Investire in azioni USA alla vigilia di una nuova era

26 novembre 2024
6 min read
John H. Fogarty, CFA| Co-Chief Investment Officer—US Growth Equities and US Relative Value
Daniel C. Roarty, CFA| Chief Investment Officer—Sustainable Thematic Equities
Cem Inal| Chief Investment Officer—US Large Cap Value Equities; Portfolio Manager—Global Real Estate Securities

I cambiamenti di policy potrebbero ridefinire il potenziale di rendimento delle aziende USA. Ecco come cominciare a ragionare sulle sfide future.

Le azioni statunitensi sono annoverate tra i principali beneficiari dell'agenda politica del presidente eletto Donald Trump. Tuttavia, i cambiamenti di policy richiedono tempo e avranno effetti complessi sulle imprese, sugli utili e sui rendimenti. Come possono prepararsi quindi gli investitori per individuare i rischi e scoprire le opportunità a lungo termine in questo quadro di incertezza?

Quali che siano le opinioni di ciascuno sulle elezioni, il mercato ritiene che la nuova amministrazione sia una buona notizia per le imprese e le azioni statunitensi. Tuttavia, anche se Trump godrà del sostegno di un Congresso repubblicano a lui favorevole, tradurre le promesse elettorali in politiche concrete è sempre difficile e richiederà tempo. 

Il cambiamento top-down richiede una ricerca bottom-up 

In campagna elettorale Trump ha promesso di perseguire politiche quali la sospensione dei sussidi, la proroga degli sgravi fiscali, l'introduzione di nuovi dazi e la riforma della regolamentazione. Anche qualora l'economia continuasse a crescere a un ritmo sostenuto, questo policy mix si tradurrebbe probabilmente in un aumento del disavanzo, con il risultato di complicare potenzialmente l'implementazione di tali misure. 

Prevedere la reale portata del cambiamento politico è un'impresa ardua. Ad esempio, il piano trumpiano di stimolare gli investimenti negli Stati Uniti (incentivando i reinvestimenti da parte delle aziende nazionali come pure gli investimenti diretti esteri) non gioverebbe a tutte le imprese e i settori in modo uniforme. Inoltre, per quanto possa sembrare controintuitivo, riteniamo che la ricerca bottom-up – volta ad appurare l'esposizione delle aziende al cambiamento – sia il modo migliore per individuare i rischi e le opportunità laddove queste politiche vengano attuate integralmente o solo in parte. Persino in questa prima fase, possiamo cominciare a delineare quattro aree di policy principali che sostanzieranno l'analisi fondamentale di settori, comparti produttivi e singole aziende.

  1. Improbabile una revoca immediata dei sussidi 


    Nel mirino di Trump finiranno probabilmente i sussidi introdotti dall'Inflation Reduction Act (IRA) del 2022, uno dei principali provvedimenti del Presidente Joe Biden. Gli incentivi dell'IRA per i veicoli elettrici e le energie rinnovabili sono considerati particolarmente vulnerabili, dato l'esplicito sostegno della nuova amministrazione alla produzione di combustibili fossili e le critiche manifeste alle iniziative ambientali. Se è vero che i sussidi per i veicoli elettrici potrebbero essere a rischio, revocare quelli destinati alle energie rinnovabili sarà molto più difficile, perché diversi progetti di infrastrutture sostenibili hanno creato posti di lavoro negli Stati repubblicani.

    L'IRA non è l'unico sistema di sussidi da monitorare. A ben vedere, tre volte più grande dell'IRA è l'Infrastructure Investment and Jobs Act (IIJA) del 2021, un pacchetto di stimoli da 1.200 miliardi di dollari che sostiene un ampio spettro di progetti e iniziative in ambiti quali i trasporti, l'acqua, l'energia e l'ambiente; di questi fondi, solo un sesto è stato finora erogato. In qualità di investitori, la nostra ricerca mira a distinguere i sussidi che rischiano di essere eliminati da quelli che hanno maggiori chance di sopravvivere.

    Ad esempio, sugli investimenti in infrastrutture fisiche critiche si registra in genere un accordo bipartisan che trascende gli esiti delle elezioni statunitensi. La deglobalizzazione (o multishoring) sta generando un'ondata di investimenti nel settore manifatturiero e nelle relative infrastrutture (elettricità, acqua, trasporti) per sostenere lo sviluppo industriale. Un'amministrazione che voglia imprimere un'accelerazione all'attività economica nazionale sosterrà per definizione anche un'accelerazione degli investimenti in infrastrutture. Siamo del parere che l'ampio sostegno agli investimenti infrastrutturali negli USA possa creare opportunità particolarmente vantaggiose per una selezione di imprese.

    Analogamente, il bipartisan CHIPS Act, che mira a rafforzare l'industria dei semiconduttori negli Stati Uniti, non dovrebbe subire modifiche di rilievo. Approvata nel 2022 con un sostegno trasversale, questa legge prevede sussidi considerati essenziali per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti da tecnologie ritenute vitali per la sicurezza nazionale ma attualmente importate dall'estero.

    In generale, le aziende i cui risultati finanziari dipendono da sussidi a rischio devono essere riesaminate con un occhio critico. In altri casi, si potrebbero trovare opportunità in imprese con operazioni solide che vengono erroneamente considerate suscettibili a un taglio dei sussidi. 

  2. Gli sgravi fiscali non influiscono sulla qualità delle imprese


    Trump ha promesso di mantenere l'aliquota dell'imposta sulle imprese al 21%, come previsto dal Tax Cuts and Jobs Act del 2017. Durante la campagna elettorale, ha anche proposto di ridurla ulteriormente, in determinate condizioni, al 15%. Una riduzione delle imposte sulle società può dare impulso agli utili in tutti i settori. Tuttavia, è rischioso ipotizzare che un aumento degli utili derivante da un taglio delle aliquote fiscali favorisca la redditività a lungo termine e la sovraperformance azionaria, e gli investitori dovrebbero esserne consapevoli.

    Le imprese di bassa qualità o che offrono prodotti/servizi standardizzati (come le banche) spesso trasferiscono ai consumatori, sotto forma di prezzi più bassi, gli aumenti dei margini prodotti dagli sgravi fiscali. Per contro, le imprese di alta qualità godono di vantaggi che in genere vengono accentuati in un contesto di bassa imposizione. Dato che godono spesso di un forte pricing power, queste società possono reinvestire i proventi derivanti dagli sgravi fiscali anziché trasferirne i benefici ai clienti, e migliorare così il potenziale di crescita degli utili e la capacità di generare rendimenti. Gli investitori non dovrebbero lasciarsi sedurre da un aumento improvviso degli utili indotto da una riduzione delle imposte, bensì focalizzarsi sulle caratteristiche aziendali che sostengono il potenziale di rendimento a lungo termine.

  3. Dazi: cosa hanno imparato le aziende?


    Durante la campagna elettorale Trump ha promesso di incentrare la sua politica commerciale sul ricorso ai dazi. Il 25 novembre il presidente eletto ha dichiarato che, una volta insediato, emetterà un ordine esecutivo per introdurre un dazio del 25% su tutte le importazioni provenienti da Canada e Messico, più un ulteriore dazio del 10% sulla Cina. Se attuati, i nuovi dazi potrebbero incentivare le imprese statunitensi con operazioni all'estero a riportare la produzione negli Stati Uniti. L'impatto, tuttavia, sarebbe tutt'altro che lineare: i produttori statunitensi che necessitano di parti prodotte all'estero potrebbero subire un aggravio di costi in assenza di soluzioni immediatamente disponibili a livello nazionale. Queste dinamiche sollevano grandi interrogativi per la ricerca.

    Ancor prima che i dettagli siano resi noti, gli investitori e gli analisti possono valutare l'esposizione di un'azienda ai dazi per area geografica e tipo di prodotto, e formulare così una risposta adeguata. Ciò non significa solo ridurre le posizioni a rischio; in alcuni casi si può trarre vantaggio da anomalie temporanee innescate dalle notizie riguardanti aziende che sembrano destinate a beneficiare del mutamento delle dinamiche di prezzo. Si può anche studiare come le singole imprese hanno gestito il rischio di dazi durante la prima amministrazione Trump e valutare se le loro catene di fornitura siano diventate più resilienti dopo il COVID. Alcune aziende sono più preparate ai cambiamenti che si prospettano, e questo dovrebbe riflettersi nel loro profilo di rischio/rendimento.

    Non c' dubbio che le guerre commerciali e i dazi amplino la gamma di possibili scenari per le imprese e gli investitori. Laddove i rischi sono troppo elevati, gli investitori dovrebbero farsi da parte ed evitare un settore o un'azienda che si trovi direttamente esposta a mutamenti imprevedibili della politica commerciale.

    Se un'impresa è vulnerabile ai dazi, ma ha per il resto un'attività solida, si possono applicare tassi di sconto adeguati che riflettano una valutazione attenta ai rischi. Dopodiché, si può stabilire se il potenziale di rendimento a lungo termine compensa in misura sufficiente tali rischi. Inoltre, si possono calibrare le posizioni nel portafoglio in base alla suscettibilità di un'impresa alle variazioni dei dazi.

  4. La regolamentazione può cambiare le carte in tavola


    La regolamentazione e la deregolamentazione richiedono attenzione in molti settori. Tuttavia, il cambiamento normativo non ha sempre risvolti unidimensionali. Ad esempio, un allentamento delle norme in materia di esplorazione e produzione di combustibili fossili non sarebbe necessariamente una condanna per gli operatori delle rinnovabili. A nostro parere, le iniziative nel campo delle rinnovabili sono dettate principalmente dal miglioramento della convenienza economica anziché dalla regolamentazione, per cui le aziende di questi settori devono essere analizzate caso per caso. Può accadere che i titoli azionari di aziende resilienti operanti nel settore delle rinnovabili risentano dei timori di un'attività normativa sfavorevole, dando vita a opportunità di acquisto.

    All'opposto, un allentamento del controllo normativo potrebbe eliminare un freno per le mega cap tecnologiche nonché per le maggiori banche statunitensi, favorendo una ripresa dell'attività di M&A.

    Agli investitori suggeriamo di tenere d'occhio i candidati alle posizioni chiave del Dipartimento di Giustizia, della Federal Trade Commission e delle agenzie per la salute pubblica, per iniziare a capire la possibile direzione del cambiamento normativo. La nomina di Robert F. Kennedy al ruolo di Secretary of Health and Human Services ha sollevato interrogativi sul settore sanitario, date le posizioni esplicite che ha assunto in passato su questioni come i vaccini e big pharma. La sua nomina potrebbe non essere confermata dal Senato; se però lo fosse, gli investitori dovranno riconsiderare l'impatto su diverse imprese del settore sanitario, dai produttori di tecnologie mediche alle case farmaceutiche. Quale regola generale, nell'eventualità di cambiamenti normativi radicali, è indispensabile focalizzarsi sulle aziende sanitarie con vantaggi commerciali espliciti destinati probabilmente a persistere indipendentemente dagli sviluppi futuri.

    La deregolamentazione è una forza potente che può cambiare le carte in tavola per le imprese di diversi settori, e per decifrarne il potenziale impatto sulle aziende servono solide competenze settoriali. Inoltre, la deregolamentazione dovrebbe giocare a favore della gestione attiva, che consente agli investitori di privilegiare i potenziali vincitori e di ridurre l'esposizione ai probabili perdenti. 


Per le imprese e i titoli azionari statunitensi si prospettano indubbiamente cambiamenti radicali. In un'era di grandi sconvolgimenti, crediamo che sia essenziale attenersi a processi di investimento disciplinati, basati su una ricerca fondamentale sempre aggiornata. Che si preferisca uno stile d'investimento growth, value o tematico, seguire principi chiari per individuare le aziende con fondamentali solidi è a nostro avviso il miglior antidoto all'incertezza. Con un approccio attivo alla selezione dei titoli, alla costruzione del portafoglio e alla gestione del rischio, riteniamo che gli investitori possano adattarsi a un contesto in rapida evoluzione e posizionarsi in modo adeguato per cogliere le mutevoli opportunità che emergeranno nel nuovo scenario politico statunitense.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.