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4 driver di cambiamento che favoriscono gli USA in ottica multi-asset

07 novembre 2023
4 min read
Karen Watkin, CFA| Portfolio Manager—Multi-Asset Solutions
Edward Williams| Investment Strategist—Multi-Asset Solutions

Per decenni le strategie multi-asset hanno beneficiato dell’esposizione agli USA e continueranno a farlo anche con l’evolversi del contesto mondiale.

La gestione di strategie multi-asset prende in considerazione un ampio spettro di input, dalle tendenze macroeconomiche all’andamento del mercato. Queste strategie comportano inoltre la combinazione di una serie di elementi di base sottostanti al fine di conseguire il risultato auspicato.

L’esposizione a diverse asset class nel mercato statunitense costituisce una parte fondamentale di questo processo e riteniamo che vi siano le basi affinché gli USA continuino a essere interessanti rispetto ad altri mercati sviluppati, sebbene alcuni investitori si chiedano se leadership USA sia destinata a scemare. Prevediamo che gli asset statunitensi siano supportati da diverse importanti tendenze secolari che, a nostro avviso, modificheranno il contesto macroeconomico globale.   

Il momentum delle azioni statunitensi riuscirà a resistere?

Dal 2013, i titoli azionari statunitensi hanno sovraperformato gli altri mercati sviluppati di circa il 7% su base annualizzata, quasi raddoppiando il valore finale di un investimento iniziale entro settembre 2023 (cfr. Grafico a sinistra). Alla base di questo momentum c’è una crescita degli utili sempre solida, quasi il doppio rispetto a quella delle società non statunitensi (cfr. Grafico a destra). 

La differenza è ancora più netta per i titoli growth, che comprendono molte società leader del settore tecnologico con sede negli Stati Uniti. Infatti, le azioni growth statunitensi, rappresentate dall’indice MSCI USA Growth, hanno sopravanzato il benchmark MSCI World ex USA in 10 anni di quasi il 10% annualizzato. Da inizio anno fino alla fine di settembre, il vantaggio degli Stati Uniti per quanto riguarda i titoli growth è stato del 21%.

Le azioni statunitensi hanno sovraperformato e ottenuto risultati migliori
 US-based stocks have surpassed global peers since 2013, both in terms of returns and corporate earnings growth.

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
I titoli azionari statunitensi sono rappresentati dall’indice MSCI USA, mentre quelli globali escl. USA dall’indice MSCI World ex USA.
Al 30 settembre 2023 
Fonte: MSCI e AllianceBernstein (AB)

Nonostante gli ottimi risultati, alcuni investitori potrebbero chiedersi se la leadership degli Stati Uniti registrerà un’inversione di rotta ed a questo riguardo noi siamo ottimisti.

In particolare, intravediamo quattro megatrend in grado di influenzare il modo in cui le società opereranno, anche in concorrenza, nel corso del prossimo decennio, e prevediamo che molti di essi renderanno gli Stati Uniti interessanti rispetto ad altri mercati sviluppati.

Questi trend secolari includono i cambiamenti demografici, la deglobalizzazione e i cambiamenti climatici. Oltre a questi vi sono la rivoluzione digitale in corso e il boom dell’intelligenza artificiale (IA), di cui prevediamo che gli Stati Uniti saranno tra i principali beneficiari.  

Digitalizzazione, IA e oltre: con i progressi della tecnologia, anche le società statunitensi dovrebbero avanzare 

La maggior parte della recente sovraperformance del mercato azionario statunitense è legata all’entusiasmo per la crescente penetrazione dell’IA nei vari settori, che a nostro avviso trainerà la crescita secolare per anni. Con l’aumento della spesa per l’intelligenza artificiale e altre iniziative di nuova generazione a vantaggio della tecnologia, le azioni statunitensi dovrebbero diventare relativamente interessanti nel complesso, dato che il mercato statunitense è maggiormente orientato verso le società tecnologiche (cfr. Grafico).

I mercati statunitensi presentano un’esposizione al settore tecnologico molto più elevata rispetto agli omologhi globali
 Technology companies make up about 3.5 times more share of the US equities market than they do in other developed markets.

Solo per scopi illustrativi
I titoli azionari statunitensi sono rappresentati dall’indice MSCI USA, mentre quelli globali dall’MSCI World ex USA. I titoli ciclici comprendono finanza, industria, energia, materiali e beni di consumo discrezionali; tecnologia comprende informatica; i titoli difensivi comprendono sanità, beni di prima necessità, utility e immobiliare. La somma dei valori potrebbe non coincidere con il totale a causa degli arrotondamenti. 
Al 30 settembre 2023 
Fonte: MSCI e AB

Dinamiche demografiche: invertire gli effetti dell’invecchiamento in America

In media, la popolazione mondiale sta invecchiando, come conseguenza dei bassi tassi di natalità e delle più lunghe aspettative di vita praticamente ovunque. Al momento, è probabile che il numero di persone in età lavorativa nelle economie dei mercati sviluppati abbia raggiunto il picco massimo e diminuirà costantemente nei prossimi decenni. 

Un numero inferiore di lavoratori – una sfida che sembra più difficile in Cina rispetto all’Occidente – implica un netto calo della crescita economica reale, a meno che non si registri un aumento sostenuto della produttività grazie ad altri mezzi. L’intelligenza artificiale potrebbe dare il suo contributo, ma per il momento non rappresenta ancora una soluzione pratica. 

L’aumento del tasso di partecipazione alla forza lavoro tra i lavoratori più anziani potrebbe aiutare a compensare la contrazione complessiva della forza lavoro. Questa tendenza è in atto negli Stati Uniti, dove il tasso di partecipazione delle persone di età pari o superiore a 65 anni è già del 24%, cioè superiore a quello della maggior parte dei Paesi sviluppati. Il tasso della Cina per la fascia 65-79 anni di età è appena superiore al 20%. Se rimarrà invariata, lo scenario di base per il futuro consisterà ancora in una diminuzione prolungata della popolazione in età lavorativa, unitamente a una minore produttività e a una crescita economica più lenta. 

Deglobalizzazione: l’autosufficienza degli Stati Uniti è migliorata

Dopo la seconda guerra mondiale la globalizzazione è cresciuta rapidamente, come indicato dal commercio mondiale in percentuale del prodotto interno lordo (PIL) globale. La globalizzazione ha subito una vera e propria accelerazione tra il 1980 e gli anni 2000, quando la Cina ha aperto i suoi mercati, un numero maggiore di grandi aziende ha sfruttato la manodopera offshore e le nuove tecnologie hanno migliorato la portata e le dimensioni delle aziende di successo. Tuttavia, la globalizzazione registra una lieve crisi da circa 10 anni (cfr. Grafico).

Dal 2011 la crescita del commercio globale* si è appiattita
Percentuale
 The contribution of imports and exports to global GDP had steadily risen for decades but began to level off about 12 years ago.

L’analisi storica e le stime attuali non sono garanzia di risultati futuri.
*La somma delle esportazioni e delle importazioni di beni e servizi misurata come percentuale del prodotto interno lordo Al 31 dicembre 2021
Fonte: Our World in Data (dal 1945 al 1969), Banca Mondiale (dal 1970 al 2021) e AB

La deglobalizzazione pregiudica la crescita economica riducendo le operazioni commerciali e i mercati potenziali, anche se è difficile prevederne l’entità. Alcune nazioni che dipendono dal commercio potrebbero essere più a rischio, eppure l’economia statunitense potrebbe essere abbastanza grande da assorbire una certa quantità di shock. 

La Germania, ad esempio, potrebbe subire forti contraccolpi, data la sua dipendenza dalla Russia per l’energia, dalla Cina per le esportazioni e dagli Stati Uniti per la difesa. Nel frattempo, gli Stati Uniti sono diventati autosufficienti per quanto riguarda le principali materie prime e presentano uno dei profili demografici più solidi tra i Paesi sviluppati. Finora il “reshoring”, ovvero il ritorno delle filiere all’interno di un Paese, è stato efficace, grazie anche alle politiche fiscali. In effetti, secondo un sondaggio, i CFO del settore manifatturiero statunitense sono più propensi a trasferire le proprie filiere negli Stati Uniti anziché altrove.*

Riscaldamento globale e cambiamento climatico: gli effetti a livello regionale varieranno, così come le opportunità 

Mentre l’Accordo di Parigi ha focalizzato gli impegni globali sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e sul contenimento dell’aumento della temperatura nel corso di questo secolo a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, prevedere gli effetti del cambiamento climatico sulla crescita economica risulta più complesso. Gli effetti e le correlazioni sono molteplici, come l’aumento delle temperature e del livello del mare, eventi meteorologici più estremi, perdita potenziale di habitat e biodiversità, conflitti per le risorse e pressioni migratorie. Tutti questi fenomeni avranno con ogni probabilità un impatto molto diverso da una regione all’altra. 

A livello regionale, l’onere maggiore sarà probabilmente a carico dei mercati emergenti, i quali vantano sia la maggiore offerta che la maggiore domanda di risorse naturali. È anche più probabile che questi risentano degli effetti dell’aumento delle temperature di base e che siano meno in grado di far fronte alla variabilità climatica e alle situazioni climatiche estreme. Tra i Paesi sviluppati, le differenze saranno verosimilmente più contenute. In Europa, è probabile che la produzione aumenti con le temperature, mentre il Nord America potrebbe subire un lieve calo della produzione, misurata in base al valore nazionale. Detto questo, gli Stati Uniti sono tra i maggiori finanziatori a livello mondiale di energia pulita, grazie alle disposizioni del recente Inflation Reduction Act, che offre numerose opportunità di investimento. 

Conseguenze per gli investitori multi-asset

Le quattro forze secolari che abbiamo descritto creeranno probabilmente ostacoli e opportunità nel rimodellare il contesto economico e degli investimenti a livello globale e comporteranno conseguenze significative per inflazione, crescita e volatilità del mercato. Ciò potrebbe avere implicazioni importanti per i pattern di rendimento e le interrelazioni tra le asset class, nonché una maggiore dispersione dei rendimenti sui mercati globali.

Nella maggior parte dei contesti, di solito gli asset rischiosi possono offrire rendimenti reali positivi nel corso del tempo, soprattutto se il posizionamento rimane ampio. I titoli azionari fungono da posizione di ancoraggio per la crescita di una strategia multi-asset e le società che offrono una crescita sostenibile degli utili dovrebbero essere premiate. A nostro avviso, molte di queste saranno società con sede negli Stati Uniti e il ruolo delle azioni statunitensi nelle allocazioni azionarie delle strategie multi-asset non dovrebbe essere sottovalutato.

Ovviamente, gli asset rischiosi come le azioni o il credito high yield dovrebbero essere accompagnati da elementi di diversificazione e da altre fonti di rendimento in grado di adattarsi al variare delle condizioni. Ad esempio, con i rendimenti che probabilmente resteranno più elevati ancora a lungo, le obbligazioni rappresentano una solida fonte di reddito e un fattore di diversificazione. Come sempre, gli investitori multi-asset devono essere pronti a perfezionare il mix in base all’evolversi delle condizioni di mercato. 

*BDO USA, Manufacturing CFO Outlook Survey, 2021

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.