In un clima di inflazione, privilegiare le aziende con pricing power

09 ottobre 2021
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A giudicare dalle indicazioni provenienti dalla recente stagione delle trimestrali, le pressioni inflazionistiche sono in aumento. La domanda per gli investitori è: quali aziende sono in grado di trasferire questi maggiori costi sui prezzi per preservare i propri margini di profitto?

Il dibattito sull’inflazione suscita oggi grande interesse negli investitori. Le spinte inflazionistiche sono persistenti o transitorie, ovvero destinate a svanire con la normalizzazione delle filiere produttive?

Alla luce delle informazioni emerse durante le conference call sugli utili dell’ultimo trimestre, riteniamo che l’inflazione rimarrà un tema caldo, quantomeno nei prossimi trimestri. Come non accadeva da almeno 10 anni, quasi la metà dei team manageriali delle società incluse nell’S&P 500 ha parlato di pressioni di costo durante la presentazione dei risultati del secondo trimestre (cfr. Grafico).

Gli accenni all’inflazione durante le conference call aziendali negli USA sono aumentati di quasi il 200% rispetto allo scorso anno e del 73% rispetto ai livelli pre-pandemici del 2019. Molte società finora sono riuscite ad assorbire queste pressioni inflazionistiche con una solida crescita dei ricavi e la riduzione di alcune voci di costo. Tuttavia, con la normalizzazione del PIL e il ritorno di alcune spese aziendali in precedenza evitate, le spinte inflazionistiche potrebbero ripercuotersi negativamente sugli utili.

Qual è la soluzione? A nostro avviso, le imprese di successo devono avere pricing power tra le frecce al loro arco per affrontare efficacemente questa ondata di inflazione. Il pricing power è sempre stato importante, ma nel contesto odierno è diventato essenziale.

Dalla tecnologia ai trasporti

Tra le imprese in grado di alzare i prezzi si trovano a nostro avviso le società tecnologiche con programmi o servizi onnipresenti. Ad esempio, le aziende di software ed elaborazione dei pagamenti che non hanno aumentato di recente le loro tariffe non dovrebbero incontrare molta opposizione se decidessero di intervenire sui prezzi. Le due principali società di pagamenti a livello globale, Visa e Mastercard – entrambe classificate come imprese tecnologiche – sono coinvolte nel 75% circa di tutti gli acquisti con carta di credito e di debito, e il loro business continua a crescere. Entrambe si sono astenute dall’alzare i prezzi durante la pandemia, ma hanno annunciato l’intenzione di ritoccarli nel 2022.

Sotto la guida del CEO Satya Nadella, Microsoft si è completamente reinventata, trasformandosi in una società di software-as-a-service (SaaS) e servizi cloud. Più di un milione di aziende in tutto il mondo, per un totale di oltre 200 milioni di utenti, usa Office 365. Il prezzo dell’abbonamento è invariato dal 2014, ma Microsoft ha recentemente annunciato l’intenzione di alzarlo nel marzo 2022.

Un’altra categoria di imprese disposte e in grado di aumentare i prezzi è quella delle compagnie di trasporto. Dopo le interruzioni causate dai lockdown indotti dalla pandemia, le filiere produttive stanno cercando di portarsi al passo con una domanda in forte crescita. Mentre i porti sono invasi dai container, non ci sono autotrasportatori a sufficienza per soddisfare le esigenze di tutti. Alcune compagnie di trasporto possono chiedere, per una spedizione prioritaria, una tariffa 3-4 volte più alta rispetto a un anno fa. Altri spedizionieri possono permettersi di rescindere contratti a prezzo fisso per beneficiare dell’aumento delle tariffe di mercato. L’aumento dei costi e i ritardi delle linee di rifornimento hanno indotto un grande rivenditore a noleggiare direttamente navi e container per immettere i prodotti sul mercato senza ritardi, anziché rivolgersi alle compagnie di trasporto.

La pandemia ha inoltre modificato i comportamenti, i desideri e i bisogni dei consumatori. Bloccati a casa, i consumatori statunitensi hanno accumulato il denaro distribuito con lo stimolo fiscale e ripianato i loro debiti. Dopo più di un anno e mezzo senza poter viaggiare, con occasioni di svago limitate e carenze di ogni tipo di prodotto, dal lievito alla carta igienica, molti consumatori sono disposti a pagare per ciò che desiderano, che si tratti di un’esperienza migliore, di beni di qualità superiore o di cioccolata più raffinata. Di conseguenza, i rivenditori in grado di offrire ai loro clienti un’esperienza di shopping veramente diversa e prodotti di alta qualità saranno nella condizione di alzare i prezzi. Nestlé, ad esempio, ritiene di poter trasferire il rincaro delle materie prime alimentari sui consumatori a livello globale nei prossimi due anni.

Anche le aziende che offrono servizi utili possono godere di pricing power. Nel settore edile, ad esempio, pochi costruttori sono disposti a possedere e manutenere attrezzature pesanti. Le società di noleggio attrezzature come la britannica Ashtead possono non solo farsi carico dell’onere della proprietà, ma hanno scoperto anche che i loro clienti sono pronti a pagare canoni più elevati per macchinari più ecosostenibili.

Inflazione: l’altra faccia della medaglia

D’altro canto, l’aumento dei costi può incidere negativamente sugli utili di alcune imprese. Riuscire a evitare gli investimenti nelle aziende che rischiano di sottoperformare in un contesto inflazionistico potrebbe essere altrettanto importante che sapere quali società godono di prospettive migliori.

Molte imprese, ad esempio, hanno riscontrato un innalzamento dei costi del lavoro in seguito all’apertura di un centro di distribuzione Amazon nelle loro vicinanze, ammesso che riescano ancora a trovare manodopera. Inoltre, mentre i bonus d’ingresso non sono inusuali nelle società di servizi professionali, nessuno si aspettava che sarebbero stati offerti ai dipendenti dei fast food.

L’aumento dei costi di trasporto sopra discusso deve essere assorbito a un certo punto lungo la filiera alimentare da parte dei produttori o dei consumatori finali. I clienti di Burlington Stores, ad esempio, sono poco disposti a pagare prezzi più alti, per cui secondo il management i maggiori costi di trasporto si ripercuotono sui margini.

Analogamente, in alcune località i materiali edili hanno subito un rincaro del 20%, mentre le aziende del settore si dicono convinte di riuscire alzare i prezzi solo in misura pari un quarto di tale percentuale. Più nello specifico, l’indice dei prezzi alla produzione per i prodotti in acciaio fresato è salito del 123% rispetto allo scorso agosto; guai alle aziende che ne hanno bisogno nel loro processo di produzione o fabbricazione, se sono sprovviste di pricing power!

Il pricing power è sempre prezioso, ma lo diventa ancora di più nelle fasi di inflazione. Le imprese che non riescono a trasferire gli aumenti dei costi sui prezzi si trovano, nel migliore dei casi, a subire una compressione dei margini. Capire il pricing power di un’azienda, che derivi da un vantaggio competitivo, da un’offerta o un’esperienza differenziata, è essenziale per selezionare gli specifici titoli che godono delle migliori prospettive.

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