Azioni cinesi: investire in titoli immuni alla turbolenza dei dazi

23 aprile 2025
5 min read
| Chief Investment Officer—Emerging Markets Value Equities and China Equities

Pur essendo probabilmente il principale bersaglio dei dazi USA, molte imprese cinesi possono resistere alle pressioni della guerra commerciale.

Una serie di dazi reciproci tra Cina e Stati Uniti potrebbe intaccare i ricavi generati dalle esportazioni cinesi nel breve periodo, ma il motore economico del paese asiatico, focalizzato sul mercato interno, e la sua sempre minore dipendenza dal commercio con gli USA dovrebbero ridurre al minimo le ricadute sul lungo termine.

Riteniamo che ciò sia di buon auspicio per le A-share cinesi, che continuano a offrire un valore interessante e vantaggi di diversificazione rispetto alle azioni dei mercati sviluppati.

All’inizio le A-share sono sembrate indenni alle turbolenze causate dai dazi. Il CSI 300 Index, che rappresenta i titoli azionari cinesi onshore, ha ceduto appena lo 0,6% il giorno dopo l’annuncio di dazi ad ampio raggio da parte del Presidente Trump, avvenuto il 2 aprile. Da allora il mercato ha evidenziato un andamento volatile, ma ha registrato comunque una buona tenuta rispetto ai listini delle economie sviluppate fino alla fine di aprile. A nostro avviso, ciò suggerisce che, secondo gli investitori, gli interventi imminenti dei policymaker cinesi e l’evoluzione del panorama commerciale globale possono aiutare le imprese cinesi a superare qualsiasi ostacolo creato dagli Stati Uniti.

Cambia il vento: la Cina cerca partner commerciali non statunitensi  

Perché il mercato cinese è relativamente immune ai dazi estremamente elevati imposti dagli Stati Uniti? La risposta risiede nella capacità cinese di gestire la situazione a livello macro e aziendale. Le imprese cinesi lo hanno già fatto in passato, aggirando con attenzione i dazi dell’amministrazione Trump 1.0 nel 2018. Di conseguenza, negli ultimi anni le dinamiche commerciali della Cina hanno subito un cambiamento significativo, che ha reso la seconda economia mondiale meno dipendente dai mercati statunitensi.

Le merci cinesi destinate agli Stati Uniti rappresentano oggi solo il 15% dell’export complessivo e il 3% del PIL, meno della metà del livello massimo del 2007 (cfr. Grafico).

Il volume e l’impatto economico del commercio cinese con gli USA sono diminuiti
Il volume e l’impatto economico del commercio cinese con gli USA sono diminuiti

Al 31 dicembre 2024
Fonte: Fondo Monetario Internazionale (FMI), Ufficio cinese delle dogane e AllianceBernstein (AB)

Di conseguenza, è probabile che le aziende cinesi accelerino il trasferimento delle attività produttive al di fuori della Cina per attenuare l’impatto dei dazi e preservare i ricavi provenienti dagli Stati Uniti. L’esposizione delle società cinesi ai ricavi generati negli USA è scesa ad un minimo storico del 5%, sulla base delle medie MSCI ponderate per la capitalizzazione di mercato al 30 gennaio 2025. L’esposizione ai ricavi provenienti da altri mercati, come Taiwan, Corea del Sud e Giappone, raggiunge rispettivamente il 45%, 28% e 24%, per cui una guerra dei dazi tra USA e Cina potrebbe sembrare molto meno minacciosa al confronto.

Affrontare i dazi dall’interno 

Le autorità cinesi sono molto attente all’evoluzione del contesto commerciale. A nostro avviso, la banca centrale cinese si aspettava un aumento dei dazi statunitensi già da tempo e senza troppo clamore ha predisposto i piani necessari per compensarne i potenziali effetti. A ben vedere, è probabile che i policymaker si siano riservati una parte delle misure di stimolo a questo scopo, lasciandosi i margini per un energico allentamento della politica monetaria o aumento della spesa pubblica, specialmente per dare impulso ai consumi, un pilastro fondamentale della stabilità economica cinese.

Gli incentivi pubblici a spendere e investire nell’economia interna dovrebbero dimostrarsi efficaci, perché i consumatori cinesi sono grandi risparmiatori. La spesa pubblica e i tagli dei tassi, inoltre, tendono a sostenere le azioni cinesi, soprattutto quelle onshore. Ciò è accaduto in tre dei cinque cicli di stimolo/allentamento attuati dal 2005, ognuno dei quali ha prodotto guadagni di mercato del 50-100% tra minimo e massimo (cfr. Grafico).

Le misure di stimolo tendono a dare impulso alle azioni cinesi
Le misure di stimolo tendono a dare impulso alle azioni cinesi

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Sulla base dei rendimenti mensili dell’indice in dollari USA. Serie indicizzate a 100 il 31 gennaio 2005. Le aree ombreggiate rappresentano fasi di rialzo storicamente significative. Il
CSI 300 Index replica l’andamento dei primi 300 titoli azionari dello Shanghai Stock Exchange e dello Shenzhen Stock Exchange. L’MSCI China Index, che replica l’andamento dei titoli azionari di mid cap e large cap cinesi, fa parte dell’MSCI Emerging Markets Index e comprende le A-share e le H-share (rispettivamente onshore e offshore).
Al 31 dicembre 2024
Fonte: Bloomberg, Gavekal e AB

Il commercio potrebbe ridursi, ma le azioni cinesi vanno avanti

La maggior parte delle società quotate cinesi si rivolge al mercato interno, e dunque per loro la situazione non cambia. Il rallentamento delle esportazioni avrà un impatto concreto, ma distribuito in modo disomogeneo all’interno del paese, e le aree più colpite beneficeranno verosimilmente del supporto politico interno.

La borsa cinese onshore è estremamente diversificata a livello settoriale, con una dispersione ragionevolmente ampia e una concentrazione relativamente bassa nei primi cinque titoli. Inoltre, secondo l’Asian Bureau of Finance and Economic Research, gli investitori retail rappresentano l’85% delle operazioni di trading. A nostro avviso, questa categoria di investitori è relativamente meno esposta al sentiment negativo suscitato dai dazi, specialmente rispetto agli investitori istituzionali, che all’opposto dominano le contrattazioni nelle altre principali borse. Inoltre, il trading dominato dagli investitori retail presenta un andamento volatile e segue tendenze popolari, per cui spesso crea inefficienze di mercato che gli investitori attivi, orientati alla ricerca, possono sfruttare per generare extra-rendimenti.

Quali settori sembrano più resilienti?

Indubbiamente, negli ultimi anni le A-share cinesi hanno evidenziato un andamento volatile, cosa che va messa in conto in questo mercato. Tuttavia, affiorano continuamente aree di opportunità, non solo nel quadro della consueta volatilità, ma anche nell’odierna atmosfera di forte tensione.

Siamo dell’avviso che i titoli cinesi del settore dei beni voluttuari e di quello finanziario continuino a offrire qualità e valutazioni interessanti. All’opposto, i settori con un’elevata esposizione ai mercati statunitensi saranno maggiormente penalizzati dai dazi nel breve termine. Tra questi figurano i fabbricanti di elettrodomestici, i produttori di microchip e hardware tecnologico (nell’ipotesi che le esenzioni non siano durature) e i fornitori di ricambi auto, acciaio e prodotti farmaceutici. Tuttavia, alcune aziende resteranno relativamente imperturbate. Consideriamo i veicoli elettrici, un esempio eccellente di come i produttori cinesi sorvolino del tutto sul mercato statunitense per ricercare opportunità di crescita altrove. Alcune imprese cinesi beneficeranno inoltre dei dazi introdotti da Pechino quale ritorsione nei confronti delle aziende USA. Con lo spostamento delle preferenze dei consumatori nazionali dai prodotti statunitensi a quelli locali, queste imprese potrebbero guadagnare quote di mercato.

Oltre a questo, il sentiment degli investitori internazionali nei confronti della Cina sta migliorando. Secondo Emerging Portfolio Fund Research Global, le allocazioni complessive in azioni cinesi a livello mondiale sono salite al 7% al 31 marzo 2025. Dal momento che tali allocazioni sono ancora nettamente inferiori ai massimi storici, crediamo che il mercato potrebbe ricevere ulteriori afflussi.

Le azioni cinesi sono un ottimo elemento di diversificazione

Nonostante le prospettive per l’azionario globale siano piuttosto fosche, riteniamo che gli investitori selettivi possano trovare spiragli di luce. In questo contesto, a nostro avviso, è importante ripensare le esposizioni regionali, soprattutto alla luce del peso dominante delle azioni growth tecnologiche statunitensi in molti portafogli.

Le azioni cinesi offrono chiari vantaggi di diversificazione. Nell’ultimo decennio i rendimenti delle A-share cinesi hanno evidenziato una bassa correlazione con quelli delle azioni di Stati Uniti, Europa, Giappone e altri paesi sviluppati (cfr. Grafico). In quest’ambito, la selezione bottom-up attiva dei titoli è determinante. In ogni caso, riteniamo che i titoli azionari cinesi nel loro insieme costituiscano un’aggiunta interessante per un portafoglio azionario diversificato, a prescindere dai dazi.

L’aggiunta di azioni cinesi può favorire la diversificazione del portafoglio
L’aggiunta di azioni cinesi può favorire la diversificazione del portafoglio

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Sulla base del rendimento totale netto settimanale degli indici, in USD, dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2024.
I mercati sono rappresentati dai seguenti indici: A-share cinesi: Shanghai A Share Index; Tutte le azioni cinesi: MSCI China All Shares Index; Large e mid cap cinesi: MSCI China Index; Mercati emergenti: MSCI Emerging Markets Index; ME escl. Cina: MSCI Emerging Markets ex China Index; USA: S&P 500; Europa: MSCI Europe Index; Giappone: Tokyo Stock Price Index; Globale: MSCI All Country World Index
Fonte: Bloomberg, MSCI e AB

L’esito della guerra commerciale tra USA e Cina è ancora incerto e lo scenario di base degli economisti di AB prevede un impatto negativo del 2% sulla crescita cinese nel 2025. I dazi per natura hanno effetti sfavorevoli, ma riteniamo che il sentiment degli investitori cinesi dipenderà in definitiva più da fattori interni che da forze esterne.

Finora, date le circostanze, gli investitori sembrano relativamente tranquilli. Vediamo in questo un segnale positivo di riconoscimento del fatto che i fondamentali delle aziende cinesi non dipendono sempre dall’accesso al mercato statunitense, ma piuttosto dalla qualità del management, dalla competitività, dal cash flow e dalla solidità dei bilanci. I dazi potrebbero costituire un ulteriore fattore di rischio per la selezione dei titoli, ma riteniamo che gli investitori attivi abbiano la capacità di stare al passo con un mercato azionario cinese in continua evoluzione.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.

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