La BCE inizia a pensare al clima, ma si può fare di più

21 agosto 2022
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La Banca Centrale Europea (BCE) intende orientare la sua strategia di politica monetaria verso gli emittenti di obbligazioni corporate che vantano una “performance climatica migliore”. Un obiettivo lodevole, ma difficile da raggiungere. Sebbene alcune semplici regole decisionali possano apparire utili, riteniamo che gli investitori necessitino di una conoscenza olistica dei temi legati al clima per poter gestire le cause e gli effetti del cambiamento climatico.

Lo scorso mese, la BCE ha annunciato che a ottobre 2022 inizierà ufficialmente a integrare il cambiamento climatico nelle sue operazioni di politica monetaria. La nuova politica orientata al clima interesserà non solo i programmi di acquisto di obbligazioni corporate della BCE, ma anche le informative, le valutazioni dei rischi e le misure di controllo delle garanzie della banca. In base al piano, la quota di asset nel bilancio dell’Eurosistema emessi da aziende che vantano una performance climatica migliore sarà incrementata a discapito di quelle meno virtuose. Un piano che appare semplice, ma presenta enormi difficoltà pratiche.

I problemi pratici dell’investimento orientato al clima

Il clima è un argomento complesso. Abbiamo individuato quattro aree principali per le quali gli investitori attenti al clima necessitano di dati più affidabili, approfondimenti di esperti e un approccio più completo per creare un quadro di riferimento decisionale efficace.

Capire le emissioni: Un processo di selezione puramente quantitativo che premia le aziende con emissioni di carbonio inferiori potrebbe rivelarsi inadeguato. Solo le emissioni Scope 1 e Scope 2 delle aziende vengono oggi segnalate e rendicontate in maniera ampia e completa, ma di fatto sono le emissioni Scope 3 ad avere l’impatto ambientale peggiore in molti settori (Grafico).

Le emissioni Scope 3 superano ampiamente le emissioni Scope 1 e 2 nei principali settori
Emissioni di carbonio per settore (percentuale)
Across 11 major industry sectors, scope 3 emissions range between a minimum 52% and maximum 85% of total emissions.

L'analisi storica non è garanzia di risultati futuri.
Scope 1: emissioni di carbonio tCO2e dirette. Scope 2: emissioni di carbonio tCO2e indirette da elettricità acquistata. Scope 3: emissioni di carbonio tCO2e da filiera e uso dei prodotti, upstream e downstream.
Il grafico si basa sulle 722 società inserite nell’Indice S&P Global 1200, che indica le emissioni Scope 1, 2, 3 – Downstream e 3 – Upstream, raggruppate per settore in base al Global Industry Classification Standard (GICS) di MSCI.
Al 30 giugno 2022
Fonte: I dati comunicati dalle aziende sono compilati da MSCI e AllianceBernstein (AB)

Poiché finora le emissioni Scope 3 non sono oggetto di informativa, gli investitori generalmente si affidano a dati stimati da fornitori terzi, che tuttavia presentano inevitabilmente limitazioni potenzialmente significative. Tramite l’engagement diretto con le aziende, gli investitori possono comprendere e valutare la reale entità delle emissioni Scope 3.

Ad esempio, di recente abbiamo interagito con una grande catena latino americana di fast food in franchising. Pur se categorizzata nell'apparentemente innocuo settore della ristorazione, è emerso che le sue emissioni Scope 3 sono di entità notevole. Di fatto, l’intensità di carbonio dell’azienda è risultata pari a quella di un’azienda chimica standard, con un dato relativo alle emissioni circa tredici volte superiore rispetto a una stima esterna disponibile al pubblico. (A nostro avviso, ora che un numero sempre più ampio di aziende pubblicherà i dati sulle emissioni Scope 3, le attuali metodologie di stima verranno riviste.)

Mentre l’Unione Europea (UE) si sta muovendo verso l’obbligatorietà delle informative con la proposta di Direttiva relativa alla comunicazione societaria sulla sostenibilità, la BCE potrebbe decidere di sopperire alla carenza di dati sulle emissioni Scope 3 orientandosi verso le aziende che comunicano volontariamente le loro emissioni indirette.

A nostro avviso questo approccio potrebbe incentivare notevolmente le aziende a velocizzare le informative sul clima, perché premierebbe la maggiore trasparenza. Ad ogni modo i dati risultanti potrebbero non essere precisi e, considerate le attuali limitazioni delle stime di terzi, mancherebbero dei parametri di comparazione affidabili.

Valutare i piani di transizione: La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri. Per ridurre in maniera sostenibile le emissioni di carbonio future, i piani strategici delle aziende devono puntare a ridimensionare le emissioni. È quindi fondamentale individuare aziende che abbiano preso impegni climatici credibili nel lungo periodo. Affidarsi a esperti indipendenti e a iniziative trasparenti come la Science Based Targets initiative (SBTi) e la Net-Zero Banking Alliance (NZBA) può essere utile per distinguere le aziende che hanno assunto impegni a lungo termine dimostrabili da quelle che non sono ancora disposte ad andare fino in fondo.

Non sappiamo ancora in che modo la BCE valuterà gli impegni a lungo termine. La SBTi, ad esempio, non ha ancora il supporto diretto dell’UE. E senza un programma di engagement attivo, sarà dura per la BCE valutare i progressi di una società nel tempo.

Considerare l’innovazione per il clima: Alcuni settori ad alta intensità di emissioni avranno un ruolo cruciale nel fornire le future soluzioni per il clima. Ad esempio, il settore automotive sta sviluppando tecnologie e prodotti volti ad abbandonare la tecnologia fortemente inquinante dei motori a combustione interna. Numerosi OEM e fornitori del settore auto hanno obiettivi climatici a lungo termine e piani di capex ambiziosi che potrebbero essere realmente trasformativi per il settore, e dunque richiedono un’analisi più approfondita delle strategie aziendali che non si limiti a un singolo indicatore di emissioni.

Promuovere la resilienza climatica: Anche se l’umanità riuscirà a limitare il riscaldamento globale a 1,5° Celsius in linea con l’Accordo di Parigi, sarà comunque necessario migliorare le nostre infrastrutture e le nostre società per adattarci agli effetti irreversibili del cambiamento climatico. Questo perché le condizioni meteorologiche estreme potrebbero realmente continuare ad aggravarsi, sottoponendo a stress infrastrutture, trasporti e sistemi sanitari. Ad esempio il settore edile, altamente energivoro, è chiamato a svolgere un ruolo cruciale nel progresso verso tecnologie, strutture e materiali sostenibili, ad esempio tramite sistemi di isolamento degli edifici più efficaci.

La transizione verso un’economia a basso impatto di carbonio è un passo urgente e cruciale nella lotta alle cause del cambiamento climatico. Supportiamo con convinzione l’azione per il clima e le aziende che si adoperano per gestire il riscaldamento globale.

Ma è importante assicurare che l’azione sia valutata con attenzione, si basi su una comprensione olistica dei problemi e premi le aziende il cui operato sarà fondamentale per una transizione di successo.

A nostro avviso l’iniziativa della BCE è un passo avanti nella giusta direzione e rimaniamo in attesa che le sue linee guida politiche si evolvano ulteriormente per riflettere la complessa realtà dei problemi climatici.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.