Tiro alla fune tra timori macro ed entusiasmo per l'IA
I rendimenti di mercato nel 2023 riflettono una peculiare combinazione di sentimenti contrastanti. Gli investitori si sono trovati presi tra le incertezze sulle prospettive macroeconomiche e l'entusiasmo per la potenziale capacità dell'intelligenza artificiale (IA) di dare impulso alla crescita di determinate aziende. Fino al terzo trimestre questo clima di entusiasmo ha dilagato, soprattutto negli Stati Uniti, dove i 10 maggiori titoli azionari hanno prodotto la maggior parte dei rendimenti.
C'è da chiedersi, adesso, se il pendolo stia tornando verso i problemi macroeconomici.
Benché l'inflazione sia diminuita, gli investitori sono consapevoli che i tassi d'interesse resteranno probabilmente più elevati di quanto previsto all'inizio dell'anno; ne consegue che i tassi reali sono più alti, il che di solito tende a pesare sulle azioni. Tuttavia, il quadro della crescita e delle politiche economiche differisce notevolmente da una regione all'altra.
Le grandi speranze per la Cina, che ha messo a segno una rapida ripresa dopo la contrazione dovuta al COVID, si sono affievolite ancor più velocemente a fronte del calo della fiducia dei consumatori e delle imprese, degli squilibri del settore degli immobili residenziali e degli scarsi segnali di stimoli governativi. In Europa, dove a settembre la Banca centrale europea ha alzato i tassi, si registrano forti timori di una recessione a livello regionale, soprattutto perché il settore manifatturiero tedesco risente della debolezza della domanda cinese. Negli Stati Uniti, dove la spesa per consumi continua a dar prova di buona tenuta, le condizioni sono fragili e un evento avverso, come la fine del condono dei prestiti a studenti, potrebbe complicare le prospettive. Ciò nonostante, a settembre la Fed ha mantenuto i tassi d'interesse invariati e nelle sue ultime previsioni ha indicato come probabile un atterraggio morbido dell'economia.
In questo contesto, gli investitori azionari si pongono grandi domande. Perché investire in azioni, quando è probabile che i tassi d'interesse rimarranno elevati a lungo? Dovrei posizionarmi in vista di un aumento delle tensioni macroeconomiche o di un atterraggio morbido? Come si valutano i rischi relativi agli utili e alle valutazioni in un mercato che per gran parte dell'anno è stato dominato da un numero ridotto di titoli?
Perché investire in azioni, dopo tutto?
Nel contesto di mercato odierno, è facile che gli investitori siano tentati di tenersi alla larga dagli asset rischiosi. Con i depositi bancari che offrono interessi superiori al 5%, perché assumere il rischio di un'esposizione azionaria? Passi per l'attrattiva a breve termine, ma crediamo che per gli investitori a lungo termine la scelta di evitare il rischio azionario comporti un notevole costo-opportunità.
Le azioni sono anche una fonte di reddito, un obiettivo fondamentale per molti investitori nell'attuale contesto inflazionistico. Il reddito azionario è comunemente misurato dal dividend yield, ma un indicatore migliore, a nostro avviso, è il free-cash-flow (FCF) yield, ovvero la liquidità in eccesso generata da un'azienda al netto di tutte le spese operative.
Oggi il FCF yield delle azioni globali è inferiore al rendimento delle obbligazioni corporate o della liquidità (cfr. Grafico). In un'ottica futura, tuttavia, il quadro appare diverso. Sulla base delle previsioni di consenso, un investitore dovrebbe aspettare appena un anno affinché il FCF yield si porti quasi in linea con il rendimento del Bloomberg Global Aggregate Index, rappresentativo delle obbligazioni societarie. Nel tempo, inoltre, ci aspettiamo che il differenziale di rendimento aumenti.