Fase due: previsione dei driver dei rendimenti attesi
Una volta identificati i flussi di rendimento appropriati, un team di portafoglio può isolare e prevedere i driver dei rendimenti attesi, i rischi e le correlazioni. A nostro avviso, l’adozione di un approccio basato sulla distribuzione dei rendimenti permette di ottenere risultati più robusti rispetto al ricorso a stime di rendimento puntuali.
Ricordiamo che i rendimenti attesi delle componenti degli indici ESG non sono necessariamente positivi. Se i fattori ESG non sono ancora pienamente scontati nei mercati, e se i flussi continuano a sostenere una strategia, l’alfa atteso potrebbe essere positivo. Per contro, un’organizzazione potrebbe voler promuovere attività socialmente positive in segmenti in cui i mercati hanno già scontato l’alfa, per cui il rapporto rischio/rendimento di una maggiore concentrazione del portafoglio in tali segmenti potrebbe essere negativo.
Le previsioni di rendimento devono tenere conto della disomogeneità delle caratteristiche ESG all’interno dei settori. Le risorse naturali, ad esempio, comprendono sia strategie basate sui combustibili fossili rivolte al passato, sia strategie improntate alle rinnovabili rivolte al futuro. Le strategie rivolte al passato presentano probabilmente rating ESG più bassi, ma offrono un potenziale di alfa proveniente dal miglioramento delle pratiche ESG degli emittenti. È più probabile inoltre che queste strategie abbiano un orientamento value, mentre quelle rivolte al futuro sono tendenzialmente più orientate alla crescita.
Fase tre: costruzione di un portafoglio allineato con le direttive ESG
Utilizzando gli input delle fasi precedenti, la costruzione del portafoglio mira a ideare un portafoglio che massimizzi i rendimenti attesi subordinatamente agli obiettivi e ai vincoli dichiarati, comprese le direttive ESG. Le metodologie di costruzione del portafoglio sono tante: tra le possibili scelte figurano l’ottimizzazione secondo il modello media-varianza, il risk budgeting, la simulazione e il giudizio sui fondamentali.
Le considerazioni ESG possono essere incorporate in questa fase come obiettivo esplicito – ad esempio, la massimizzazione del punteggio di un portafoglio o la minimizzazione delle emissioni di carbonio – insieme alla massimizzazione dei rendimenti corretti per il rischio. Sempre in questa fase si possono incorporare le restrizioni ESG per influenzare il risultato; ad esempio, si possono specificare punteggi minimi ESG per il portafoglio nel suo insieme, per le asset class o anche per le singole strategie.
Si possono inoltre specificare intervalli di allocazione per le strategie con integrazione ESG, livelli di punteggi ESG o emissioni di carbonio. In ogni caso, si possono configurare gli specifici obiettivi o vincoli in modo tale da allineare un portafoglio con standard internazionali quali l’articolo 9 dell’SFDR o l’Accordo di Parigi.
Fase quattro: valutazione dei gestori degli investimenti sottostanti
Una volta definito l’impianto generale del portafoglio con strategie d’investimento generiche, il team di portafoglio inizia a selezionare i gestori degli investimenti che meglio di altri sono in grado di fornire ciò che serve per ogni singola componente. Le esposizioni al rischio/rendimento dei singoli gestori devono essere valutate individualmente rispetto ai loro benchmark e quindi collettivamente per creare un portafoglio coerente.
Ad esempio, un’allocazione potrebbe richiedere una strategia indicizzata a basse emissioni di carbonio, che potrebbe essere rappresentata da un ETF passivo o da un gestore attivo. Le esposizioni sottostanti a fattori di rischio (come value o growth) potrebbero differire da quelle dell’indice. Si potrebbe incorporare anche l’alfa generato dalla selezione dei titoli mediante l’inclusione di gestori con strategie fondamentali high conviction o quantitative sistematiche. I team di portafoglio multi-asset devono misurare le esposizioni, accettando o compensando quelle non desiderate con un gestore o un overlay complementare.
Per assicurare l’allineamento con l’IPS, i team di portafoglio devono esaminare a fondo le pratiche ESG dei gestori. Laddove stabilisce formalmente specifiche aspettative riguardo ai gestori, l’IPS può fungere in definitiva da base per monitorare e misurare i risultati ESG. Tra le metriche comunemente utilizzate figurano i punteggi ESG proprietari o di terzi, la quantità e la qualità dell’engagement con gli emittenti e il miglioramento atteso dei punteggi ESG delle società incluse nei portafogli dei gestori.
Quanto alla qualità dell’integrazione ESG, un criterio importante è la profondità dell’integrazione che un’organizzazione si aspetta o accetta dai gestori. Le strategie passive possono essere efficienti in termini di costi, ma avere un approccio rudimentale all’integrazione ESG. Le strategie quantitative attive possono offrire soluzioni per un’ampia gamma di obiettivi e vincoli ESG. I gestori fondamentali spesso puntano sui programmi di engagement quale strumento per migliorare la generazione di alfa e i risultati ESG.
Infine, gli investitori dovrebbero considerare non solo la situazione attuale dei gestori, ma anche la direzione verso cui sono diretti, perché l’investimento responsabile continua a evolversi rapidamente. L’analisi degli scenari di cambiamento climatico, ad esempio, sta diventando rapidamente una priorità, e pensiamo che questa capacità dovrebbe essere pienamente alla portata dei gestori, nonostante le risorse necessarie e il basso livello di sviluppo della tecnologia e degli strumenti.
Il quadro generale: l’allineamento è importante
Per conseguire risultati di portafoglio mirati, gli investitori multi-asset hanno bisogno di una solida pianificazione e di un’implementazione efficace. Questi processi potrebbero essere una realtà consolidata nel caso degli obiettivi di rischio e rendimento tradizionali, ma essere meno radicati per la dimensione ESG dell’asset allocation.
Non è facile assicurare l’allineamento ESG dell’intera organizzazione, specialmente alla luce della molteplicità di approcci, ma è proprio nella complessità del compito che risiede l’importanza dell’allineamento: la chiarezza a monte limita la confusione a valle. Anche le migliori intenzioni possono rivelarsi insufficienti senza aspettative chiare e metriche tangibili.
Con un chiaro mandato e un approccio completo, l’asset allocation strategica può favorire il conseguimento degli obiettivi ESG di un’organizzazione. A nostro avviso, l’IPS è lo strumento migliore per codificare le aspettative ESG.