Azionario emergente: quattro motivi di ottimismo per il 2022

14 febbraio 2022
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I mercati emergenti hanno sopportato un 2021 impegnativo, trascinati al ribasso soprattutto da Cina e Corea del Sud, che rappresentano quasi la metà dell’indice. I paesi in via di sviluppo, però, sono diversi tra loro, e molti hanno evidenziato un buon andamento. Prevediamo un miglioramento su diversi fronti nel 2022; da questo punto di vista, la sovraperformance dei mercati emergenti rispetto a quelli sviluppati, nonostante le turbolenze in atto, è senz’altro incoraggiante.

L’anno scorso l’MSCI Emerging Markets Index ha ceduto il 2,5% in USD. Per contro, l’MSCI World Index ha guadagnato il 18,5%, sostenuto dagli ottimi rendimenti degli Stati Uniti.

Tuttavia, nel corso del 2021 le economie emergenti hanno dovuto superare una miriade di pressioni economiche legate al COVID-19, compreso un rapido ciclo di inasprimento monetario in alcuni paesi. Il rallentamento della crescita e l’incertezza normativa in Cina hanno pesato notevolmente sulla performance dell’universo emergente. In effetti, se escludiamo la Cina, i mercati azionari emergenti hanno segnato un rialzo del 10% sull’anno, sospinti dai guadagni a doppia cifra registrati in diversi paesi, tra cui Arabia Saudita e India (cfr. Grafico).

Riteniamo che le ripercussioni provenienti dalla Cina e altre difficoltà siano in via di attenuazione. Considerando inoltre che la performance dei mercati emergenti può essere pesantemente influenzata da uno o due paesi dominanti, i rendimenti complessivi non dipingono sempre il quadro completo. Il benchmark dei mercati emergenti è costituito da un gruppo eterogeneo di paesi, ognuno con politiche, valute e culture differenti e cicli economici dalle tempistiche diverse. Guardando attraverso questo grandangolo vediamo almeno quattro sviluppi positivi che lasciano presagire un anno migliore per gli investitori nel 2022.

1. Le vaccinazioni sono in aumento e i timori suscitati dal virus sono in calo

La minaccia di Omicron e altre potenziali varianti continua a incombere sull’universo in via di sviluppo. Alcuni paesi emergenti sono in ritardo nelle campagne vaccinali, ma i tassi di inoculazione stanno migliorando pressoché ovunque.

Inoltre, le popolazioni e i governi stanno imparando a convivere con il virus. Con l’aumento della copertura vaccinale, ci aspettiamo minori restrizioni sull’attività economica. Ciò dovrebbe assicurare alle economie emergenti maggiori margini di manovra per completare le riaperture e proseguire nel cammino della ripresa.

Paesi come Thailandia, Vietnam e Indonesia hanno anche ridotto drasticamente i tassi di contagio. Di conseguenza, insieme all’India, le loro economie dovrebbero riprendere quota e lasciarsi alle spalle le perdite su crediti bancari. Con popolazioni vaccinate numerose e giovani, questi paesi hanno cominciato ad accettare il COVID-19 e tutte le sue varianti come una nuova realtà della vita, evitando di reintrodurre misure restrittive.

2. Le pressioni provenienti dalla Cina sono in diminuzione

Le difficoltà patite dalla Cina nel 2021 sono scaturite da una riduzione della disponibilità di credito, dagli alti livelli di debito nel settore immobiliare e da interventi normativi restrittivi. Un altro fattore d’ostacolo è stato l’aumento della concorrenza con gli Stati Uniti nella tecnologia e nella sicurezza informatica.

Un notevole fattore di apprensione è derivato dalla spinta alla riduzione dell’indebitamento in Cina, resa possibile dal solido quadro economico nella prima parte dell’anno. Questo processo ha scosso il settore immobiliare, che riveste una grade importanza per la salute dell’economia cinese.

Evergrande – il secondo sviluppatore immobiliare più grande della Cina – è andato in default, costringendo le autorità a varare misure di sostegno. I mercati azionari hanno reagito negativamente, ma il contagio è stato finora contenuto da una ristrutturazione di ampia portata, dalla richiesta alle banche di espandere il credito al settore immobiliare e dall’allentamento delle restrizioni sul debito per sostenere la liquidità del mercato. Prevediamo che la Cina continuerà a scoraggiare la speculazione, ma riteniamo che i titoli azionari degli sviluppatori e delle società di gestione immobiliare potrebbero recuperare terreno se il sentiment degli investitori migliorasse rispetto al clima di eccessivo pessimismo dello scorso anno.

Un altro motivo di persistente preoccupazione è il carattere della regolamentazione. Tuttavia, dopo il giro di vite sul settore dell’istruzione e sulle imprese tecnologiche effettuato la scorsa estate, riteniamo che l’attenzione di Pechino sia ora focalizzata sull’attuazione delle norme anziché su un ulteriore inasprimento. Questo è stato il tema dominante della Central Economic Work Conference di dicembre, i cui verbali hanno evidenziato uno spostamento dell’attenzione verso la stabilità economica e l’energia, come pure un’enfasi costante sulle iniziative di riduzione delle emissioni di carbonio, a scapito della regolamentazione.

La Cina ha recentemente iniziato ad allentare la politica monetaria e, a nostro avviso, ha ampi margini per varare ulteriori misure espansive dopo la stretta dello scorso anno. Ciò dovrebbe contribuire a stabilizzare il contesto economico e a sostenere gli utili societari. Il “credit impulse” del paese – la variazione del credito di nuova emissione rispetto al PIL – sembra vicino a un punto di svolta ed è in aumento (cfr. Grafico).

3. Minori ricadute dalla stretta monetaria della Fed

Mentre i mercati globali si preparano ai rialzi dei tassi della Fed nel 2022, molte banche centrali dei mercati emergenti hanno già fatto da tempo un passo in quella direzione. Secondo HSBC, nel corso del 2021 i paesi emergenti nel loro insieme hanno aumentato i tassi di 2.500 punti base, con circa 84 ritocchi in tutto, rispetto ai cinque appena del 2020.

Anche se la stretta monetaria della Fed sarà il principale fattore d’ostacolo per i mercati globali, i paesi in via di sviluppo sono più avanti e molto più preparati a farvi fronte, avendo già iniziato ad adeguare i tassi. Nei contesti di tassi in rialzo le azioni dei mercati emergenti hanno evidenziato storicamente performance contrastanti, arretrando leggermente nei primi tre mesi dopo l’inizio della stretta negli Stati Uniti per poi recuperare terreno per almeno i sei mesi successivi (cfr. Grafico).



Inoltre, le posizioni dei paesi emergenti sull’estero sono migliorate. Ciò dovrebbe contribuisce a scongiurare una ripetizione del “taper tantrum” del 2013, quando per i paesi con deficit gemelli (dei conti pubblici e delle partite correnti) la liquidità si è prosciugata, i costi di finanziamento sono aumentati e i prezzi degli asset sono diminuiti. Oggi i saldi di base – dati dalla somma dei saldi delle partite correnti e degli investimenti diretti esteri – sono altrettanto robusti quanto nei primi anni 2000.

A differenza dei mercati sviluppati, inoltre, crediamo che nelle economie emergenti l’inflazione sarà probabilmente più transitoria e meno onerosa, soprattutto perché i paesi in via di sviluppo non evidenziano storiche carenze di manodopera e bruschi aumenti dei salari. Gli attuali dati sull’inflazione di diversi paesi, tra cui il Brasile, indicano una possibile stabilizzazione.

4. Le valutazioni sono interessanti

Quando gli investitori azionari globali si innervosiscono, spesso i mercati emergenti ne pagano le conseguenze. A nostro avviso, tuttavia, la maggior parte del sentiment negativo dell’anno scorso è ormai scontato nei mercati, dato che a fine gennaio l’MSCI EM scambiava a un rapporto prezzo/utili realizzati di 13,4x, con uno sconto del 35% rispetto alle azioni dei mercati sviluppati. Siamo del parere che le attuali valutazioni contenute forniscano un punto di ingresso interessante per le azioni emergenti rispetto alle omologhe dei mercati sviluppati, sulla base degli intervalli storici (cfr. Grafico). Al 31 gennaio 2022 il 40% circa delle azioni emergenti si trovava del 30% al di sotto dei massimi delle 52 settimane precedenti, a fronte dell’11% e del 16% delle azioni statunitensi e mondiali, rispettivamente.



Le valutazioni interessanti sono un buon punto di partenza. Tuttavia, la qualità, la competitività, l’innovazione e la sostenibilità sono altre considerazioni importanti, insieme all’agilità necessaria per affrontare i contesti macro spesso accidentati dei mercati emergenti. Addentrandoci nel 2022, le imprese con fondamentali solidi saranno a nostro avviso ben posizionate per beneficiare del miglioramento delle dinamiche nei mercati emergenti.

Nel settore tecnologico meritano attenzione i produttori di semiconduttori, in particolare quelli di Taiwan. Le società finanziarie di svariati paesi beneficiano di una ripresa dei prestiti e del miglioramento della qualità del credito, mentre le imprese di beni voluttuari, come i provider di servizi Internet e 5G, dovrebbero continuare a prosperare grazie al costante aumento dei consumatori che vanno online per acquisti e intrattenimento. Ci aspettiamo inoltre che la ripresa dell’attività manifatturiera si propaghi a tutto l’universo emergente, ma soprattutto a Vietnam e Indonesia, che hanno colmato il vuoto creato dagli attriti commerciali USA-Cina negli ultimi anni.

Le imprese dei mercati emergenti sono altrettanto eterogenee dei paesi, delle economie e dei mercati in cui operano. Elaborando prospettive differenziate, gli investitori attivi possono identificare le opportunità più promettenti a fronte delle mutevoli condizioni di mercato per cogliere il potenziale di ripresa dell’azionario emergente.

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