Ciò fa seguito ai diversi episodi di turbolenza sui mercati registrati negli ultimi anni, dal congelamento dell’attività economica causato dal Covid-19 nel 2020 all’impennata dell’inflazione seguita alla pandemia nel 2022. Al tempo stesso, i rischi sui mercati azionari sono stati esacerbati dall’estrema concentrazione dei listini statunitensi, causata dal dominio delle mega cap a stelle e strisce. Spesso l’incertezza sfocia in condizioni di mercato instabili che possono dissuadere gli investitori dall’assumere più rischio alla ricerca di un potenziale rendimento.
Questa situazione mette molti investitori in difficoltà. Che si tratti di un singolo che risparmia per il proprio futuro, di un piano pensione in carenza di fondi o di una compagnia assicurativa che affronta requisiti patrimoniali più rigidi e difficoltà nel matching tra attivi e passivi, gli investitori non tollerano oscillazioni di mercato estreme, né tanto meno la prospettiva di perdere denaro. Vogliono che i loro investimenti diano frutti nel lungo periodo.
Generare un flusso di rendimenti più regolare
Le strategie che puntano espressamente a ridimensionare il rischio di ribasso possono soddisfare gran parte delle loro esigenze. Si tratta di soluzioni che funzionano grazie a una semplice combinazione del compounding e di una riduzione del rischio associato alla volatilità. I titoli che registrano perdite minori nelle fasi di ribasso hanno meno terreno da recuperare quando il mercato riprende quota. Di conseguenza, si trovano in una posizione migliore per accumulare rendimenti più elevati durante i successivi rally. Nel tempo, questo flusso di rendimenti più regolare può finire per battere il mercato.
Un indicatore noto come tasso di partecipazione ai rialzi/ribassi aiuta a spiegare come preservare il capitale nel breve periodo può, di fatto, determinare una sovraperformance a lungo termine. Immaginiamo un ipotetico portafoglio azionario globale che ha colto il 90% di ogni rally di mercato e ha partecipato ai ribassi solo nella misura del 70%. Quali sarebbero i risultati di lungo periodo di questo portafoglio?
Si potrebbe pensare a una sottoperformance, ma sarebbe sbagliato. Come mostra il Grafico 1, 100 dollari investiti in questo portafoglio nel 1986 sarebbero diventati 7.368 dollari di capitale a fine giugno 2025, con una volatilità ridotta. Si tratta di quasi tre volte il capitale generato dall’MSCI World Index.
Non è certo semplice costruire un portafoglio che, nel corso del tempo, sia in grado di cogliere più potenziale di rialzo durante i rally di mercato rispetto alle perdite archiviate nelle fasi ribassiste. Secondo la nostra esperienza, il segreto del successo di un modello 90%/70% risiede nella capacità di individuare titoli di qualità elevata con andamenti stabili delle quotazioni e prezzi interessanti (caratteristiche sintetizzate con l’acronimo “QSP”, che sta per qualità, stabilità e prezzo), oltre che di modificare in maniera dinamica le esposizioni al variare dei rischi e dei fondamentali.