Quattro obiezioni rivolte ai critici dell’investimento ESG

28 febbraio 2022
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La crescita straordinaria dei portafogli sostenibili ha sollevato grandi interrogativi per gli investitori. Di recente alcuni articoli pubblicati su importanti organi di stampa hanno messo in guardia sulla presenza di una bolla e criticato i portafogli sostenibili in quanto agenti di cambiamento inefficaci. Riteniamo che i critici non abbiano colto il punto.

I fondi d’investimento sostenibili si stanno diffondendo a vista d’occhio. Le masse in gestione nell’universo dei fondi globali sostenibili, al 31 dicembre 2021, erano salite a 2.750 miliardi di dollari a livello globale, essendosi quasi triplicate rispetto al periodo pre-pandemia. Nel quarto trimestre 2021 gli afflussi netti sono aumentati del 12% a 142 miliardi di dollari rispetto ai tre mesi precedenti, a fronte di un calo del 6% degli investimenti in tutti i fondi. Gli asset manager si sono precipitati a soddisfare l’impennata della domanda e a compensare così la diminuzione dei flussi dei fondi non sostenibili. Solo nell’ultimo trimestre 2021 sono stati lanciati 266 nuovi fondi sostenibili, che hanno portato il totale a ben 5.932.

Questa crescita straordinaria ha richiamato una notevole attenzione. Recentemente alcuni articoli pubblicati sulla stampa finanziaria hanno sostenuto che l’investimento ESG è una bolla e non funziona. Gli investitori meritano senz’altro maggiore trasparenza, e indubbiamente alcuni fondi non corrispondono alla descrizione che ne viene data, ma molte affermazioni sui portafogli sostenibili sono a nostro avviso fallaci. Ecco il nostro parere su quattro critiche ricorrenti.

Affermazione: tutti i fondi ESG hanno obiettivi simili. Falso. Molti articoli e studi critici ipotizzano erroneamente che tutti i fondi ESG abbiano gli stessi obiettivi e seguano processi simili. In realtà esiste un ampio spettro di approcci, dal passivo all’attivo, da strategie diversificate a strategie monotematiche. Alcuni fondi cercano di investire solo in “buoni attori” con un impatto sociale favorevole, mentre altri si rivolgono a quelli “cattivi” per promuovere un cambiamento positivo attraverso un engagement attivo. Alcuni fondi integrano le considerazioni ESG al solo scopo di ridurre il rischio, mentre altri mirano a cogliere interessanti opportunità di crescita a lungo termine. L’investimento ESG non è un approccio indifferenziato e fare di tutta l’erba un fascio è fuorviante.

Affermazione: l’investimento ESG è una bolla. Il flusso sostenuto di capitali verso i fondi ESG negli ultimi anni ha prodotto una bolla che è destinata a scoppiare? Crediamo che questa ipotesi non sia avvalorata dai dati. È vero che alcune azioni sostenibili (e non) scambiano a valutazioni eccessivamente elevate, ma queste costituiscono solo un’esigua minoranza di tutti i titoli ESG. Nel nostro universo di investimento globale, costituito da oltre 2.000 titoli allineati con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, solo il 7% presenta attualmente un rapporto prezzo/utili futuri (relativi al prossimo anno fiscale) superiore a 50x, mentre il 22% ha un P/E a cifra singola. Indipendentemente da come si individuano i livelli valutativi ritenuti compatibili con una bolla, usare questa etichetta per descrivere l’investimento ESG nel suo insieme è a nostro parere un’esagerazione. Di recente il Wall Street Journal ha scritto: “Il popolare MSCI USA ESG Leaders Index ha chiuso il 2021 con un rapporto prezzo/utili futuri superiore del 6% circa a quello dell’indice generale”; forse un po’ sopravvalutato, ma non certo indicativo di una bolla ESG secondo le normali definizioni.

Affermazione: la recente sottoperformance dimostra che l’investimento ESG non funziona. A differenza del ribasso di inizio 2020, la maggior parte delle strategie ESG non ha fornito protezione durante il sell-off del gennaio 2022. Il fondo globale mediano nel peer group definito da Morningstar come sostenibile ha ceduto oltre il 9% e ha sottoperformato il benchmark più ampio del 4,5% circa. Tuttavia, riteniamo che le perplessità riguardo all’efficacia degli investimenti ESG siano ingiustificate. La recente sottoperformance è stata dovuta più a una rotazione tra stili di investimento che allo scarso apprezzamento per le questioni ESG. Molti portafogli sostenibili sono orientati verso i fattori growth e quality, che a gennaio hanno segnato il passo. Secondo Bernstein Research, la brusca rotazione verso i titoli value in gennaio si è collocata nel 99° percentile delle osservazioni rilevate dal 1978. Se ci si limita a considerare periodi di tempo molto brevi, si ottiene in genere un quadro distorto dell’efficacia di qualsiasi approccio di investimento, incluse le strategie sostenibili.

Affermazione: l’investimento ESG non può promuovere cambiamenti concreti. Diversi articoli di recente pubblicazione sono giunti alla conclusione che l’investimento ESG è inefficace, perché destinare risorse soltanto ai “buoni attori” a scapito di quelli “cattivi”, come fanno molte strategie ESG, non altera il costo del capitale in misura tale da incidere sulle decisioni aziendali nel mondo reale. Siamo d’accordo che i dati non sono conclusivi e riconosciamo che l’allocazione del capitale nel mercato azionario secondario è, nel migliore dei casi, una forma indiretta di impatto. Non tutte le strategie ESG, però, sono strategie di impatto. Per quelle che lo sono, inoltre, alterare il costo del capitale di solito non è un aspetto centrale della strategia.

Un modo efficace per produrre un impatto è esercitare un’influenza attraverso l’engagement con i team manageriali. Ad esempio, il successo ottenuto da Engine No. 1 nella battaglia ingaggiata con ExxonMobil tramite il voto per delega nel 2021 ha condotto alla nomina di tre nuovi amministratori sensibili alle questioni climatiche. Più in generale, secondo Glass Lewis, il sostegno degli azionisti per le proposte ambientali presentate dalle imprese statunitensi è salito in media al 42% nella prima metà del 2021 dal 31% dell’anno precedente. Il tasso di approvazione delle proposte sociali è aumentato di tre punti percentuali al 31%. Gli investitori prestano una crescente attenzione alle questioni sociali e alzano la voce per farsi sentire, e le aziende reagiscono di conseguenza. Il 57% delle imprese della classifica Fortune 100 ha comunicato obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra nei “proxy statement” del 2021, in aumento da appena il 35% nel 2020. Inoltre, il 23% ha annunciato obiettivi di diversità della forza lavoro, contro il 10% dell’anno precedente.

Le autorità di vigilanza intensificano gli interventi sulla trasparenza

A scanso di equivoci, il boom degli investimenti sostenibili non è privo di rischi. Le autorità di vigilanza hanno espresso il timore che i patrimoni investiti in fondi ESG siano cresciuti rapidamente senza chiare definizioni o standard di rendicontazione. Ciò dà luogo a un rischio concreto di “greenwashing”, ossia la possibilità che ai clienti sia fornita un’immagine ingannevole dei processi e degli obiettivi di investimento di un fondo o di una strategia.

Nell’UE il Regolamento relativo alla tassonomia mira a fornire una definizione chiara e univoca delle attività aziendali e dei portafogli di investimento che si qualificano come “sostenibili per l’ambiente”. Questa iniziativa normativa – una delle più importanti nell’area – si propone di aiutare di clienti ad acquisire una migliore comprensione delle credenziali in termini di sostenibilità di un portafoglio. Interventi analoghi sono in corso negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Asia. Il processo normativo ha dato vita a qualche controversia; di recente sono state sollevate obiezioni sull’inclusione di alcuni progetti basati sul gas e sul nucleare tra le fonti di energia sostenibile. La regolamentazione non è mai perfetta; tuttavia, vediamo con favore gli sforzi tesi a migliorare la trasparenza e la responsabilità dei fondi sostenibili.

L’investimento sostenibile è diventato estremamente popolare perché punta a soddisfare bisogni concreti che hanno guadagnato importanza durante il COVID-19. Nel corso della pandemia gli investitori si sono trovati alle prese con una concomitanza di crisi di natura sanitaria, economica, sociale e climatica. L’attenzione si è giustamente spostata sull’enorme impatto sociale del settore privato e sui rischi e le opportunità con cui si confrontano le imprese nel contesto di queste crisi.

Gli investitori hanno capito che le questioni sociali sono finanziariamente rilevanti per le aziende e hanno espresso una chiara preferenza per le strategie che considerano esplicitamente tali questioni in un modo o nell’altro. Il mercato ci ha fatto sapere che lasciare la responsabilità del cambiamento sociale ai soli governi, come suggeriscono alcuni critici, sarebbe un errore e una grande opportunità sprecata. I portafogli che sapranno davvero dimostrare la loro capacità di conseguire gli obiettivi ESG e le aspettative di rendimento aiuteranno a smentire i critici a conquistare la fiducia degli investitori.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.