I segnali di allarme vengono ignorati?
Dietro al clima di ottimismo dei mercati potrebbe celarsi un insolito scollamento con l’economia. Se, infatti, negli ultimi anni gli utili societari hanno registrato una crescita sottotono, l’attività economica è rimasta vivace; adesso, nonostante i chiari segni di rallentamento provenienti dall’economia statunitense, gli utili stanno mostrando una discreta tenuta.
Anche se una crescita sostenuta degli utili gioca, di solito, a favore delle azioni, riteniamo che le aspettative sul calo dei tassi d’interesse e le promesse dell’IA stiano spingendo gli investitori ad assumere più rischi di quanto sia giustificato. In altre parole, è possibile che gli investitori stiano prestando troppa attenzione alle notizie, sottovalutando i rischi reali.
Lo dimostrano le aspettative di volatilità, così come i rendimenti fattoriali. Dopo la correzione di mercato di aprile, il CBOE Volatility Index (VIX) – un’importante misura della volatilità attesa sul mercato azionario statunitense – è sceso notevolmente. Intanto, le azioni di qualità hanno sottoperformato a livello globale rispetto ad asset più speculativi come i titoli cripto e quelli delle società tecnologiche non redditizie. Inoltre, i rendimenti fattoriali mostrano che i titoli ad alto beta, ad alta volatilità e ad alta leva finanziaria appartenenti ai quintili più elevati hanno sovraperformato rispettivamente quelli dei quintili più bassi, in ciascun caso con un ampio margine. All’opposto, i titoli ad alto dividend yield e margini di profitto elevati sono generalmente rimasti indietro.
Il mercato sembra pensare che i rischi maggiori siano stati ormai superati. Eppure, i dazi e le questioni commerciali che hanno innescato l’estrema volatilità di aprile non sono stati ancora risolti. L’autorità del Presidente Trump di introdurre dazi in modo unilaterale è stata ripetutamente contestata nei tribunali, e il suo ricorso agli ordini esecutivi per l’attuazione di queste misure è ancora al vaglio delle autorità giudiziarie.
Finché non si arriverà a una soluzione, le dinamiche commerciali che hanno pesato sui mercati in precedenza rimarranno un rischio troppo grande per essere ignorato. Se aggiungiamo a questo il rallentamento della crescita, la debolezza del mercato del lavoro, le sfide all’indipendenza della Fed e le continue tensioni geopolitiche, riteniamo che ci siano abbastanza incognite che richiedono una certa cautela.
Da dove viene, quindi, la grande fiducia che si respira sul mercato? Dall’8 aprile il sentiment è stato notevolmente influenzato dalle revisioni al rialzo delle stime sugli utili, dai solidi risultati del secondo trimestre, dai vantaggi del deprezzamento del dollaro per le imprese statunitensi e dalle aspettative di maggiori sgravi fiscali per le large cap americane. A nostro avviso, è probabile che l’entusiasmo che ne è seguito abbia spinto gli investitori a formulare previsioni troppo rosee per gli asset più rischiosi, il che potrebbe non essere giustificato in un’ottica di lungo periodo.
Le mega cap statunitensi divergono nonostante l’impennata dei titoli tech
Il clima di propensione al rischio ha messo le ali ai titoli tecnologici statunitensi, che hanno guadagnato oltre il 50% dai minimi dell’8 aprile. Al contempo, le Magnifiche sette (o “Mag7”) hanno registrato performance divergenti, poiché gli investitori hanno premiato le aziende che stanno investendo maggiormente nell’IA e prestando maggiore attenzione alla propria esposizione non solo alle guerre commerciali, ma anche alle valutazioni. Di fronte alla continua divergenza dei loro corsi azionari, è dunque essenziale adottare un approccio selettivo alle mega cap a stelle e strisce.
Al di là delle Mag7, riteniamo che le recenti tendenze stiano creando opportunità in altri segmenti di mercato.
Un settore che, a nostro avviso, merita uno sguardo più approfondito è quello della sanità, che di recente ha sottoperformato ma che potrebbe costituire una fonte di crescita stabile nei prossimi anni. I titoli sanitari, in genere, presentano metriche di qualità elevate; negli ultimi vent’anni, inoltre, il comparto ha registrato tassi di crescita degli utili tra i più alti a livello settoriale. L’IA potrebbe inoltre costituire un nuovo catalizzatore di crescita in questo settore, grazie allo sviluppo di una serie di nuove applicazioni che mirano a migliorare i risultati per i pazienti.
Analogamente, i titoli con dividendi in crescita e dividend yield elevati potrebbero riservare sorprese positive, specialmente nel quadro di un allentamento monetario. Quando i tassi scendono, gli investitori cercano di norma fonti alternative di rendimento, e questo può alimentare la domanda di titoli azionari generatori di reddito. A nostro avviso, questa ricerca dovrebbe estendersi su scala globale, anche perché molte aziende statunitensi preferiscono effettuare riacquisti di azioni, un’operazione considerata più efficiente in termini fiscali.
Di fronte a una miriade di incertezze, riteniamo che anche le azioni difensive meritino attenzione. I titoli che subiscono minori perdite nelle fasi di ribasso hanno meno terreno da recuperare nelle fasi di ripresa, e dunque hanno maggiori chance di accumulare rendimenti più elevati nei rally successivi. Nel tempo, questo andamento regolare può offrire risultati resilienti, aiutando gli investitori a rimanere sul mercato anche nelle fasi di turbolenza.
Deglobalizzazione non deve per forza far rima con destabilizzazione
Il reshoring delle catene di fornitura dettato dalle tensioni commerciali ha inaugurato una nuova era di deglobalizzazione. Un’economia globale integrata, contrassegnata dal libero scambio e da basse barriere commerciali, presenta numerosi vantaggi. Anche la deglobalizzazione, però, può creare opportunità per gli investitori attivi.
Le correlazioni tra i mercati regionali dipingono un quadro interessante. Dalla metà degli anni ‘90 all’inizio degli anni 2000, queste sono aumentate notevolmente, in concomitanza con il picco della globalizzazione. Ciò significa che i mercati di Stati Uniti, Europa, Giappone e Paesi emergenti si sono mossi tendenzialmente di concerto, con poca variabilità dei rendimenti tra le diverse aree geografiche. Negli ultimi anni, tuttavia, tale convergenza tra i mercati regionali ha cominciato a diminuire (cfr. Grafico). Se la deglobalizzazione dovesse proseguire senza ostacoli, è probabile che le correlazioni tornino in linea con le medie di lungo periodo.
La deglobalizzazione, sommata al deprezzamento del dollaro, depone decisamente a favore di una maggiore diversificazione internazionale. Un buon esempio è quello della Cina. Il ritiro delle aziende occidentali dai mercati cinesi potrebbe spianare la strada a una maggiore innovazione nel Paese, creando opportunità in ambito azionario che altrimenti non sarebbero esistite. Inoltre, nonostante le pressioni esercitate dei dazi, il Paese del Dragone ha incrementato la propria quota di esportazioni globali rafforzando le vendite verso altri mercati emergenti.
Analogamente, il reshoring delle catene di fornitura nel Nuovo Continente può dare slancio alla domanda di aziende e fornitori di logistica complementari. Alcune imprese globali con operazioni negli Stati Uniti, come ad esempio i produttori di elettronica e beni di consumo con un’ampia base produttiva negli USA, potrebbero persino beneficiare dell’aumento delle barriere commerciali. Crediamo che una strategia con copertura in USD possa aiutare gli investitori statunitensi ad accedere ai mercati internazionali riducendo il rischio valutario.
Adottare un approccio più strategico agli investimenti azionari
Da qualche tempo i mercati azionari stanno giocando alla roulette. I continui dietrofront sui dazi, la politica della Fed e l’entusiasmo per l’IA si sono contesi l’attenzione degli investitori. Tuttavia, con alcuni settori ipercomprati e altri sottovalutati, crediamo che un approccio azionario strategico dovrebbe privilegiare attivamente le società con modelli di business competitivi e flussi di utili regolari, ricercando al contempo fonti diversificate di rendimento potenziale.
I trend degli utili e delle valutazioni segnalano la presenza di maggiori opportunità. Mentre negli ultimi trimestri la crescita dei profitti delle imprese a stelle e strisce ha superato quella delle aziende non statunitensi di un margine considerevole, le stime di consensus lasciano intravedere un cambiamento. In effetti, la crescita dei profitti al di fuori degli USA dovrebbe portarsi in linea con quella americana nei prossimi trimestri (cfr. Grafico). Al tempo stesso, le azioni non statunitensi, rappresentate dall’MSCI EAFE Index, sono scambiate con uno sconto del 32% rispetto all’S&P 500, ben superiore alla media storica.
Nei prossimi mesi, i gestori attivi potranno individuare titoli sottovalutati e opportunità interessanti in imprese di alta qualità di tutto il mondo che altrimenti rischierebbero di passare inosservate. Analizzando a fondo i fondamentali aziendali, è possibile costruire portafogli che aiutino i clienti a prosperare anche nel clima di incertezza che ci attende. Di fronte al rallentamento della crescita economica e ai molteplici rischi che si stagliano all’orizzonte, non è certo il momento di abbassare la guardia.