Rischio di tasso in euro favorito da scarse prospettive di crescita

25 gennaio 2023
3 min read

Le autorità politiche europee si confrontano con un dilemma: continuare ad aumentare i tassi d'interesse per combattere l'inflazione o attuare un allentamento per stimolare la crescita. In tutta Europa, l'inflazione complessiva ha iniziato a scendere, mentre le prospettive di crescita rimangono deboli. Questa combinazione riduce di solito i margini di manovra per effettuare ulteriori aumenti dei tassi e depone a favore di una maggiore esposizione al rischio di tasso d'interesse (duration). Riteniamo che gli investitori dovrebbero prepararsi a puntare sui beneficiari di un futuro calo dei tassi in euro, ma senza assumere per ora grandi esposizioni al rischio di tasso.

Ci aspettiamo che i tassi si stabilizzino nella seconda metà di quest'anno per poi cominciare a scendere verso la fine del 2023 o l'inizio del 2024. È probabile che le quotazioni obbligazionarie scontino i cambiamenti con anticipo, premiando gli investitori che hanno posizionato i loro portafogli nel modo giusto. Tuttavia, nel breve periodo, diversi fattori invitano alla cautela e a non assumere subito posizioni aggressive sui tassi.

BCE costretta a mantenere un orientamento restrittivo

Nonostante il calo del tasso complessivo, l'inflazione di fondo nell'area euro rimane elevata, il che probabilmente costringerà la Banca centrale europea (BCE) a restare su posizioni restrittive. Da un punto di vista tecnico, il fabbisogno di finanziamento dei governi del Regno Unito e dell'eurozona è in aumento, con un conseguente incremento delle emissioni di titoli di Stato (cfr. Grafico).

L'emissione di titoli di Stato è in forte aumento in tutta Europa
Diversi fattori contribuiscono a un'offerta netta senza precedenti su base annua
L'emissione di titoli di Stato è in forte aumento in tutta Europa

L'analisi attuale e storica non è garanzia di risultati futuri.
Dati al 10 gennaio 2023
Fonte: BOE, BCE e Goldman Sachs

Questo coincide con la fine del quantitative easing (QE) e l'inizio del quantitative tightening (QT), due eventi che accrescono l'offerta pubblica di obbligazioni a livelli senza precedenti e creano incertezza in merito alla capacità dei mercati di assorbire l'alto volume, in particolare nella parte della curva compresa tra i 20 e i 30 anni.

Un ulteriore motivo di possibile preoccupazione è la scarsa propensione degli investitori esteri ad acquistare emissioni sovrane in euro. In particolare, la recente modifica della politica di controllo della curva dei rendimenti (YCC) da parte della Bank of Japan ha spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di Stato giapponesi (JGB) e ridotto l'attrattiva dei mercati obbligazionari esteri per gli investitori nipponici, in particolare su base coperta per il rischio di cambio (cfr. Grafico). Servirebbero rendimenti più elevati per rendere i titoli di Stato in euro interessanti per gli investitori giapponesi. Pertanto, anche se i rendimenti delle emissioni sovrane europee sono già aumentati notevolmente, riteniamo che nel breve termine vi siano ancora validi motivi di cautela.

Gli investitori obbligazionari giapponesi sono più propensi ad acquistare titoli nazionali
Le obbligazioni estere sono poco interessanti se coperte in yen giapponesi
Gli investitori obbligazionari giapponesi sono più propensi ad acquistare titoli nazionali

L'analisi attuale e storica non è garanzia di risultati futuri.
Dati al 10 gennaio 2023
Fonte: Bloomberg

Tuttavia, siamo convinti che con l'avanzare dell'anno – e forse già nei prossimi mesi – potrebbe essere interessante incrementare la duration in Europa, poiché nel tiro alla fune tra crescita e inflazione il rallentamento della prima diventerà plausibilmente il fattore dominante.

La sensibilità delle obbligazioni sovrane ai rialzi dei tassi è variabile

Le valutazioni dei titoli di Stato della periferia europea hanno subito un riallineamento e la solidità percepita di molti emittenti sovrani è aumentata rispetto agli ultimi anni. Lo status di Spagna e Irlanda è migliorato e le loro obbligazioni sono ora scambiate più in linea con i titoli di Stato francesi (OAT). Il Portogallo ha un rating leggermente superiore a quello dell'Italia, mentre la Grecia, dopo il declassamento del 2010, è avviata a ritornare allo status di investment grade e le sue obbligazioni presentano già rendimenti inferiori a quelli dell'Italia. I titoli di Stato italiani (BTP) dovrebbero essere quindi i principali beneficiari dell'allentamento monetario.

Inoltre, secondo la nostra analisi, i BTP presentano non solo il maggior potenziale di rialzo dei prezzi, ma anche un potenziale di ribasso che è stato attenuato dallo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI), introdotto di recente dalla BCE, che potrebbe impedire un allargamento eccessivo degli spread dei paesi periferici rispetto ai Bund tedeschi.

Di recente, i differenziali di rendimento tra i BTP e i Bund hanno oscillato tra i 100 e i 200 punti base, a seconda dell'entità dell'intervento del TPI. Tuttavia, la nostra ricerca suggerisce che gli spread dei BTP potrebbero ampliarsi all'aumentare dei rendimenti dei Bund e ridursi al diminuire di questi ultimi. Ne consegue che i BTP sono più sensibili alle variazioni dei tassi rispetto ai loro omologhi tedeschi, e quindi potenzialmente interessanti per gli investitori con un orizzonte di breve termine e una maggiore tolleranza al rischio.

Nel segmento di mercato meno rischioso, i rendimenti dei Bund decennali sono saliti al 2,6% circa nell'ottobre 2022, per poi riscendere quest'anno poco sotto il 2,2%. Riteniamo che un rendimento dei Bund compreso in una forbice del 2,5-3,0% potrebbe risultare appetibile per gli investitori a lungo termine meno propensi al rischio.

Crediamo che gli investitori potrebbero adottare un approccio alla duration in funzione dell'orizzonte temporale: più cauto a breve termine, ma con l'obiettivo di incrementare il rischio di tasso nei prossimi trimestri. Inoltre, è bene tenere presente quali obbligazioni sovrane sono più sensibili alle variazioni dei tassi in euro e più adatte alla propria tolleranza al rischio.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.