Azioni europee: possono tornare in voga in un quadro globale avverso?

18 marzo 2025
5 min read

Le azioni europee hanno iniziato il 2025 con il piede giusto. Alcuni fattori potrebbero aiutare il mercato a superare le difficili condizioni attuali.

Negli ultimi anni gli investitori europei hanno avuto pochi motivi di ottimismo, poiché i guadagni si sono concentrati soprattutto nei mercati azionari statunitensi, dominati dalle Magnifiche sette. Ora che le valutazioni sono diventate più interessanti, riteniamo che le azioni europee meritino maggiore considerazione.

Il 2025 è cominciato da poco, ma per l'azionario europeo l'anno appare già promettente. Al 14 marzo l'MSCI Europe registrava un rialzo dell’8,2% in euro, sovraperformando l'S&P 500 dall'inizio dell'anno. I listini europei possono guadagnare ancora terreno in un contesto caratterizzato da diverse sfide? La risposta dipende in parte dal fatto che le misure di Trump in materia di dazi sfocino o meno in una guerra commerciale globale. Nonostante i dazi, riteniamo che gli investitori in azioni europee abbiano diversi motivi per essere ottimisti.

Le valutazioni interessanti non sono l'unico vantaggio

Spesso la principale argomentazione a favore dell'azionario europeo verte sul livello delle valutazioni. Senza dubbio i listini del Vecchio Continente offrono valutazioni interessanti. A fine febbraio l'MSCI Europe Index presentava uno sconto valutativo del 35% rispetto all'S&P 500, di gran lunga più pronunciato rispetto alla media di lungo periodo (cfr. Grafico). Ovviamente i due mercati sono strutturalmente diversi tra loro. Gli Stati Uniti hanno un'esposizione nettamente maggiore al settore tecnologico, mentre l'Europa è generalmente più esposta a banche e materie prime. Anche tenendo conto di queste discrepanze, le azioni europee sono scontate del 20% rispetto alle omologhe statunitensi su base comparabile. 

Le azioni europee presentano valutazioni interessanti
Line chart showing S&P 500 P/E ratios exceeding MSCI Europe P/E ratios since 2014, with the gap widening

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Al 28 febbraio 2025
Fonte: MSCI, S&P e AllianceBernstein (AB)

Il problema delle argomentazioni basate sulle valutazioni è che per colmare il divario serve un catalizzatore, che in Europa è assente da tempo. Un catalizzatore del genere potrebbe essere il miglioramento del quadro tecnico. Gennaio 2025 ha segnato il primo mese di afflussi nell'azionario europeo dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Inoltre, cosa forse ancora più notevole, stando a un recente sondaggio condotto da Bank of America tra i gestori di fondi, in questo periodo il sentiment nei confronti delle azioni europee ha registrato la seconda variazione positiva più marcata della storia.

Possiamo aspettarci dunque ulteriori afflussi? Gli investitori tendono in genere a sovrappesare le azioni statunitensi; peraltro, alla fine del 2024 l'allocazione dei fondi globali in azioni europee era scesa al 5% di fronte al peso del 13% riconducibile alla regione nell'MSCI ACWI Index. Pertanto, basterebbe anche solo una modesta rotazione verso l'Europa a sostenere ulteriori guadagni.

Gli investitori hanno evitato l'Europa nonostante la solida crescita degli utili
Charts showing relatively small European equity allocation and eurozone earnings growth outpacing real GDP growth

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
*La crescita del PIL reale è riferita ai cinque anni che terminano il 31 dicembre 2023 (ultimi dati annuali disponibili). *La crescita degli utili per azione (EPS) è riferita ai cinque anni che terminano il 31 dicembre 2024.
Al 31 dicembre 2024
Fonte: Bloomberg, EPFR, FactSet, Thomson Reuters I/B/E/S e AB

Gli utili hanno superato le aspettative

Un altro elemento di supporto è costituito dal quadro macro. I dati congiunturali mostrano una tenuta superiore alle attese e la crescita del PIL potrebbe ricevere impulso dai piani di aumento della spesa militare in Europa. Anche gli utili si presentano solidi, se pensiamo che l'impresa media in Europa ha battuto le aspettative di consensus del 3% durante la stagione dei risultati del quarto trimestre. Le aziende europee registrano inoltre più revisioni al rialzo delle stime sugli utili rispetto alle omologhe d'oltreoceano, con un'accelerazione prevista della crescita dell'EPS nel corso del 2025.

Anche laddove i dati economici si indebolissero, sappiamo che l'andamento del PIL non si ripercuote necessariamente su quello degli utili. In effetti, la crescita del PIL reale dell'Eurozona si è attestata in media all'1% all'anno negli ultimi cinque anni, mentre gli utili delle imprese incluse nell'MSCI Europe Index sono cresciuti quasi del 10% (cfr. Grafico in alto).

Inoltre, un euro debole è un fattore di vantaggio per molte aziende europee, specialmente quelle con un'esposizione internazionale dei ricavi. Al contempo, grazie alla progressiva diminuzione dell'inflazione, le prospettive di ulteriori riduzioni dei tassi nell'Eurozona sembrano più chiare che negli Stati Uniti. A ben vedere, il 6 marzo la Banca centrale europea (BCE) ha abbassato il tasso di riferimento della regione di un quarto di punto, portandolo al 2,5%.

La guerra tra Russia e Ucraina influisce sul sentiment degli investitori

Un'altra grande incognita per il sentiment europeo è rappresentata da un possibile cessate il fuoco in Ucraina. Secondo Citigroup, dall'inizio della guerra tra Russia e Ucraina le azioni europee hanno subito deflussi cumulativi per 150 miliardi di dollari. La guerra ha anche pesato enormemente sul sentiment degli investitori, con ricadute sui flussi, sulle valutazioni e sui mercati dell'energia; i costi dei beni energetici superano ancora del 75% i livelli prebellici. Questo, a sua volta, ha contribuito ad alimentare le spinte inflazionistiche, a fiaccare la fiducia dei consumatori e a frenare la crescita economica.

Certo, con il riallineamento degli assetti geopolitici intorno all'agenda di politica estera di Trump diventa difficile prevedere come potrebbe configurarsi la prossima fase del conflitto tra Mosca e Kiev. I progressi verso un cessate il fuoco non risolverebbero immediatamente i problemi dell'Europa, alcuni dei quali sembrano strutturali. Tuttavia, a nostro avviso costituirebbero senz'altro un passo nella giusta direzione per migliorare il contesto macroeconomico.

I dazi non incideranno allo stesso modo su tutte le aziende europee

Detto questo, i dibattiti macro che tanto spazio occupano sui giornali sono scarsamente rilevanti per gli investitori azionari che adottano un approccio bottom-up a lungo termine per individuare aziende di qualità. Le imprese con prodotti o servizi di prim'ordine, validi team manageriali, pricing power e barriere all'entrata consolidate hanno in genere un maggiore controllo sul proprio destino e non sono alla mercé del contesto macro o delle dinamiche politiche.

Nonostante lo scarso dinamismo economico osservato in Europa negli ultimi cinque anni, si possono ancora trovare casi di crescita interessanti. Molte importanti aziende europee possono contare su fonti di domanda differenziate e spesso generano la maggior parte dei loro ricavi al di fuori dell'Europa.

Questa situazione è perfettamente illustrata dal dibattito sui dazi statunitensi, che è più sfumato di come viene spesso rappresentato.

Le imprese europee, come quelle di altre regioni, si trovano alle prese con numerose difficoltà poste dalle politiche dell'amministrazione Trump. Gli esportatori di acciaio e alluminio saranno direttamente colpiti dai dazi del 25% introdotti dagli Stati Uniti, che hanno spinto l'Unione europea a prendere contromisure.

Le aziende europee generano in media il 20% del loro fatturato negli Stati Uniti, ma solo un quarto circa di questo importo proviene dalle esportazioni verso gli USA. Il resto è rappresentato da prodotti e servizi realizzati negli Stati Uniti che non possono essere gravati da dazi. Ne sono un esempio le auto, le apparecchiature mediche e i componenti industriali prodotti in territorio statunitense.

Se è vero che i dazi penalizzerebbero un gran numero di imprese, i loro effetti sarebbero molto variabili e alcune aziende europee riuscirebbero a superare i nuovi ostacoli. Per gli investitori azionari europei, la sfida consiste nell'individuare le imprese in grado di competere al meglio di fronte a queste difficoltà. Ad esempio, le società con un forte pricing power e operazioni negli Stati Uniti saranno molto meno vulnerabili a potenziali dazi. Queste imprese potrebbero persino riuscire a sfruttare una guerra commerciale per incrementare la propria quota di mercato.

Le aziende con solide linee di prodotti, ampi vantaggi competitivi e validi modelli di business possono prosperare anche in presenza di condizioni di mercato volatili. Servendosi di criteri chiari per trovare le aziende di alta qualità in crescita, gli investitori possono identificare le società con le maggiori chance di superare gli ostacoli posti dalle politiche economiche e di smentire il pessimismo sui mercati europei.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.

MSCI non rilascia alcuna garanzia o dichiarazione implicita o esplicita e non si assume alcuna responsabilità in relazione a qualsiasi dato di MSCI contenuto nel presente documento. I dati di MSCI non possono essere ridistribuiti o utilizzati come base per altri indici, o per qualsivoglia titolo o prodotto finanziario. La presente relazione non è stata approvata, rivista o prodotta da MSCI.