Le tensioni sui mercati del lavoro, più di ogni altro aspetto, costringeranno le banche centrali ad alzare ripetutamente i tassi. Non siamo così sicuri che l'inflazione dei salari diminuirà, come lo siamo invece riguardo ad altre componenti del paniere, ma la politica monetaria agisce con molto ritardo. I primi rialzi dei tassi di questo ciclo risalgono ad appena nove mesi fa e riteniamo che il loro impatto non sia stato ancora pienamente percepito. Crediamo quindi che non abbia senso rinunciare all'idea di un rallentamento dei salari, e quindi dell'inflazione dei servizi, in futuro.
Improbabile una riduzione dei tassi in tempi brevi
L'attesa, tuttavia, sarà sgradevole. Senza un indebolimento dei mercati del lavoro, la transizione che ci aspettiamo nel 2023 non potrà cominciare:le banche centrali manterranno probabilmente un orientamento restrittivo. Quando la debolezza dei mercati del lavoro si farà evidente, i mercati finanziari sposteranno verosimilmente l'attenzione sulla crescita economica. Non ci aspettiamo buone notizie su questo fronte: per il 2023 prevediamo una recessione sia nell'area euro che nel Regno Unito e una crescita vicina a zero negli Stati Uniti.
Di solito una crescita così fiacca dovrebbe innescare un allentamento monetario aggressivo, che però non fa parte dello scenario atteso per il 2023.È probabile che l'inflazione si raffreddi in modo graduale e discontinuo, senza tuttavia convergere completamente verso gli obiettivi di inflazione. Per questo motivo, riteniamo che la svolta accomodante delle banche centrali sarà più lenta di quanto atteso in apparenza dai mercati finanziari. Entro metà anno, quindi, la crescita dovrebbe essere molto bassa o negativa, ma i tassi di policy saranno ancora elevati e stabili. Eventuali riduzioni dei tassi non avverranno prima della fine di quest'anno o nel 2024 inoltrato.
L'Asia va per conto suo, in entrambe le direzioni
Mentre le principali economie occidentali sono più o meno sulla stessa strada, anche se procedono a velocità diverse, le maggiori economie asiatiche hanno intrapreso un percorso differente.
In Giappone l'inflazione sta iniziando a salire abbastanza velocemente da richiamare l'attenzione della Bank of Japan (BOJ). Il tasso di riferimento è ancora negativo e il controllo della curva dei rendimenti rimane in vigore. Nel 2023 ci aspettiamo un cambiamento su entrambi i fronti, per cui la BOJ si muoverà verso una politica più restrittiva mentre la Fed, la Banca centrale europea e la Bank of England andranno in direzione opposta. Il cambio di passo della BOJ dovrebbe invertire in parte la debolezza evidenziata dallo yen nel 2022.
Anche la Cina si trova in una posizione ciclica diversa. Le restrizioni alla mobilità dovute alla pandemia hanno frenato la crescita del 2022; anche l'inizio del 2023 sarà probabilmente improntato alla debolezza a causa della rapida diffusione dei contagi dovuta all'allentamento delle restrizioni. In questo contesto la banca centrale cinese manterrà una politica monetaria accomodante, quanto meno nella prima parte dell'anno.
Atteso un anno movimentato per i mercati finanziari
Cosa significa tutto questo per gli investitori? La buona notizia è che il 2023 sarà probabilmente meno impegnativo del 2022. Anche se quest'anno l'inflazione scendesse solo gradualmente, la pressione sui tassi d'interesse diminuirebbe, soprattutto perché riteniamo probabile una conclusione dei rialzi dei tassi nei primi mesi dell'anno. La fine del ciclo di inasprimento dovrebbe dare sollievo ai mercati azionari e obbligazionari.
È troppo presto, però, per dare il via libera.Un contesto di crescita lenta o negativa e una politica monetaria restrittiva non sono certo una manna per le attività finanziarie, quindi è bene aspettarsi un anno movimentato. I mercati riprenderanno quota quando l'inflazione comincerà a scendere velocemente, alimentando le speranze di un taglio dei tassi,ma tenderanno anche ad arretrare quando l'inflazione calerà più lentamente o quando le banche centrali si opporranno all'idea di un allentamento. Prevediamo che questa alternanza di notizie buone e cattive continuerà per gran parte del 2023, se non per tutto l'anno.
Il contesto dovrebbe diventare più favorevole nel 2024, con un'inflazione più chiaramente sotto controllo e le autorità più inclini a stimolare la crescita. Ne consegue che il 2023 sarà un anno di transizione dai problemi del 2022 al contesto più propizio che ci aspettiamo di osservare tra qualche trimestre. Tuttavia, le transizioni possono essere irte di sfide: il 2023 potrebbe essere migliore del 2022 per i mercati, ma il percorso sarà tutt'altro che agevole.