In tutto il settore industriale gli investimenti a basse emissioni di carbonio sono naturalmente orientate verso le energie rinnovabili, come l’eolico e il solare, ma sempre più società si impegnano a ridurre le emissioni utilizzando tecnologie energetiche efficienti e misurando in maniera più accurata la loro impronta green.
Gli investimenti in società orientate in tal senso offrono un contributo all’ambiente garantendo al contempo un rendimento. La maggior parte degli sforzi profusi dalle società per ridurre la loro impronta di carbonio comporta la gestione e la riduzione delle emissioni attuali o future, ma in vista della scadenza fissata per azzerare le emissioni nette globali, ossia il 2050, un piccolo ma crescente numero di aziende sta ampliando la portata degli sforzi di decarbonizzazione, puntando sui risparmi e sulla prevenzione, in particolare a livello di edifici, che da soli rappresentano il 40% di tutte le emissioni globali di CO2.
Aumentano gli incentivi che spingono le società a risparmiare e prevenire le emissioni di carbonio
Sono ancora poche le società che misurano i risparmi in termini di emissioni di carbonio, ma a nostro parere, il loro numero crescerà rapidamente. La crescita del fatturato dipenderà sempre più dalla capacità di realizzare o adottare obiettivi di risparmio energetico, anche grazie al supporto unanime di governi e settore privato.
Sono circa 200 i Paesi che sostengono l’Accordo di Parigi e i suoi obiettivi ambiziosi di contenimento del riscaldamento globale. Le nuove politiche volte a realizzare tali obiettivi e a contrastare i cambiamenti climatici comportano una maggiore spesa pubblica per aiutare Paesi e imprese a conformarsi, tra le altre cose, per generare domanda di opere pubbliche, centri uffici e fabbriche più intelligenti. Il Green Deal europeo, ad esempio, prevede un aumento degli investimenti annuali nei sistemi energetici e nelle relative infrastrutture per un valore di 175-300 miliardi di euro (208-357 miliardi di dollari), mentre nei mercati emergenti dovrebbero essere spesi nei prossimi due decenni circa 2.200 miliardi di dollari per iniziative a basso impatto di carbonio.
Tali misure incoraggiano il settore privato a trovare soluzioni di gestione energetica, anche in ambiti inconsueti come i trasporti, l’industria e l’edilizia. E poiché solo l’1% degli edifici soddisfa l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, nel prossimo decennio la domanda di riqualificazioni e ristrutturazioni crescerà esponenzialmente.
Le emissioni Scope 4 consentono di valutare la vera impronta di carbonio
Quasi tutti i settori, da quello dei servizi all’industria pesante, producono carbonio, direttamente o lungo la loro catena del valore. I livelli e le tipologie variano, ma a nostro parere è importante calcolare l’impatto delle emissioni di CO2 sugli utili, ossia dare un prezzo alle emissioni di carbonio. Il modo più accurato per farlo consiste nel valutare in maniera equa tutte le tipologie, o “Scope”, di CO2. In generale, le emissioni Scope 1 sono prodotte direttamente da un edificio mentre le emissioni Scope 2 derivano indirettamente dal suo consumo energetico. Inoltre, nel valutare i titoli, è bene considerare alcune emissioni Scope 3, come nel caso di società di estrazione di carbone e delle emissioni prodotte dai loro clienti nel bruciarlo.
Sono sempre più le società che, a ragione, misurano e migliorano questi indicatori, tra cui quelle del settore industriale, dove il numero di aziende che si affida a obiettivi di emissioni basati sulla scienza ha superato le 500 unità nel 2020 e probabilmente raddoppierà nel 2021, rispetto a una quindicina di aziende di solo cinque anni fa (grafico in alto). Le entrate green del settore, che misurano l’esposizione di una società a prodotti e servizi ecocompatibili, si attestano intorno al 50% (grafico in basso).