Compensazioni di carbonio: prossima frontiera degli investimenti ESG?

27 giugno 2022
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Al momento le compensazioni di carbonio risultano marginali tra le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) ma, con sempre più Paesi e aziende che si prefiggono obiettivi volti allo zero netto, iniziano a destare attenzione tra gli investitori quale strumento per accelerare la riduzione delle emissioni. La crescente domanda ha determinato prezzi record in alcuni mercati.

Da decenni le aziende si affidano alle compensazioni per evitare o ridurre le emissioni. Storicamente associate al principio “cap and trade” (compliance), le compensazioni vengono scambiate a livello globale in due modi: sotto forma di quote tra aziende per rispettare i limiti di emissione obbligatori o nell’ambito di varie iniziative dei mercati volontari volte a ridurre le emissioni. Le compensazioni si dividono in due grandi categorie: quelle industriali e quelle basate sulla natura. Il solare e l’eolico, ad esempio, appartengono alla prima categoria, mentre la piantumazione rientra nella seconda (cfr. grafico).



Attualmente, in tutto il mondo esistono 68 mercati compliance, che rappresentano circa il 23% delle emissioni totali di gas serra. L’ingente domanda supera l’offerta e in alcuni mercati i prezzi hanno raggiunto nuovi massimi. Nel 2021 sono stati raccolti circa 84 miliardi di USD tramite il sistema del carbon pricing, rispetto ai 53 dell’anno precedente, e si prevede una rapida crescita soprattutto nel mercato volontario, dove le aziende acquistano crediti tramite iniziative di riduzione delle emissioni non necessariamente legate a regimi normativi. Secondo la Banca Mondiale, infatti, nel 2021 l’attività di compensazione del mercato volontario raggiungerà per la prima volta i 1.000 miliardi di USD.

Iniziano a delinearsi parametri e norme

Le compensazioni stanno diventando un’asset class a sé stante. Con l’aiuto delle autorità di regolamentazione e di altri gruppi che contribuiscono a codificare alcune norme, stanno nascendo mercati specifici.

Le linee guida dell’Institutional Investors Group on Climate Change, ad esempio, definiscono le migliori prassi per l’engagement aziendale e l’allocazione del capitale. La recente conferenza globale sui cambiamenti climatici COP26 si è conclusa con il primo accordo multinazionale sugli standard di negoziazione, che prevedono regole più chiare per facilitare l’arbitraggio tra le giurisdizioni dei mercati sviluppati ed emergenti, aspetto considerato fondamentale per migliorare la legittimità e l’adozione a livello globale.

Negli Stati Uniti, le norme proposte dalla SEC in materia di informativa sugli impatti dei cambiamenti climatici introdurrebbero l’obbligo di rendicontazione delle compensazioni nei bilanci annuali: un reale passo avanti verso una maggiore trasparenza e responsabilità. La mossa ha suscitato un interesse e dibattito tali da indurre la SEC a prorogare in via eccezionale il periodo di presentazione dei commenti.

Maggiore consapevolezza degli investitori in merito al ruolo delle compensazioni tra le questioni ESG

Anche l’interesse degli investitori nei confronti delle compensazioni è in costante crescita, in quanto si intensifica l’enfasi sugli impegni aziendali volti ad affrontare i cambiamenti climatici e si propongono più soluzioni. L’attivismo degli azionisti nei confronti dell’ESG dovrebbe aumentare nei prossimi anni, con una notevole pressione sul fattore “E”. Cresce, infatti, il numero di investitori consapevoli di quanto le compensazioni possano avere un impatto diretto sul flusso di cassa, sulla reputazione e sulla posizione legale di un’azienda, oltre che su altre variabili (cfr. grafico). Quindi, quando il Carbon Disclosure Project riporta che solo 100 aziende sono responsabili del 71% delle emissioni mondiali di gas serra, gli azionisti sono fortemente motivati a sostenere misure di contrasto efficaci. Prevediamo che questi scambi sulle compensazioni saranno sempre più presenti nei voti per delega.

Permangono lacune nel controllo della qualità

Le nuove linee guida e la crescente consapevolezza degli investitori supportano lo sviluppo delle compensazioni di carbonio, ma riteniamo che sia importante concentrarsi sia sulla qualità che sulla quantità. Alcune compensazioni vengono verificate da un ente normativo o di certificazione autorizzato dal governo, come l’Australian Carbon Farming Initiative o il California Air Resources Board, altre da enti di certificazione non profit come Gold StandardVerraAmerican Carbon Registry o Climate Action Reserve.

Tuttavia, affinché le compensazioni diventino mainstream, gli investitori necessiteranno di maggiori indicazioni, per capire, ad esempio, se una compensazione contribuirà a ridurre realmente le emissioni di carbonio oppure non farà che livellare la crescente produzione di emissioni di un’azienda. Nel 2021 è stata prodotta a livello mondiale la cifra record di 37 miliardi di tonnellate di CO2, la più alta mai registrata dal Mauna Loa Observatory delle Hawaii in 64 anni di attività. Gli investitori che desiderano fare la loro parte utilizzando le compensazioni di carbonio avranno quindi bisogno di parametri affidabili per determinarne l’efficacia.

Inoltre, è importante valutare l’impatto delle compensazioni sugli stakeholder, poiché le attività di riduzione delle emissioni di carbonio apportano benefici locali, come la creazione di posti di lavoro e la conservazione della biodiversità, creando così una maggiore permanenza e legittimità e contribuendo a minimizzare le minacce esterne. Sebbene tali progetti abbiano un costo maggiore, potrebbero comportare meno rischi.

Alcuni dei nuovi criteri di misurazione sembrano promettenti. Diversi fornitori di dati ESG incorporano i prezzi delle emissioni di carbonio in vari scenari di temperatura per valutare la transizione di un’azienda verso lo zero netto. Anche il mondo accademico fa la sua parte: la Columbia Climate School collabora con AllianceBernstein per formare investitori e gestori sulle compensazioni di carbonio e su altre questioni correlate al clima; il CoolClimate Network di UC Berkeley condivide il suo quadro di valutazione della qualità (cfr. grafico). Un pericolo è però rappresentato dal doppio conteggio, evento alquanto comune data la mancanza di norme chiare al riguardo. Ad esempio, gli acquirenti potrebbero accreditare la stessa compensazione in ambiti diversi dei loro inventari delle emissioni, oppure lo stesso credito potrebbe essere conteggiato più volte in diverse giurisdizioni. L’adozione di un’amministrazione globale più uniforme, concordata durante la COP26, dovrebbe però evitare che ciò accada.



Servirà tempo prima che le compensazioni di carbonio diventino delle opzioni di asset allocation per l’investitore medio, ma una maggiore trasparenza, la determinazione di prezzi e altri standard di mercato hanno dato loro una meritata visibilità. Riteniamo che valga la pena esaminarle attivamente in un contesto più ampio di investimenti ESG. La loro abbondanza a livello globale può incoraggiare in particolare flussi di capitale verso stakeholder di Paesi in via di sviluppo e contribuire a facilitare un più ampio raggiungimento degli SDG. Se attuate correttamente, le compensazioni svolgono un importante ruolo di supporto nella lotta al riscaldamento globale, soprattutto quando la riduzione delle emissioni di anidride carbonica avviene per gradi e non nell’immediato.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.