Dazi e guerra commerciale: un'analisi preliminare delle implicazioni

04 febbraio 2025
3 min read
Eric Winograd| Director—Developed Market Economic Research and Chief US Economist

Dopo le prime scaramucce della guerra commerciale, sembra che le tensioni siano destinate a durare ancora a lungo.

Durante il primo fine settimana di febbraio, l'amministrazione Trump ha annunciato l'introduzione di un dazio del 25% sulle merci canadesi e messicane importate negli Stati Uniti e di un dazio del 10% su quelle provenienti dalla Cina. Questa mossa segnala chiaramente l'inizio di una nuova guerra commerciale. Al momento non siamo in grado di stabilire con precisione come evolverà la situazione (il tira e molla continua), ma a nostro avviso le tensioni commerciali saranno durature.

Canada, Messico e Cina sono i maggiori partner commerciali degli Stati Uniti e, nel loro insieme, rappresentano il 40% circa delle importazioni statunitensi: oltre 1.000 miliardi di dollari di merci all'anno. Chi importa beni da questi paesi paga il dazio corrispondente: le misure recentemente annunciate equivalgono a un'imposta sulle merci in questione.

Come incideranno i nuovi dazi sull'economia statunitense?

Come tutte le imposte, anche l'ultima serie di dazi avrà il probabile effetto di frenare la crescita, sottraendo denaro dalle tasche dei consumatori. Tuttavia, l'impatto dei dazi è più difficile da valutare rispetto a quello delle politiche fiscali tradizionali. Per la maggior parte dei beni importati, il dazio viene pagato dalle imprese alla frontiera, e non direttamente dalle famiglie.

Bisogna quindi stabilire se i maggiori costi sostenuti dalle imprese a causa dei dazi vengono trasferiti ai consumatori attraverso un aumento dei prezzi e, in tal caso, in che misura. Durante la guerra commerciale del 2018, quasi tutti i nuovi dazi si sono tradotti in un aumento dei prezzi al consumo, e prevediamo che lo stesso accadrà anche questa volta. Il risultato è che le famiglie dovranno confrontarsi con un rincaro dei beni importati.

A nostro parere, le tariffe provocheranno un aumento dei prezzi ma non avranno effetti inflazionistici tali da preoccupare i policymaker. Nel determinare la politica monetaria, la Federal Reserve si focalizza sulle pressioni durature sui prezzi, non sugli aggiustamenti una tantum del livello dei prezzi. I dazi rientrano maggiormente in questa seconda casistica.

Detto altrimenti, la Fed non può modificare l'effetto dei dazi sui prezzi agendo sui tassi d'interesse. Di conseguenza, riteniamo improbabile che la politica commerciale alteri sostanzialmente la traiettoria della politica monetaria. Crediamo dunque che la Fed valuterà il trade-off tra il rallentamento della crescita e l'aumento dei prezzi, anziché reagire preventivamente alle variazioni dei flussi commerciali globali. 

Supply chain, misure di ritorsione e instabilità dei mercati

È probabile che le conseguenze dei dazi vadano ben oltre il loro impatto diretto. Anche se i maggiori costi all'importazione sono trasferiti ai consumatori, le imprese nazionali potrebbero essere costrette a riorganizzare le catene di fornitura, andando incontro a un processo potenzialmente costoso e oneroso.

È inoltre plausibile che altri paesi introducano dazi reciproci sulle merci statunitensi: il Canada ha già manifestato l'intenzione di procedere in tal senso. Queste misure di ritorsione comporterebbero un costo per gli esportatori USA. Inoltre, se l'esperienza del 2018 insegna qualcosa, i mercati finanziari potrebbero non apprezzare. Prevediamo un rafforzamento del dollaro USA, in linea con quanto accaduto da quando è parso evidente che le elezioni presidenziali avrebbero condotto all'introduzione di dazi. Il trend sui mercati azionari non è altrettanto chiaro, ma ci aspettiamo come minimo un aumento della volatilità a fronte del protrarsi della guerra commerciale nei prossimi mesi.

Per gli Stati Uniti i costi della guerra commerciale sono più gestibili

Tenendo conto di tutto quanto, riteniamo che dal punto di vista degli Stati Uniti i costi della guerra commerciale siano gestibili. L'economia USA entra in questo periodo di accresciuta incertezza in una posizione di forza e stabilità. Da mesi la crescita, il mercato del lavoro e l'inflazione mostrano un andamento regolare e l'economia nel suo insieme si presenta in equilibrio. Questo dovrebbe conferirle una certa resilienza anche al mutare del quadro di policy.

Inoltre, l'economia statunitense non è particolarmente sensibile al commercio estero. Un criterio spesso usato per misurare questa sensibilità è l'apertura commerciale, definita dalla somma di importazioni ed esportazioni in percentuale del prodotto interno lordo. Gli Stati Uniti, con un grado di apertura commerciale relativamente basso (27%; cfr. Grafico), sembrano meno esposti alle disastrose conseguenze di una guerra commerciale rispetto ad altri paesi in cui il commercio internazionale riveste un'importanza di gran lunga maggiore nell'economia complessiva.

Gli Stati Uniti non sono un'economia particolarmente sensibile al commercio
Apertura commerciale: somma di importazioni ed esportazioni in percentuale del PIL
Bar chart showing sensitivity levels by country, with countries on the X-axis and sensitivity level on the Y-axis. The countries compared are USA, China, Canada, Mexico, and Germany.

L’analisi del contesto attuale non è garanzia di risultati futuri.
Al 3 febbraio 2025
Fonte: Banca Mondiale e AllianceBernstein (AB)

Non è chiaro quali sviluppi ci attendono. La gamma di possibili scenari è piuttosto ampia; i dazi potrebbero essere limitati nella portata e nella durata, oppure potrebbero aumentare rapidamente e drasticamente nelle settimane e nei mesi a venire. Finora l'unica certezza nel quadro delle politiche economiche è l'incertezza, che sembra destinata a persistere anche nel prossimo futuro.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono una ricerca, una consulenza di investimento o una raccomandazione di acquisto o di vendita e non esprimono necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di portafoglio di AB. Le opinioni sono soggette a modifiche nel tempo.