Stretta monetaria della Fed: inizia la fase due

09 novembre 2022
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Nel corso della riunione di novembre, il Federal Open Market Committee (FOMC) ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di 75 punti base, portandolo al 3,75%-4,00%, ovvero il valore più alto degli ultimi 15 anni. Il FOMC ha inoltre annunciato la probabilità di ulteriori rialzi dei tassi, anche se verosimilmente saranno più contenuti rispetto a quelli di dimensioni eccezionali degli ultimi mesi.

Altre banche centrali hanno adottato misure analoghe, e alcune hanno già rallentato il ritmo dei rialzi, sebbene l’inflazione sia ancora molto elevata. Perché rallentare adesso? A fornire le risposte è il piano della Fed per ridurre l’inflazione che si svolge in tre fasi.

Fase uno: aumentare rapidamente il tasso di riferimento

Le banche centrali impostano innanzitutto la politica monetaria rispetto al tasso di interesse “neutrale”. Qualsiasi valore al di sotto della soglia di neutralità fa aumentare la crescita e l’inflazione. Al momento la Fed stima il tasso neutrale al 2,5%-3,0%. Con l’impennata dell’inflazione all’inizio di quest’anno, tassi di riferimento al di sotto di questo livello non rappresentavano, ovviamente, la strategia più adatta. Più la situazione rimaneva immutata, più era probabile che l’inflazione accelerasse e facesse salire le aspettative. Per risolvere il problema, la Fed e quasi tutte le altre banche centrali sono entrate in modalità di emergenza operando decisi rialzi dei tassi.

Con i tassi di riferimento ora significativamente al di sopra della soglia di neutralità, la prima fase del processo di inasprimento è terminata, e a quanto pare ha avuto successo. La Fed ha dimostrato di essere seriamente intenzionata a combattere l’inflazione anche a costo di turbolenze sui mercati finanziari. Le aspettative d’inflazione non solo sono rimaste stabili, ma sono persino diminuite (cfr. grafico). L’inflazione è ancora molto elevata, ma la credibilità della Fed è intatta, il che è fondamentale per la sua capacità di gestire l’economia in futuro.

Le aspettative di inflazione negli Stati Uniti sono diminuite
Tasso di inflazione implicita dei TIPS a 10 anni (percentuale)
Le aspettative di inflazione negli Stati Uniti sono diminuite

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
TIPS: titoli di Stato protetti dall'inflazione
Al 3 novembre 2022
Fonte: Bloomberg

Fase due: ancora rialzi dei tassi, ma a un ritmo più lento

Con la credibilità intatta, la Fed può passare a una nuova fase: adottare ulteriori rialzi dei tassi ma a un ritmo più lento. Il tasso di riferimento è al di sopra della soglia di neutralità, il che fornisce una buona ragione per rallentare, e le aspettative di inflazione stabili consentono di farlo.

La politica monetaria funziona con tempi di latenza lunghi: i rialzi dei tassi di oggi non cambieranno l’inflazione domani, ma la cambieranno tra 9-12 mesi. Il primo rialzo dei tassi è avvenuto solo otto mesi fa, pertanto la Fed dovrà capire come questi fattori siano in grado di cambiare il quadro generale prima di decidere il da farsi. Senza questo feedback, si rischia di esagerare e di provocare una recessione inutilmente grave, anziché quella più lieve che riteniamo sufficiente a far scendere l’inflazione nel corso del tempo. Un rallentamento verso la fine del ciclo significa minori possibilità di eccesso a livello di politica.

La scorsa settimana il FOMC ha dichiarato esplicitamente che sta procedendo verso questa seconda fase e che, oltre a monitorare i dati in arrivo, “terrà conto dell’inasprimento cumulativo della politica monetaria [e] dei ritardi con cui la politica monetaria influisce sull’attività economica e sull’inflazione”.

Questo linguaggio è nuovo e lo interpretiamo come una chiara indicazione che il prossimo rialzo potrebbe essere più contenuto. Prevediamo un aumento di 50 punti base a dicembre, seguito da uno da 25 punti base in ciascuna delle prime due riunioni del 2023, il che porterebbe il tasso di riferimento al 4,75%-5,00%. Questo percorso è coerente con la nostra previsione che l’inflazione inizierà presto a ridursi, ma qualora ci sbagliassimo, riteniamo più probabile che la Fed si spinga più lontano, anziché più velocemente. È più probabile infatti che un’inflazione più elevata prolunghi il ciclo di rialzo dei tassi, anziché accelerarlo.

Altre banche centrali si stanno già muovendo in questo senso. La Bank of Canada è passata da 75 punti base di rialzo a 50 nell’ultima riunione, e sia la Reserve Bank of Australia che la Norges Bank hanno già rallentato a un ritmo di 25 punti base per riunione. Non appena la Fed avrà rallentato, ci aspettiamo che altre banche centrali seguano il suo esempio.

Fase tre: politica restrittiva prolungata

L’inflazione parte da un livello elevato e quindi, anche se dovesse ridursi come prevediamo, ci vorrà ancora molto tempo prima che torni all’obiettivo del 2,0%. Di conseguenza, a nostro avviso la fase finale di questo ciclo di inasprimento corrisponderà a un periodo prolungato di politica restrittiva: la Fed farà una pausa, ma la sua svolta non sarà immediata. Anche in caso di recessione economica, non crediamo che la Fed avrà fretta di tagliare i tassi e ci aspettiamo che il tasso di riferimento rimanga ben al di sopra della soglia di neutralità per molti mesi, se non addirittura per trimestri.

Si tratta di un cambiamento rispetto ai cicli passati, quando la Fed è stata rapida nel reagire al rallentamento della crescita. Questa volta, tuttavia, l’entità dell’aumento dell’inflazione suggerisce un percorso diverso. Una riduzione dell’inflazione sarà sufficiente a rallentare e infine a fermare i rialzi dei tassi, ma la Fed non sarà disposta a tagliarli fino a quando l’inflazione non sarà quasi scesa al 2%. Solo risultati economici di gran lunga peggiori e un calo dell’inflazione molto più netto del previsto potrebbero spingere la Fed a tagliare i tassi nei prossimi trimestri.

Da un punto di vista generale, i mercati potrebbero trovare un po’ di sollievo nel rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi d’interesse, ma gli investitori devono tenere a mente che questa è solo la fine della prima fase. C’è ancora molta strada da percorrere prima che questo ciclo finisca.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.