L'investimento low carbon richiede uno sguardo attento alla qualità

30 novembre 2021
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Gli investitori azionari che optano per una strategia a basse emissioni di carbonio non devono necessariamente scendere a compromessi sui fondamentali aziendali. Per gli investitori che attribuiscono uguale importanza alla qualità e alla convenienza delle valutazioni, contribuire alla lotta globale contro i cambiamenti climatici e generare un solido potenziale di rendimento sono due obiettivi che possono andare a braccetto.

Alla recente conferenza dell’ONU sul clima, la COP26, i leader mondiali hanno preso impegni ambiziosi per contrastare il riscaldamento globale, ma sono anche apparsi più preoccupati che mai per il duro lavoro che li attende. Mantenere queste promesse sarà impegnativo e per raggiungere gli obiettivi stabiliti sarà necessario uno sforzo collettivo. Gli investitori azionari possono giocare in questo un ruolo importante – contribuendo ad abbattere le emissioni di carbonio mentre conseguono i loro obiettivi di rendimento – a condizione che adottino l’approccio giusto.

La lotta ai cambiamenti climatici è un compito monumentale e la posta in gioco è alta

La COP26 si è rivelata ancora più risolutiva del memorabile vertice del 2015, da cui è scaturito l’epocale Accordo di Parigi. Tra i molti obiettivi codificati quest’anno, gli Stati Uniti hanno abbozzato un programma di finanziamenti record da 555 miliardi di dollari per progetti di energia pulita nell’ambito del pacchetto di investimenti infrastrutturali noto come Build Back Better. In aggiunta:

  • I leader del G20 hanno convenuto di fermare il finanziamento delle centrali a carbone in altri paesi
  • La Cina e l’India, due grandi produttori di gas serra, si sono impegnati ad azzerare le proprie emissioni rispettivamente entro il 2060 e il 2070
  • La Corea del Sud ridurrà i livelli di gas serra del 40% entro il 2030 e, insieme ad altri paesi, abbatterà le emissioni di metano del 30%
  • Il Canada eliminerà gradualmente l’elettricità generata da carbone entro il 2030
  • La Danimarca ridurrà le emissioni del 70% entro il 2030
  • L’Italia si è impegnata a triplicare a 1,4 miliardi di dollari gli stanziamenti di bilancio destinati alla protezione del clima

Malgrado l’entusiasmo suscitato da questi obiettivi condivisi, l’umore generale era sobrio. Le conoscenze scientifiche vecchie e nuove continuano a sottolineare la necessità di fare di più, e il prossimo decennio sarà decisivo. Visto il poco tempo a disposizione, i governi, le imprese e gli investitori sono chiamati a fare la loro parte per aiutare direttamente o indirettamente ad abbattere le emissioni in vista del 2030.

Le nazioni e i governi chiamano, le aziende rispondono

Per gli investitori azionari, questo significa che potrebbe non essere più necessario scegliere tra impegnarsi per un mondo migliore e realizzare rendimenti competitivi, perché sempre più spesso è possibile ottenere entrambe le cose.

Mentre i paesi si impegnano a raggiungere determinati obiettivi, molte aziende di qualità stanno già tagliando le emissioni di carbonio. Le imprese lungimiranti ravvisano da tempo maggior valore nell’avere una minore impronta di carbonio. E la differenza inizia a vedersi. Ad esempio, secondo CDP Worldwide, che aiuta le aziende a misurare il proprio impatto ambientale, mentre le emissioni globali sono aumentate del 3,4% tra il 2015 e il 2019, le aziende che hanno applicato obiettivi di riduzione scientificamente fondati hanno abbattuto le proprie emissioni di gas serra del 25%. Attuare un engagement attivo con le imprese su tali obiettivi misurabili è un grande passo avanti verso il miglioramento ambientale e una considerazione fondamentale nel processo di selezione dei titoli per una strategia attiva a basse emissioni di carbonio.

L’investimento low carbon copre un ampio ventaglio di territori e settori. Le strategie di resilienza climatica delle imprese, ad esempio, possono evolversi e garantire la continuità in presenza di eventi meteorologici avversi. Ad esempio, Nestlé sta facendo leva sulle proprie risorse e dimensioni per affrontare i problemi del cambiamento climatico e della biodiversità ponendo enfasi sull’agricoltura rigenerativa. Molte imprese cercano di aiutare altri soggetti a ridurre le loro emissioni di carbonio Schneider Electric, azienda leader nella gestione dell’energia, promuove e connette le fonti di energia rinnovabile tra i fornitori statunitensi di Walmart.

Persino le aziende con credenziali ambientali storicamente meno palesi hanno preso iniziative per ridurre le emissioni. Sia tra i grandi produttori di emissioni, come Royal Dutch Shell, sia tra le società meno inquinanti come Microsoft, le strategie low carbon contribuiscono a migliorare i profitti aziendali e cambiano radicalmente il modo in cui le imprese fanno business lungo le rispettive filiere produttive.

Valutare i rischi connessi ai cambiamenti climatici da molteplici angolazioni

Le strategie climatiche non si limitano semplicemente a detenere aziende a basse emissioni di carbonio. La nostra ricerca ci permette di “decarbonizzare” attivamente un portafoglio a partire dalle posizioni core, iniziando con società di qualità impegnate a conseguire obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine. Le imprese sprovviste di tali piani potrebbero avere oggi in apparenza un business di alta qualità, ma presto o tardi si troveranno esposte a maggiori rischi per i loro bilanci e cash flow derivanti dal costo futuro - potenzialmente ingente - delle loro emissioni di carbonio.

Attribuire un prezzo alle emissioni può fare la differenza

Praticamente ogni singolo modello di business genera emissioni di carbonio, sia che produca o che consumi energia, persino indirettamente attraverso la sua filiera produttiva.

Dato che i livelli di emissioni di carbonio variano considerevolmente da un’impresa all’altra, il computo delle implicazioni immediate in termini di costi permette di fare interessanti confronti tra unità comparabili nell’universo di investimento. Questa trasformazione delle emissioni in fattori di costo è un elemento dinamico che può mutare drasticamente e da un momento all’altro le previsioni relative a una società. La Banca Mondiale ha definito la prassi di attribuire un prezzo alle emissioni come “una delle leve più efficaci su cui dobbiamo agire per orientare i flussi finanziari verso la lotta ai cambiamenti climatici”. Il prezzo delle emissioni di carbonio è un parametro interno sempre più utilizzato dalle società nella formulazione delle loro strategie nonché un potente strumento per gli investitori low carbon che possono così valutare le imprese in modo più puntuale (cfr. Grafico). All’aumentare del numero di società che incorporano un prezzo del carbonio nelle proprie decisioni, gli analisti dovrebbero fare altrettanto, in modo da elaborare previsioni più accurate e identificare così le opportunità più interessanti.



L’attribuzione di un prezzo alle emissioni di carbonio può inoltre aiutare a cogliere fattori fondamentali secondari ma correlati che possono incidere sui profitti di una società, come potenziali normative (imposte sulle emissioni di carbonio) e obblighi di conformità a standard di settore (aggiornamenti costosi). Questi sono di norma riscontrabili in quattro tipi di emissioni di CO2, che dovrebbero ricevere pari attenzione (cfr. Grafico).



Alcune emissioni provengono dalla combustione e dal consumo di carburanti fossili o da futuri potenziali impieghi non ancora realizzati; altre sono prodotte da terzi. In ogni caso, siamo dell’avviso che gli investitori dovrebbero valutare tutti questi aspetti per definirne pienamente gli effetti sul valore di una società. A quel punto, ulteriori ricerche potrebbero evidenziare altre caratteristiche salienti relative a qualità e prezzo.

La valutazione dell’esposizione di un’azienda al rischio climatico richiede un approccio ampio e lungimirante basato sull’analisi degli scenari. In altre parole, bisogna ragionare sistematicamente su come un’ampia gamma di possibili scenari potrebbe influenzare diversi tipi di società. Ad esempio, i cambiamenti dell’ambiente fisico o le nuove politiche e tecnologie potrebbero accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. A nostro parere, è possibile individuare le opportunità d’investimento in grado di resistere a tanti potenziali pericoli solo ponendo le domande giuste (cfr. Grafico).

La decarbonizzazione contribuisce alla performance in presenza di qualità

Gli impegni assunti durante la COP26 possono aver guadagnato qualche merito, ma per ottenere risultati bisogna agire, ed è necessario farlo subito. Obiettivi misurabili come azzerare le emissioni nette (”net zero”), mantenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5°C e altri aiuteranno in definitiva a invertire la rotta pericolosa su cui si trova il nostro pianeta. Tuttavia, tali obiettivi creano anche nuove idee e nuovi percorsi per l’innovazione aziendale e l’investimento nei mezzi e nei metodi per attuare una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

A nostro parere, l’investimento low carbon può contribuire sia a migliorare l’ambiente che a generare alfa nel tempo. Crediamo che la “E” di ESG non imponga di scendere a compromessi sulla performance, ma costituisce piuttosto una solida componente di supporto in un’allocazione azionaria strategica. Se costituito da un mix ottimale di società di qualità elevata attentamente selezionate con valutazioni ragionevoli, un portafoglio low carbon può a nostro avviso aiutare gli investitori a conseguire l’obiettivo di sviluppare un approccio più “green” alla redditività e ai rendimenti a lungo termine.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.