2023: un anno di transizione per l'economia globale

24 gennaio 2023
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Archiviato un 2022 estremamente impegnativo, se diamo uno sguardo al passato vediamo un anno dominato quasi interamente dall'inflazione. I mercati finanziari, gli investitori e le autorità politiche di molte grandi economie si sono concentrati sul rialzo dei prezzi e sulle implicazioni per la crescita e le quotazioni degli asset.

Ci aspettiamo una situazione diversa nel 2023, che sarà un anno di transizione. L'inflazione continuerà a fare notizia, probabilmente per mesi a venire. Tuttavia, siamo sempre più convinti che le pressioni inflazionistiche cominceranno a diminuire, permettendo agli investitori e ai policymaker di spostare l'attenzione sulle prospettive di crescita economica. La transizione sarà foriera di un ritorno a un contesto più normale, anche se il percorso sarà accidentato.

Occhi puntati sull'attenuazione dell'inflazione nel 2023

Qualsiasi discussione sensata sull'anno a venire non può che iniziare dall'inflazione: la crescita dei prezzi è ancora troppo elevata e, finché non diminuirà, nient'altro avrà la stessa importanza. Sulla base della nostra valutazione, siamo fiduciosi che l'inflazione è destinata a scendere nei prossimi mesi, a un ritmo e in una misura determinati dall'esposizione di ciascuna economia alle componenti chiave del paniere dell'inflazione. 

L'inflazione dei beni ha iniziato ad attenuarsi. Nelle prime fasi della pandemia di COVID-19, l'inflazione dei beni è aumentata bruscamente a causa delle interruzioni delle catene di fornitura che hanno dominato il panorama globale. All'inizio del 2022 i prezzi dei beni statunitensi sono saliti del 20% circa su base annua (cfr. Grafico). In seguito al generale ripristino delle catene di fornitura, negli ultimi mesi l'inflazione dei beni è diminuita.

Con il ripristino delle catene di fornitura, l'inflazione dei beni è diminuita
Variazione percentuale su base annua dei prezzi dei beni durevoli negli USA
Con il ripristino delle catene di fornitura, l'inflazione dei beni è diminuita

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Al 30 novembre 2022
Fonte: Refinitiv DataStream e AllianceBernstein (AB)

Anche i prezzi delle materie prime sono scesi dai rispettivi picchi (e dovrebbero continuare a calare) contribuendo ad attenuare l'inflazione dei beni. L'Europa presenta il maggior margine di miglioramento, dato che l'impennata dell'inflazione nel 2022 è stata in gran parte determinata dai bruschi rincari del gas naturale sulla scia dell'invasione russa dell'Ucraina. Un mite inizio dell'inverno e l'accumulo di scorte di gas naturale favoriranno probabilmente nei prossimi mesi una rapida discesa dell'inflazione complessiva europea, attualmente pari al 10% circa su base annua.

L'inflazione degli alloggi dovrebbe rallentare entro l'estate. Negli Stati Uniti i prezzi dei beni rappresentano solo il 25% circa del paniere dell'inflazione di fondo rilevante per le politiche economiche; la quota preponderante è rappresentata dagli alloggi. L'impennata dei prezzi delle case all'indomani della pandemia dovrebbe continuare a sostenere l'inflazione degli alloggi ancora per molti mesi, rendendo l'inflazione di fondo relativamente vischiosa. Tuttavia, siamo fiduciosi che il calo dei prezzi registrato a partire dalla scorsa primavera provocherà presto o tardi una diminuzione di queste cifre, producendo un po' di sollievo entro l'estate.

L'inflazione dei servizi diversi dagli alloggi è ancora ostinatamente elevata. Il driver principale di questa componente dell'inflazione, che influisce sugli indicatori dei prezzi sia negli Stati Uniti che in Europa, è da ricercarsi nei salari. Questi sono il principale fattore di costo per la maggior parte dei settori del terziario, come dimostra l'elevata correlazione storica tra l'inflazione dei salari e quella dei servizi (cfr. Grafico). Non c'è da stupirsi che gli aumenti salariali risalenti alla primavera del 2021 abbiano spinto in alto l'inflazione complessiva dei servizi.

L'inflazione dei salari e quella dei servizi sono strettamente correlate
Variazione percentuale su base annua dell'inflazione dei salari e di quella dei servizi
L'inflazione dei salari e quella dei servizi sono strettamente correlate

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
L'inflazione dei salari è rappresentata dal Wage Tracker della Fed di Atlanta. L'inflazione dei servizi è rappresentata dal Services Consumer Price Index.
Al 30 novembre 2022
Fonte: Refinitiv DataStream e AB

È qui che la situazione per molte banche centrali si fa complicata. Per raffreddare l'inflazione dei salari è necessario inasprire la politica monetaria al punto tale da rallentare la crescita economica o possibilmente provocare una recessione. Nonostante gli aumenti significativi dei tassi nel 2022, non vi sono ancora indicazioni che questo approccio sia efficace. I mercati del lavoro rimangono molto tesi in gran parte dei paesi sviluppati, con tassi di disoccupazione vicini ai minimi storici (cfr. Grafico).

I mercati del lavoro rimangono molto tesi in tutto il mondo sviluppato
Tasso di disoccupazione (%)
I mercati del lavoro rimangono molto tesi in tutto il mondo sviluppato

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Al 31 dicembre 2022
Fonte: Refinitiv DataStream

Le tensioni sui mercati del lavoro, più di ogni altro aspetto, costringeranno le banche centrali ad alzare ripetutamente i tassi. Non siamo così sicuri che l'inflazione dei salari diminuirà, come lo siamo invece riguardo ad altre componenti del paniere, ma la politica monetaria agisce con molto ritardo. I primi rialzi dei tassi di questo ciclo risalgono ad appena nove mesi fa e riteniamo che il loro impatto non sia stato ancora pienamente percepito. Crediamo quindi che non abbia senso rinunciare all'idea di un rallentamento dei salari, e quindi dell'inflazione dei servizi, in futuro.

Improbabile una riduzione dei tassi in tempi brevi

L'attesa, tuttavia, sarà sgradevole. Senza un indebolimento dei mercati del lavoro, la transizione che ci aspettiamo nel 2023 non potrà cominciare:le banche centrali manterranno probabilmente un orientamento restrittivo. Quando la debolezza dei mercati del lavoro si farà evidente, i mercati finanziari sposteranno verosimilmente l'attenzione sulla crescita economica. Non ci aspettiamo buone notizie su questo fronte: per il 2023 prevediamo una recessione sia nell'area euro che nel Regno Unito e una crescita vicina a zero negli Stati Uniti. 

Di solito una crescita così fiacca dovrebbe innescare un allentamento monetario aggressivo, che però non fa parte dello scenario atteso per il 2023.È probabile che l'inflazione si raffreddi in modo graduale e discontinuo, senza tuttavia convergere completamente verso gli obiettivi di inflazione. Per questo motivo, riteniamo che la svolta accomodante delle banche centrali sarà più lenta di quanto atteso in apparenza dai mercati finanziari. Entro metà anno, quindi, la crescita dovrebbe essere molto bassa o negativa, ma i tassi di policy saranno ancora elevati e stabili. Eventuali riduzioni dei tassi non avverranno prima della fine di quest'anno o nel 2024 inoltrato.  

L'Asia va per conto suo, in entrambe le direzioni

Mentre le principali economie occidentali sono più o meno sulla stessa strada, anche se procedono a velocità diverse, le maggiori economie asiatiche hanno intrapreso un percorso differente.

In Giappone l'inflazione sta iniziando a salire abbastanza velocemente da richiamare l'attenzione della Bank of Japan (BOJ). Il tasso di riferimento è ancora negativo e il controllo della curva dei rendimenti rimane in vigore. Nel 2023 ci aspettiamo un cambiamento su entrambi i fronti, per cui la BOJ si muoverà verso una politica più restrittiva mentre la Fed, la Banca centrale europea e la Bank of England andranno in direzione opposta. Il cambio di passo della BOJ dovrebbe invertire in parte la debolezza evidenziata dallo yen nel 2022.  

Anche la Cina si trova in una posizione ciclica diversa. Le restrizioni alla mobilità dovute alla pandemia hanno frenato la crescita del 2022; anche l'inizio del 2023 sarà probabilmente improntato alla debolezza a causa della rapida diffusione dei contagi dovuta all'allentamento delle restrizioni. In questo contesto la banca centrale cinese manterrà una politica monetaria accomodante, quanto meno nella prima parte dell'anno.

Atteso un anno movimentato per i mercati finanziari 

Cosa significa tutto questo per gli investitori? La buona notizia è che il 2023 sarà probabilmente meno impegnativo del 2022. Anche se quest'anno l'inflazione scendesse solo gradualmente, la pressione sui tassi d'interesse diminuirebbe, soprattutto perché riteniamo probabile una conclusione dei rialzi dei tassi nei primi mesi dell'anno. La fine del ciclo di inasprimento dovrebbe dare sollievo ai mercati azionari e obbligazionari.  

È troppo presto, però, per dare il via libera.Un contesto di crescita lenta o negativa e una politica monetaria restrittiva non sono certo una manna per le attività finanziarie, quindi è bene aspettarsi un anno movimentato. I mercati riprenderanno quota quando l'inflazione comincerà a scendere velocemente, alimentando le speranze di un taglio dei tassi,ma tenderanno anche ad arretrare quando l'inflazione calerà più lentamente o quando le banche centrali si opporranno all'idea di un allentamento. Prevediamo che questa alternanza di notizie buone e cattive continuerà per gran parte del 2023, se non per tutto l'anno.

Il contesto dovrebbe diventare più favorevole nel 2024, con un'inflazione più chiaramente sotto controllo e le autorità più inclini a stimolare la crescita. Ne consegue che il 2023 sarà un anno di transizione dai problemi del 2022 al contesto più propizio che ci aspettiamo di osservare tra qualche trimestre. Tuttavia, le transizioni possono essere irte di sfide: il 2023 potrebbe essere migliore del 2022 per i mercati, ma il percorso sarà tutt'altro che agevole.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.