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Lo stile dimenticato: cos'è accaduto alle azioni value?

12 agosto 2024
4 min read
James MacGregor, CFA| Chief Investment Officer—US Small and Mid Cap Value Equities
Cem Inal| Chief Investment Officer—US Large Cap Value Equities; Portfolio Manager—Global Real Estate Securities

Da anni lo stile value arranca rispetto all'omologo growth, ma in questo periodo ha subito una sorta di rinnovamento.

Che si tratti di Benjamin Graham e David Dodd o di Eugene Fama e Kenneth French, si potrebbe perdonare agli investitori l'occasionale citazione di nomi autorevoli, considerando l'illustre storia di questo stile. Fin dai tempi del New Deal gli investitori continuano a scandagliare i mercati alla ricerca di imprese dai fondamentali solidi, ma scambiate a sconto rispetto al loro valore intrinseco.

Dal punto di vista dei suoi elementi costitutivi, il value è stato uno dei primi fattori azionari isolati da Fama e French all'inizio degli anni '90 sulla base delle caratteristiche proprie di aziende solide con un potenziale di rialzo e valutazioni scontate che hanno prodotto un track record interessante nel tempo. Se facciamo risalire la storia del fattore value alla fine degli anni '20 del secolo scorso usando il modello di Fama e French, notiamo che questo stile ha sovraperformato l'omologo growth del 4,4% in media all'anno.

Tuttavia, in concomitanza con la crisi finanziaria globale, lo stile value è entrato in una fase di ristagno prolungato, mentre gli investimenti growth sono diventati sempre più popolari. Se da un lato le azioni value hanno cominciato a dare segni di ripresa nel terzo trimestre del 2024, per la maggior parte degli ultimi 15 anni lo stile value è stato relativamente trascurato, con afflussi provenienti per lo più da occasionali investimenti passivi in questo fattore. Questi episodi sono stati spesso innescati da eventi macro, quali elezioni e incertezza politica, timori sull'inflazione o altro.

Durante questo periodo poco felice, tuttavia, l'universo value ha subito una sorta di trasformazione.

Uno stile azionario importante si rinnova

Da un lato, la composizione dell'universo value si è evoluta. In passato questo universo ha rispecchiato la composizione dell'economia statunitense, storicamente dominata dal settore manifatturiero. Con la transizione dell'economia verso un modello molto più incentrato sull'informazione e sui servizi, gli indici value si sono adeguati.

Spesso oggi le società value non sono definite tanto da aspetti come gli asset o il rapporto prezzo/valore contabile, ma piuttosto in misura crescente da elementi come il free cash flow, che le imprese basate sulla conoscenza e sui servizi rivolti ai consumatori producono e che a nostro avviso il mercato tende a sottovalutare. Di conseguenza, si è evoluto anche il modo in cui gestori di portafoglio e analisti si misurano con il fattore value.

Naturalmente, l'approccio all'investimento value consiste sempre nello sfruttare la tendenza degli investitori a reagire in modo eccessivo agli investimenti a breve termine. Storicamente questa reazione eccessiva si è concentrata maggiormente sulle imprese in difficoltà in settori sensibili alle condizioni macro, come le banche, l'energia o le vendite al dettaglio, che tendono a rallentare insieme all'economia. Oggi gli investitori reagiscono con poco entusiasmo alla capacità di generazione di utili delle imprese value. A ben vedere, i profitti di queste società continuano a crescere in linea con gli andamenti passati, ma oggi gli investitori sono meno disposti a pagare per tali utili. Di conseguenza, gli investitori value possono accedere a leader di settore con profitti e quote di mercato in espansione, un'elevata redditività e un solido potenziale a lungo termine, scambiati a valutazioni interessanti.

Essenzialmente, nell'universo value c'è crescita.

Un universo in evoluzione genera nuove opportunità

A nostro avviso, queste dinamiche creano opportunità in tutto lo spettro della capitalizzazione di mercato.

Nel segmento delle large cap si trovano aziende ben note le cui metriche finanziarie o i cui modelli di business potrebbero non essere pienamente compresi dagli investitori. Progressive, ad esempio, è una nota impresa assicurativa, ma anche un importante pioniere nell'utilizzo della tecnologia per migliorare le operazioni e la redditività. Molti investitori conoscono Walmart, ma forse non l'entità del suo vantaggio strutturale nel settore dei generi alimentari, compresa la sua continua adozione della tecnologia in molti aspetti della sua attività.

Nell'universo delle small cap si trovano aziende che molti investitori non conoscono, a volte con attività e operazioni ignote ai più. Tutti sanno, ad esempio, che i chip sono un componente indispensabile per il mondo tecnologico, ma la produzione di chip richiede wafer di silicio e i wafer necessitano di collaudo. Form Factor, un fornitore di servizi di test e misurazione per semiconduttori, produce probe card utilizzate per i collaudi. Pertanto, si può dire che l'azienda fa parte della catena di fornitura dell'IA.

Ryman Hospitality Properties potrebbe essere nota per i suoi locali per eventi musicali, ma forse non per il suo business alberghiero, che comprende grandi hotel/centri di intrattenimento facenti parte di un segmento di mercato particolare che richiede competenze specifiche. Una quota significativa del mercato delle mid cap è costituita da imprese che, a nostro avviso, hanno pieno controllo del proprio free cash flow e non sono influenzate da fattori macro, a differenza di settori come l'energia e le banche.

Tempi globali, opportunità value

Molte opportunità a livello di singole aziende sono legate a temi globali di ampio respiro, tra cui spiccano l'onshoring e l'energia. L'enorme sforzo messo in atto dalle imprese per ridurre il rischio delle catene di fornitura riportando molte attività produttive entro i confini nazionali richiede investimenti in diversi ambiti. Tra questi figurano aree come la logistica, i magazzini e i sistemi di gestione delle scorte, nonché le fabbriche e le strade, per non parlare della tecnologia necessaria a gestire il tutto. Molte aziende che forniscono gli elementi necessari a rendere operative le catene di fornitura appartengono all'universo value. Gli investitori in grado di dissezionare questi elementi possono trovare molte opportunità al loro interno.

A nostro avviso, lo stesso vale per l'energia. Che si tratti di facilitare la creazione di capacità per alleviare le carenze di gas naturale o di agevolare la costruzione di nuovi porti per accogliere le spedizioni marittime, dietro le quinte lavorano molte aziende che non potranno che beneficiare di queste tendenze. La diffusione dei data center, in parte necessari per l'IA, impone alle utility di fornire più energia. Inoltre, con la continua espansione delle fonti rinnovabili, è necessario costruire altri impianti e potenziare le reti elettriche. Diverse imprese giocano un ruolo importante in tal senso.

In sintesi, gli investitori che seguono l'S&P 500 potrebbero nutrire preoccupazioni per le valutazioni vicine ai massimi storici e la concentrazione dei rendimenti su una manciata di imprese, in particolare le Magnifiche sette. D'altro canto, il resto del mercato azionario offre quelle che chiamiamo le "Magnifiche altre". Oggi il fattore value sembra appartenere a questo secondo gruppo, con la sua mutata compagine di aziende, il suo solido potenziale di crescita e le valutazioni ragionevoli. Siamo convinti che, con una ricerca diligente, gli investitori attivi possano individuare numerose opportunità di crescita nel segmento value.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.