Gli investitori possono contribuire ad affrontare la schiavitù moderna tramite un approccio di ricerca mirato e l’engagement diretto con le aziende. L’obiettivo è capire come le imprese gestiscono il rischio di schiavitù moderna nelle loro operazioni e incoraggiarle a prendere misure concrete per contrastarla.

Con i profitti generati dal lavoro forzato stimati in 150 miliardi di dollari all’anno, alcune imprese nei portafogli degli investitori globali potrebbero essere involontariamente associate alla schiavitù moderna. La buona notizia è che le imprese e gli investitori possono contribuire ad affrontare il problema, sia individualmente che attraverso la collaborazione.

Gli investitori, ad esempio, possono valutare i rischi di schiavitù moderna nei loro portafogli utilizzando un approccio di ricerca mirato. Questo processo è agevolato dalle norme in materia di schiavitù moderna, che obbligano molte aziende a valutare e segnalare i rischi nelle loro operazioni e filiere produttive.

La collaborazione entra in gioco quando gli investitori attuano un engagement diretto con le imprese per comprendere come gestiscono il rischio di schiavitù moderna nelle loro operazioni e incoraggiarle a prendere misure concrete per contrastarla. Nel dialogare con le aziende su questo argomento, riteniamo essenziale avere un’idea chiara delle best practice nella gestione del rischio di schiavitù moderna. Ciò permette agli investitori di acquisire una comprensione migliore dell’impresa e dei relativi rischi, e di agire di conseguenza.

In altre parole, l’engagement produce due benefici: migliori conoscenze di investimento e migliori pratiche aziendali, che possono aiutare a combattere i responsabili della schiavitù moderna e ad alleviare le sofferenze che questi provocano. È entusiasmante osservare le imprese che si impegnano a respingere la schiavitù moderna, soprattutto quando molte si rendono conto che la lotta questo fenomeno aiuta non solo le vittime, ma anche i loro stessi brand.

Definire le best practice aziendali in materia di schiavitù moderna

Quali sono dunque le best practice aziendali in materia di schiavitù moderna? Abbiamo collaborato con alcune imprese per individuare cinque criteri e definire così un benchmark collettivo per le best practice nella gestione del rischio di schiavitù moderna, o dei rischi per le persone:

  • Quadro di governance: quali misure stanno prendendo il consiglio d’amministrazione e la leadership aziendale – tramite politiche e procedure, come pure mediante la cultura e i valori aziendali – per allineare il business all’obiettivo di ridurre il rischio di schiavitù moderna?
  • Identificazione del rischio: questo è un compito difficile e delicato, a causa della natura criminale e segreta delle pratiche di schiavitù moderna. In che misura l’azienda comprende la natura del problema, e quanto sono robusti le tecniche e i processi usati per identificare il rischio?
  • Piano d’azione per ridurre i rischi: il piano d’azione offre una soluzione realistica per ridurre il rischio per le persone all’interno dell’azienda e delle sue filiere produttive? L’impresa identifica correttamente i rischi e offre a dipendenti e fornitori una formazione efficace e l’autonomia necessaria per indurli a mitigarli?
  • Efficacia del piano d’azione: in che misura i provvedimenti presi dall’azienda hanno ridotto il rischio e in che modo il consiglio e l’alta dirigenza misurano i progressi compiuti? Quali procedure sono in atto per assicurare che le misure di follow-up siano attuate e monitorate?
  • Miglioramento futuro: per molte aziende, il percorso di riduzione del rischio di schiavitù moderna sarà lungo e a tratti poco familiare. Le migliori aziende riusciranno a valutare i loro progressi a ogni passo e ad attuare cambiamenti nell’ottica di migliorare continuamente la propria performance in relazione a ciascun criterio.

Per ogni categoria, abbiamo elaborato una molteplicità di criteri per valutare le singole imprese (cfr. Grafico).

Schiavitù moderna: le quattro fasi di apprendimento e miglioramento

Questo quadro analitico – in particolare la componente di miglioramento futuro – riconosce che le best practice sono un processo di apprendimento e miglioramento continuo che si articola in quattro fasi. Da un atteggiamento iniziale di “laissez-faire”, le aziende cominciano a vedere nella schiavitù moderna un rischio che deve essere gestito (soprattutto in quanto problema di reputazione).

Nella terza fase, le imprese contribuiscono alla causa attraverso la beneficenza. Infine, capiscono che il rischio di schiavitù moderna nelle rispettive filiere è alla base della loro stessa essenza come impresa, e che la riduzione di tale rischio dovrebbe far parte dei loro valori fondamentali. È a questo punto che la lotta contro la schiavitù moderna diventa parte della loro identità di marca e una fonte di vantaggio competitivo.

Abbiamo scoperto che parlando con il responsabile della supply chain di un’azienda – un aspetto necessario dell’engagement sul rischio di schiavitù moderna – si possono estrarre informazioni e conoscenze di investimento preziose, oltre a quelle già ottenute dai colloqui con il consiglio, l’alta dirigenza, i fornitori e i concorrenti dell’impresa. Questo contribuisce a rafforzare la convinzione nella selezione dei titoli.

Cosa altrettanto importante, l’engagement tra investitori e aziende, basato su una solida conoscenza delle best practice aziendali nell’affrontare la schiavitù moderna, può portare nel tempo a compiere importanti passi avanti nella lotta contro questo male sociale diffuso e a migliorare le condizioni delle sue vittime.

Questo argomento fa parte di una serie di approfondimenti su come valutare e affrontare la potenziale esposizione alla schiavitù moderna tramite il processo d’investimento, analizzando le operazioni aziendali dirette delle imprese e le loro filiere globali.

Michelle Dunstan è Chief Responsibility Officer e Portfolio Manager della Global ESG Improvers Strategy presso AllianceBernstein (AB). Saskia Kort-Chick è Director of Research and Engagement presso AB.

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