Tuttavia, siamo convinti che con l'avanzare dell'anno – e forse già nei prossimi mesi – potrebbe essere interessante incrementare la duration in Europa, poiché nel tiro alla fune tra crescita e inflazione il rallentamento della prima diventerà plausibilmente il fattore dominante.
La sensibilità delle obbligazioni sovrane ai rialzi dei tassi è variabile
Le valutazioni dei titoli di Stato della periferia europea hanno subito un riallineamento e la solidità percepita di molti emittenti sovrani è aumentata rispetto agli ultimi anni. Lo status di Spagna e Irlanda è migliorato e le loro obbligazioni sono ora scambiate più in linea con i titoli di Stato francesi (OAT). Il Portogallo ha un rating leggermente superiore a quello dell'Italia, mentre la Grecia, dopo il declassamento del 2010, è avviata a ritornare allo status di investment grade e le sue obbligazioni presentano già rendimenti inferiori a quelli dell'Italia. I titoli di Stato italiani (BTP) dovrebbero essere quindi i principali beneficiari dell'allentamento monetario.
Inoltre, secondo la nostra analisi, i BTP presentano non solo il maggior potenziale di rialzo dei prezzi, ma anche un potenziale di ribasso che è stato attenuato dallo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI), introdotto di recente dalla BCE, che potrebbe impedire un allargamento eccessivo degli spread dei paesi periferici rispetto ai Bund tedeschi.
Di recente, i differenziali di rendimento tra i BTP e i Bund hanno oscillato tra i 100 e i 200 punti base, a seconda dell'entità dell'intervento del TPI. Tuttavia, la nostra ricerca suggerisce che gli spread dei BTP potrebbero ampliarsi all'aumentare dei rendimenti dei Bund e ridursi al diminuire di questi ultimi. Ne consegue che i BTP sono più sensibili alle variazioni dei tassi rispetto ai loro omologhi tedeschi, e quindi potenzialmente interessanti per gli investitori con un orizzonte di breve termine e una maggiore tolleranza al rischio.
Nel segmento di mercato meno rischioso, i rendimenti dei Bund decennali sono saliti al 2,6% circa nell'ottobre 2022, per poi riscendere quest'anno poco sotto il 2,2%. Riteniamo che un rendimento dei Bund compreso in una forbice del 2,5-3,0% potrebbe risultare appetibile per gli investitori a lungo termine meno propensi al rischio.
Crediamo che gli investitori potrebbero adottare un approccio alla duration in funzione dell'orizzonte temporale: più cauto a breve termine, ma con l'obiettivo di incrementare il rischio di tasso nei prossimi trimestri. Inoltre, è bene tenere presente quali obbligazioni sovrane sono più sensibili alle variazioni dei tassi in euro e più adatte alla propria tolleranza al rischio.