Outlook obbligazionario: ampliare lo sguardo

01 luglio 2025
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USA e non solo, per portafogli obbligazionari ben diversificati

Il debito degli Stati Uniti e il biglietto verde sono reduci da alcuni mesi volatili, durante i quali gli improvvisi dietrofront sulla politica commerciale e fiscale hanno destato qualche apprensione in merito allo status di bene rifugio degli asset denominati in dollari USA. Gli investitori obbligazionari alle prese con la volatilità legata ai dazi potrebbero, secondo noi, voler adottare un approccio globale ben diversificato.

Non abbiamo certo l’intenzione di decretare la fine del ruolo preminente del dollaro nell’economia mondiale. L’USD è ancora la valuta più liquida del mondo, sostenuta da mercati dei capitali che non hanno pari per spessore.

Come se non bastasse, non si scorge un candidato credibile che possa rimpiazzare il dollaro. In aggiunta, non vi sono molte indicazioni che i gestori delle riserve globali stiano vendendo Treasury denominati in USD, anche se è possibile che alcuni vogliano coprire l’esposizione in dollari associata a questi titoli. Per gli investitori che gestiscono attentamente il rischio di duration, i Treasury denominati in dollari continueranno a rappresentare un elemento di stabilità nelle fasi di stress.

Cambiamenti di policy: affrontare l’imprevedibilità

Tuttavia, se c’è una vulnerabilità nell’armatura del dollaro, questa è a nostro avviso la crescente imprevedibilità della politica statunitense. La portata dei dazi annunciati dal presidente Trump in aprile, ad esempio, ha colto i mercati di sorpresa; le giravolte politiche e le sospensioni temporanee che si sono susseguite da allora hanno intensificato la sensazione di sballottolamento.

A metà giugno, con l’inizio degli attacchi aerei israeliani contro le infrastrutture militari e nucleari iraniane (poi integrati da attacchi mirati degli Stati Uniti), i Treasury USA hanno inizialmente segnato un rialzo di pari passo con l’oro. Poco dopo, però, i rendimenti sono aumentati, in parte sulla scia dei timori in merito a potenziali interruzioni delle forniture petrolifere.

Sul versante dei conti pubblici, si prevede che la nuova legge di bilancio (ribattezzata “the One Big Beautiful Bill Act”) comporterà un aumento del disavanzo in una misura compresa tra i 1.500 e i 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio, in quanto gli sgravi fiscali proposti supereranno i potenziali risparmi derivanti dai tagli alle sovvenzioni per l’energia pulita e a Medicaid.

L’adozione di un approccio globale potrebbe favorire la generazione di reddito e ridurre la volatilità

Gli investitori che nutrono preoccupazioni sui dazi e che si interrogano sulla tenuta dell’eccezionalità statunitense potrebbero trovare opportunità nelle obbligazioni globali. Con un’allocazione obbligazionaria globale gli investitori hanno accesso a una gamma più ampia di emittenti, profili creditizi e curve dei rendimenti, che potrebbero favorire la generazione di un reddito maggiore con una minore volatilità.

In aggiunta, i diversi paesi presentano condizioni economiche, monetarie e d’inflazione differenti. Per gli investitori, questi diversi andamenti possono tradursi in flussi di rendimento meno correlati e fonti alternative di reddito e rischio. Ciò potrebbe spiegare perché i dati recenti segnalano che gli investitori privati negli Stati Uniti hanno cominciato a incrementare l’esposizione alle obbligazioni globali (cfr. Grafico).

La domanda di obbligazioni globali da parte degli investitori privati statunitensi è in aumento
Flussi netti per categoria nei tre mesi precedenti (migliaia di USD)
Line chart shows retail purchases of global bonds exceeding those of core US bonds in April.

Al 30 aprile 2025
Fonte: Simfund e AllianceBernstein (AB)

A nostro parere, gli investitori che optano oggi per un portafoglio obbligazionario globale assumono un’esposizione maggiore alle politiche orientate alla crescita. Infatti, quest’anno molte banche centrali mondiali hanno cominciato a ridurre i tassi d’interesse, anteponendo la volontà di stimolare la crescita agli sforzi per riportare l’inflazione verso gli obiettivi a lungo termine. La Banca centrale europea (BCE) ha tagliato i tassi otto volte in questo ciclo, da Giugno 2024, abbassando il tasso di policy al 2%. Un livello inferiore di 200 punti base (pb) rispetto all’omologo statunitense, il tasso sui Fed Fund.

Negli Stati Uniti, né la politica monetaria né quella fiscale hanno stimolato la crescita. La Federal Reserve sembra voler attendere ulteriori prove di un avvicinamento dell’inflazione al proprio obiettivo a lungo termine prima di procedere a un taglio dei tassi, con almeno un paio di interventi, secondo le nostre previsioni, nel corso di quest’anno. Sul fronte fiscale, riteniamo che l’ossessione dell’amministrazione Trump per i dazi e l’immigrazione avrà effetti negativi sulla crescita.

Per gli investitori obbligazionari, non sono solo i dazi che contano, ma anche il ritmo della variazione delle aliquote tariffarie. Ogni nuova serie di dazi imposti, sospesi o rinegoziati altera il contesto economico e l’esposizione delle singole imprese.

Nulla di tutto questo implica che i Treasury abbiano smesso di svolgere un ruolo fondamentale nelle allocazioni obbligazionarie. Siamo fermamente convinti che questi titoli continueranno a evidenziare una correlazione negativa con gli asset rischiosi nelle fasi più critiche, offrendo al contempo un’opportunità interessante per incrementare l’esposizione alla duration. Tuttavia, nell’incerto contesto odierno, un approccio globale sembra essere ragionevole nella misura in cui permette di allargare il ventaglio di opportunità.

Sei strategie per restare sul pezzo

  1. Gestire la duration.

     

    Prevedere la direzione dei rendimenti obbligazionari nel breve periodo è arduo. La nostra attenzione, tuttavia, rimane concentrata sul medio periodo e consigliamo agli investitori di fare lo stesso. Storicamente, l’allentamento delle politiche monetarie ha portato a un calo dei rendimenti. Per questo, a nostro parere, è probabile che le obbligazioni registrino un aumento delle quotazioni sulla scia del calo tendenziale dei rendimenti nei prossimi 2-3 anni in gran parte delle aree geografiche.

    Secondo le nostre analisi la domanda di obbligazioni, considerata la quantità di denaro detenuta in forma liquida in attesa di un punto di ingresso, potrebbe restare eccezionalmente robusta. Al 17 giugno, era investita in fondi comuni monetari statunitensi la cifra record di 7.020 miliardi di dollari, residuo della strategia “T-bill and chill” popolare nel periodo di aggressivo rialzo dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali. Ora che i tassi del mercato monetario sono in calo, prevediamo che nei prossimi anni circa 2.500-3.000 miliardi di dollari torneranno sul mercato obbligazionario.

    La nostra previsione è che i titoli obbligazionari, che di recente avevano assunto nuovamente il loro ruolo di ancora di salvezza, manterranno tale ruolo. A nostro avviso, in altre parole, la duration sarà correlata negativamente all’andamento dei titoli azionari e dovrebbe costituire parte di qualsiasi asset allocation complessiva.

    Agli investitori i cui portafogli sono orientati verso le brevissime scadenze suggeriamo di aumentare la duration, o sensibilità alle variazioni dei tassi d’interesse, del portafoglio. Al diminuire dei tassi d’interesse, la duration può giocare a favore dei portafogli offrendo maggiori aumenti di prezzo. I titoli di Stato, la fonte più pura di duration, offrono inoltre un’abbondante liquidità e in passato hanno contribuito a compensare la volatilità del mercato azionario.

    Ma non basta impostare la duration e poi dimenticarsene. Quando i rendimenti sono più alti (e i prezzi delle obbligazioni più bassi), conviene aumentare la duration, mentre quando i rendimenti sono più bassi (e i prezzi più alti) è meglio ridurla. Occorre inoltre ricordare che anche qualora i tassi dovessero salire rispetto ai livelli odierni, gli attuali rendimenti di partenza elevati rappresentano una protezione contro eventuali flessioni dei prezzi.

  2. Pensare in un’ottica globale..


    Con il divergere delle politiche monetarie le opportunità idiosincratiche aumenteranno a livello globale così come i potenziali vantaggi offerti dalla diversificazione tra i diversi cicli economici e dei tassi d’interesse.

  3. Porre enfasi sulla qualità del credito.


    In questo contesto di incertezza, il credito ha dimostrato maggiore tenuta rispetto alle azioni. Nel mese di aprile, in seguito all’annuncio dei dazi, gli spread dei titoli investment grade e high yield si sono ampliati, ma da allora si sono ridotti.


    Quando si formulano previsioni sui mercati creditizi riteniamo sia più importante concentrarsi sui livelli di rendimento che sugli spread. Storicamente, il rendimento si è rivelato un miglior indicatore delle performance nei 3-5 anni successivi rispetto agli spread, anche in contesti di mercato molto complessi. Attualmente, inoltre, i rendimenti di tutti gli asset sensibili al credito si collocano su livelli elevati e dunque interessanti.

    Tuttavia, nelle attuali condizioni occorre un’attenta selezione dei titoli. Il mutamento di politiche e normative, così come la debolezza della crescita economica, non influirà su tutti i settori e le aziende in maniera uniforme. I settori di energia e finanza, ad esempio, andranno verosimilmente incontro a una minore regolamentazione, mentre quelli più dipendenti dalle importazioni, come la vendita al dettaglio, potrebbero sperimentare difficoltà.

    Riteniamo opportuno sottopesare i settori ciclici, gli emittenti con rating CCC (da cui proviene buona parte dei default) e il debito cartolarizzato a minor rating trattandosi delle aree più vulnerabili in un contesto di rallentamento economico. Un mix di settori a più alto rendimento in tutto lo spettro dei rating (compresi titoli corporate, debito dei mercati emergenti e strumenti cartolarizzati) può fornire ulteriore diversificazione.

  4. Adottare un assetto bilanciato.

     

    Riteniamo che i titoli di Stato e i settori sensibili al credito possano oggi giocare un ruolo importante all’interno dei portafogli. Tra le strategie più efficaci ci sono quelle che abbinano i titoli di Stato e altri asset sensibili ai tassi d’interesse con asset creditizi orientati alla crescita in un unico portafoglio gestito in modo dinamico.

    Questo abbinamento sfrutta la correlazione negativa tra i titoli di Stato e gli asset orientati alla crescita contribuendo inoltre a mitigare rischi di coda come il ritorno di un’inflazione estrema o un crollo economico. Unire asset diversificati in un unico portafoglio rende più semplice gestire l’interazione tra i rischi di tasso e di credito e privilegiare ora la duration ora il credito a seconda del mutamento delle condizioni di mercato.

  5. Seguire un approccio sistematico in ottica complementare.


    Il contesto odierno accresce anche il potenziale di alfa associato alla selezione dei titoli. Gli approcci sistematici attivi all’obbligazionario possono aiutare gli investitori a cogliere queste opportunità.

    Le strategie sistematiche fanno leva su una serie di fattori predittivi, come il momentum, che non sono colti in modo efficiente attraverso gli investimenti tradizionali. Poiché gli approcci sistematici dipendono da fattori di performance differenti, riteniamo che i loro rendimenti possano essere complementari a quelli delle strategie attive tradizionali. Queste strategie, inoltre, sono impassibili, non essendo soggette all’impatto emotivo delle notizie di attualità. 

  6. Proteggersi dall’inflazione.


    Siamo del parere che gli investitori dovrebbero valutare la possibilità di aumentare le allocazioni nelle strategie di protezione dall’inflazione, considerando l’alto rischio di future fiammate inflazionistiche, gli effetti corrosivi dell’inflazione e l’accessibilità economica di un’esplicita copertura dall’inflazione.

Agilità e un approccio attivo per cogliere le opportunità

Gli investitori, a nostro avviso, devono imparare a convivere con mutevoli aspettative sulle politiche economiche e turbolenze a breve termine, posizionando al contempo i propri portafogli per sfruttare le opportunità create dalle fasi di maggiore volatilità.

E, soprattutto, tenere sott’occhio trend di più ampio respiro come una crescita economica in via di rallentamento, rendimenti di partenza interessanti e domanda repressa. A nostro avviso, siamo in presenza di un contesto favorevole per gli investitori obbligazionari, e crediamo che le condizioni attuali potrebbero dimostrarsi premianti per chi saprà trarne vantaggio.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.