Inflazione: la microeconomia ci dice che è transitoria

01 luglio 2021
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L’inflazione statunitense ha continuato a salire a maggio, con l’Indice core dei prezzi al consumo (IPC) in aumento dello 0,7% su base mensile e del 3,8% su base annua – il tasso annuo più elevato da oltre 25 anni. Comprensibilmente questo trend è motivo di preoccupazione tra gli investitori. Anche un’inflazione leggermente più elevata erode il valore reale dei rendimenti degli investimenti e spesso determina un aumento dei tassi d’interesse. Ma l’inflazione è destinata a restare elevata? Secondo noi no.

A nostro avviso questo balzo dell’inflazione è temporaneo. Ci aspettiamo che gli aumenti dei prezzi rallentino il passo nel corso dell’anno e che, con l’allentamento dei vincoli di approvvigionamento indotti dalla pandemia, l’offerta raggiunga la domanda, riducendo la pressione sui prezzi. Questa è la tesi dell’inflazione transitoria che abbiamo argomentato dal punto di vista macroeconomico.

Per verificare la nostra ipotesi, abbiamo tuttavia analizzato più attentamente i dati sottostanti, società per società, in modo da comprendere la tesi dal punto di vista microeconomico. I dati delle imprese potrebbero darci una versione diversa?

Elaborazione del linguaggio naturale: sfruttare il potere dei Big Data

Costruire una tesi microeconomica per l’inflazione è come esaminare ogni granello di sabbia in una spiaggia e poi riunire i dati per creare un’immagine del litorale. L’elaborazione di un insieme di dati tanto esteso richiede una soluzione basata sui Big Data. Nel nostro caso abbiamo utilizzato l’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), che permette ai computer di dare un senso al contenuto di documenti scritti.

Abbiamo iniziato con un’analisi NLP di quasi 30.000 trascrizioni degli annunci sugli utili di 3.200 società statunitensi quotate in borsa. Abbiamo identificato tutte le discussioni dei management sull’inflazione, sui fattori trainanti dell’inflazione e sulle modalità di adattamento dei management team. Inoltre, abbiamo analizzato le parole e le espressioni utilizzate nei discorsi sull’inflazione in modo da comprendere i possibili effetti in termini di margine. Di seguito presentiamo gli esiti di tale ricerca.

In primo luogo, l’inflazione è stata citata tre volte più spesso a febbraio 2021 rispetto a gennaio 2021 e a febbraio 2020, poiché le pressioni sui costi hanno iniziato a calamitare l’attenzione dei management. I settori di beni di consumo e prodotti industriali sono quelli in cui l’inflazione è citata più frequentemente. Questo era prevedibile dato il maggiore impatto delle chiusure su beni e servizi.

In secondo luogo, al momento le società sembrano aver assorbito gran parte dell’aumento dei costi, evitando di trasferirlo sugli acquirenti. Lo vediamo nel contesto in cui si menziona l’inflazione che, nel complesso, propende verso un tono neutrale o negativo in termini di margine. Viceversa un tono positivo lascerebbe intendere che l’inflazione dei costi potrebbe essere trasferita ai consumatori sotto forma di inflazione dei prezzi.

In terzo luogo, i management team ritengono che gran parte dell’inflazione dipenda dalle perturbazioni nei mercati del lavoro e nella catena di approvvigionamento (cfr. Grafico). Dal nostro punto di vista, questo tipo di pressioni sarà temporaneo, dato il proseguimento delle campagne vaccinali, la riapertura delle scuole e il ritiro nei prossimi mesi dei sussidi di disoccupazione potenziati che porterà i lavoratori a reinserirsi tra la forza lavoro.

Inflation drivers by share for major sectors. As share of whole, labor and supply chain comprise 35%. Commodities is 39%.

Sotto la lente: gli approfondimenti degli analisti creditizi

Sapere cosa pensano i management team delle società è solo l’inizio e quindi ci siamo rivolti ai nostri analisti creditizi bottom-up per avere informazioni sulle pressioni attuali e continue esercitate sui prezzi. A tal fine, abbiamo raggruppato le stime a livello aziendale dei costi di produzione e dei vincoli alla capacità produttiva operate dai nostri analisti per ottenere dati aggregati e per settore relativi all’andamento dell’inflazione.

In sintesi abbiamo riscontrato che, seppur significative, difficilmente le pressioni sui costi saranno permanenti (cfr. Grafico). Circa due terzi delle società USA sono sottoposti per lo meno a una certa pressione sui costi di produzione, mentre l’altro terzo risente di una pressione significativa. Ciononostante i nostri analisti ritengono che queste pressioni siano per lo più temporanee e si esauriranno con la fase di riapertura nel 2021.

Just a third of companies feel “a lot” of input cost pressure. It may be lasting for half of IG and a third of HY businesses.



A livello settoriale, il quadro risulta invece più eterogeneo. Alcuni settori – tra cui compagnie aeree, automotive, strutture ricettive e tempo libero, prodotti industriali, vendite al dettaglio, supermercati e tecnologia – sono soggetti a pressioni moderate o forti sui costi di produzione che probabilmente persisteranno nel 2022 e oltre, anche a riaperture avvenute. Questi settori sono stati tra i più penalizzati dalla chiusura di fabbriche e negozi o dalle restrizioni agli spostamenti all’apice della pandemia.

Molte di queste società hanno la capacità di trasferire l’aumento dei costi di produzione, anche se in misura diversa. In altre parole, in questi settori, l’incremento dei prezzi finali potrebbe persistere più a lungo. Ma il ritmo dell’aumento dei prezzi continuerà ad accelerare? Per stabilirlo, abbiamo esaminato altre due variabili: la velocità di ricostruzione delle scorte depresse e l’intensità dei vincoli alla capacità produttiva.

Di conseguenza, abbiamo scoperto che le imprese hanno generalmente una capacità produttiva inutilizzata sufficiente a evitare una pressione rialzista sostenuta sui prezzi una volta che le catene di approvvigionamento iniziano a normalizzarsi, anche quando è necessario un periodo di tempo prolungato per ricostruire le scorte. Solo il settore tecnologico ha fatto eccezione. Fortunatamente molte società tecnologiche stanno affrontando il problema pianificando un aumento della capacità produttiva il prossimo anno.

A fronte di settori in cui le pressioni sui costi potrebbero essere persistenti, altri settori oggi soggetti a intense pressioni sui costi potrebbero invece riscontrare una rapida attenuazione di questo fenomeno. Ad esempio, l’aumento dei prezzi di beni primari, edilizia residenziale, prodotti di consumo e alimentari e bevande è principalmente dovuto all’incremento delle materie prime sottostanti. E dal mercato dei futures su materie prime sappiamo che questo aumento dei prezzi sarà temporaneo.

Un balzo transitorio dell’inflazione: il fronte microeconomico si allinea a quello macroeconomico

La morale della storia? Alcuni settori potrebbero registrare aumenti sostenuti dei prezzi, ma le prospettive generali sono più rosee.

Le nostre analisi a livello aziendale hanno confermato che le società statunitensi sono soggette a pressioni significative sui costi, dato lo shock delle chiusure per la pandemia. Ma non abbiamo riscontrato alcuna prova convincente di un trend rialzista dell’inflazione anche una volta conclusa la pandemia. In effetti la nostra approfondita osservazione delle imprese statunitensi ci dice che l’attuale incremento dell’inflazione potrebbe attenuarsi.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.