato non si sono occupati delle questioni inerenti al cambiamento climatico devono ricevere un'adeguata formazione sull'importanza del clima per le tesi d'investimento relative ai candidati e alle società in portafoglio. Questa è stata un'enorme sfida culturale per la nostra organizzazione.

Le imprese che pensano al clima già da oggi – e che investono nelle relative soluzioni – saranno più preparate ad affrontare il futuro in un mercato in cui i concorrenti possono sviluppare alternative a basse emissioni di carbonio. Vista la rapida evoluzione della regolamentazione, le imprese impreparate potrebbero essere colpite improvvisamente da una carbon tax, da nuovi requisiti per gli edifici o dall'obbligo di ammodernare le proprie attrezzature. Inoltre, all'aumentare della consapevolezza dei problemi climatici, i clienti stanno modificando i loro comportamenti di acquisto. Tutte queste questioni avranno in futuro un profondo impatto sulle quote di mercato, i cash flow e la redditività delle imprese. Per incorporare tali considerazioni nell'analisi finanziaria, abbiamo dovuto innanzitutto formare i nostri team d'investimento sulle questioni sottostanti legate al clima.

Questo genere di formazione richiedeva competenze che non avevamo al nostro interno. Pertanto, nel 2019 abbiamo dato vita a una partnership esclusiva con l'Earth Institute della Columbia University, che è sede di centinaia di climatologi ed esperti di cambiamento climatico, per collaborare allo sviluppo di un corso sul cambiamento climatico per gli investitori. Da allora tutti i nostri gestori di portafoglio e analisti, così come diversi membri del nostro consiglio, hanno partecipato a questo programma di formazione.

Il corso tratta le nozioni scientifiche di base e la direzione del cambiamento climatico; le implicazioni legali, sanitarie, politiche e normative; le potenziali soluzioni; e spiega come incorporare il cambiamento climatico nell'analisi finanziaria. Abbiamo inoltre ampliato la platea di potenziali corsisti, in modo da offrire una formazione anche a clienti e proprietari di asset. A fine novembre 2021, più di 1.100 persone esterne all'azienda avevano partecipato al corso sul clima. Adesso stiamo lavorando con Columbia University per sviluppare progetti collaborativi che permetteranno di attingere all'approccio multidisciplinare della Columbia al cambiamento climatico nell'ambito dei nostri processi d'investimento. Questi comprendono gruppi di lavoro sulle energie rinnovabili, la contabilità del carbonio, gli allevamenti di salmone e la biologia di sintesi. Crediamo che questa partnership esclusiva tra la nostra azienda e un'eminente istituzione scientifica ci assicurerà importanti vantaggi, come la capacità di approfondire un approccio d'investimento consapevole del clima e di attuare un engagement più efficace con le aziende.

Engagement sugli obiettivi climatici

Disinvestire dalle imprese è, a nostro avviso, la via d'uscita più facile. Ritirandosi da un settore o da un'azienda controversa, gli investitori perdono l'opportunità di influenzare i comportamenti aziendali affinché cambino in meglio. Le aziende inquinanti con un potenziale di miglioramento hanno minori probabilità di modificare la loro condotta se non ci sono investitori attivisti che premono per un cambiamento. Consideriamo ad esempio la deforestazione. Uno dei nostri portafogli è investito in produttori brasiliani di carne bovina, che sono tra i principali responsabili della deforestazione dell'Amazzonia.

Data l'entità di questa crisi ambientale, potrebbe sembrare controintuitivo investire nei produttori brasiliani. Questo investimento, tuttavia, segue a una logica semplice e lineare. Evitando o smettendo di investire nei produttori brasiliani di carne bovina ridurremmo senz'altro l'esposizione dei nostri portafogli al rischio di deforestazione, ma non contribuiremmo ad arginare il fenomeno. Grazie ai nostri investimenti nei produttori brasiliani di carne bovina, possiamo attuare un engagement efficace con i team manageriali per affrontare i rischi di deforestazione. Dal 2012 studiamo le pratiche messe in atto da ciascuna azienda e, in frequenti incontri di engagement, le spingiamo a migliorare. Restando investiti, possiamo incoraggiare le imprese ad adottare pratiche più sostenibili, con ricadute positive per l'ambiente, per la loro performance e per i rendimenti azionari.

Analogamente, alcune imprese d'investimento potrebbero decidere di tenersi alla larga dalle compagnie di petrolio e gas. Si tratta a nostro avviso di un approccio ingenuo, perché sappiamo bene che nel prossimo decennio il mondo avrà bisogno di idrocarburi in attesa che si concluda la transizione verso le rinnovabili. In questa transizione, alcune grandi compagnie petrolifere hanno operazioni molto meno inquinanti di altre, e alcune giocano un ruolo importante nella costruzione delle infrastrutture per le rinnovabili. Un asset manager che decide di decarbonizzare un portafoglio vendendo tutte le sue posizioni nel settore petrolio e gas non dà alcun contributo alla decarbonizzazione del mondo.

In qualità di investitori attivi, consideriamo l'engagement con i team manageriali delle aziende un elemento centrale della nostra filosofia sulle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG). Tramite il dialogo costruttivo con gli alti dirigenti, miriamo a influenzare il comportamento delle aziende, nella speranza che questo incida positivamente sui risultati degli investimenti. Nel 2020 abbiamo lanciato la nostra prima campagna di engagement ESG mirata, incentrata sulle nostre maggiori partecipazioni azionarie che non utilizzavano obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio o metriche ESG nel calcolo delle retribuzioni dei dirigenti, stando alle definizioni di Institutional Shareholder Services e Bloomberg. Abbiamo chiesto a queste imprese di introdurre tali misure nei due anni successivi e abbiamo monitorato il comportamento di questi emittenti nella nostra campagna di engagement ESG 2021. Più in generale, abbiamo tenuto oltre 12.500 incontri con gli emittenti durante il 2020, compresi 835 engagement su temi ESG con 534 aziende. Le discussioni durante questi incontri hanno riguardato prevalentemente questioni legate al clima, tra cui emissioni di carbonio (249 incontri), vulnerabilità al cambiamento climatico (74) e opportunità nel campo delle tecnologie pulite (45)(cfr. Grafico).

Al contempo, abbiamo aderito a programmi di engagement collaborativi con altre organizzazioni e imprese. Siamo co-leader di tre azioni di engagement condotte tramite Climate Action 100+, un'iniziativa promossa dagli investitori per assicurare che le imprese responsabili delle maggiori emissioni di gas serra prendano misure per contrastare il cambiamento climatico. Attraverso questo progetto abbiamo avviato un confronto con Petrobras, Sasol e Eskom, tre grandi responsabili di emissioni che in passato hanno opposto resistenza al cambiamento; tutte e tre le aziende hanno realizzato miglioramenti da quando è iniziato il nostro coinvolgimento. Lavoriamo anche con autorità di regolamentazione e di governo di tutto il mondo. Ad esempio, abbiamo fornito un feedback (sia per iscritto che oralmente) in merito alla direzione che la US Securities and Exchange Commission dovrebbe prendere sulle questioni climatiche e sulle informative ESG. Ci siamo anche rivolti direttamente ad alcune delle maggiori compagnie petrolifere nazionali del mondo, illustrando l'importanza di affrontare il cambiamento climatico fin da subito.

Formalizzazione di una strategia

Nel 2020 abbiamo anche formalizzato il nostro approccio al cambiamento climatico rilasciando una dichiarazione in linea con la TCFD (Task Force on Climate-Related Financial Disclosure). Questa dichiarazione costituisce l'ossatura della nostra strategia e spiega come stiamo affrontando il rischio climatico sia nelle nostre operazioni aziendali che nei processi d'investimento. Al pari dell'impegno sul clima, anche la nostra dichiarazione TCFD è soggetta a continui ritocchi; l'abbiamo aggiornata nel 2021 per riflettere l'evoluzione della nostra strategia.

Quest'ultima è incentrata sulla capacità di comprendere e misurare il rischio climatico nei nostri portafogli. Nel 2021 abbiamo lanciato progetti pilota di analisi degli scenari di cambiamento climatico per i nostri portafogli, con l'obiettivo di sviluppare strumenti efficaci per valutare le nostre posizioni. In consultazione con i docenti e gli scienziati della Columbia University, abbiamo esaminato più di una dozzina di opzioni e reclutato un fornitore di dati specializzato in questo ambito, sviluppando al contempo i nostri modelli climatici interni. La nostra strategia mira a coniugare i migliori elementi provenienti da fonti esterne con le valutazioni fondamentali dei nostri analisti di ricerca, che dialogano regolarmente con le imprese sui rischi e le opportunità legati al clima (cfr. Grafico). Il nostro obiettivo è produrre approfondimenti che i nostri team possano utilizzare nei loro processi d'investimento, e report che evidenzino le implicazioni del cambiamento climatico per i nostri clienti.

A livello di portafoglio, possiamo semplificare il problema dividendo le nostre posizioni in tre gruppi: le aziende che si sono impegnate ad azzerare le emissioni nette e hanno un piano credibile per realizzare questo obiettivo; le imprese che non hanno un piano ma offrono opportunità di engagement per promuovere un miglioramento; e le società che sono in ritardo nella riduzione delle emissioni di carbonio. Nel tempo vogliamo aumentare le posizioni nelle aziende con impegni concreti e piani credibili.

Un altro tassello importante della nostra strategia è lo sviluppo di portafogli con uno scopo. Abbiamo elaborato diverse strategie azionarie e obbligazionarie con un approccio consapevole delle questioni climatiche. Tra questi ci sono portafogli sostenibili che affrontano le sfide ambientali derivanti dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, puntando su imprese che giocano ruoli di primo piano nella promozione di soluzioni climatiche. Stiamo anche sviluppando portafogli che perseguono specifici obiettivi di responsabilità, come la resilienza climatica.

Il nostro percorso verso l'azzeramento delle emissioni nette ha già prodotto un quadro di riferimento chiaro per la decarbonizzazione dei nostri portafogli. Tutti gli elementi indicati di seguito sono importanti, ma, come suggerisce la piramide rovesciata, ai livelli superiori troviamo i metodi più efficaci per affrontare il cambiamento climatico (cfr. Grafico). La massima priorità è l'engagement, seguito dal voto alle assemblee degli azionisti per sostenere il cambiamento, soprattutto quando un'azienda non prende le misure necessarie. In alcuni casi ci facciamo anche promotori di proposte degli azionisti. Le compensazioni di carbonio sono una possibile opzione, ma solo per la parte residua di emissioni che non possono essere eliminate in altro modo; i sistemi di compensazione infatti non sono tutti uguali, ma a volte sono usati dalle aziende come pretesto per evitare di ridurre le emissioni prodotte dalle loro operazioni.

Promozione di un cambiamento culturale

In tutto questo processo seguiamo un importante principio guida: quello di non rifuggire le domande difficili. E di domande difficili ce ne sono molte, dalle questioni organizzative riguardanti la diffusione di una mentalità focalizzata sul clima in tutta l'azienda a problemi tecnici inerenti le metriche relative alle posizioni e al portafoglio. Ad esempio:

  • Come possiamo indurre i gestori di portafoglio e gli analisti a fare proprie le questioni climatiche in tutte le regioni e le asset class?
  • Cosa possono fare i team di portafoglio per migliorare la loro comprensione dell’esposizione climatica quando i dati sono spesso carenti?
  • C’è un modo per uniformare la contabilità del carbonio tra le strategie, evitando il doppio conteggio delle posizioni in azioni e obbligazioni? E che dire dei titoli di Stato, che ricomprendono tutto a livello di paese?
  • La contabilità del carbonio nelle posizioni short dovrebbe essere compensata con quella delle posizioni long detenute nelle stesse aziende?

Non abbiamo tutte le risposte, e rimane molto lavoro da fare. Abbiamo compiuto buoni progressi nel calcolo e nell'attribuzione della nostra impronta di carbonio, e stiamo lavorando all'implementazione di un software di tracciamento dei dati sulle emissioni di carbonio. Stiamo anche elaborando obiettivi di emissioni di carbonio su base annua e determinando le emissioni generate dalle operazioni della nostra impresa. Ci vorrà tempo per fissare obiettivi di decarbonizzazione a livello dei veicoli d'investimento.

Ogni tappa di questo percorso solleva nuove domande complicate. Tuttavia, il processo di scoperta delle risposte farà luce su strade più chiare e convincenti, caratterizzate da obiettivi climatici misurabili, per raggiungere nel tempo l'obiettivo finale di azzerare le emissioni nette.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza d'investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.

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