Elezioni USA: possibili implicazioni per le obbligazioni corporate

22 ottobre 2020
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| Director—Corporate Credit and Economic Research

Le differenze tra i programmi politici nelle elezioni presidenziali statunitensi, proprio come quelle tra i candidati stessi, sono considerevoli. Mentre gli elettori meditano sulle loro scelte, il ventaglio delle potenziali politiche e le loro implicazioni per i mercati del credito sembrano più ampi che mai.

L’agenda politica che uscirà dalle urne a novembre condizionerà il panorama dei mercati per anni a venire, e gli investitori obbligazionari seguiranno con estrema attenzione l’esito della contesa presidenziale e di quella congressuale. A circa un mese dall’Election Day, esaminiamo più da vicino i due candidati presidenziali e le potenziali ripercussioni dei loro programmi per i mercati del credito.

Se vince Biden: clima, imposte e salari all’ordine del giorno

In caso di vittoria di Biden ci aspettiamo un cambiamento radicale del contesto operativo per le aziende. Per quanto la revoca degli ordini esecutivi e l’attuazione di nuove politiche siano più un processo che un evento, prevediamo che uno dei primi cambiamenti, e quello di maggiore impatto, riguarderà gli ordini esecutivi in materia di cambiamento climatico.

L’adozione di politiche più rigorose su questo fronte avrebbe un effetto positivo per il pianeta, ma ricadute negative sugli utili nei settori dell’energia e dei materiali di base. Il comparto esplorazione e produzione sarebbe il più colpito con un inasprimento della regolamentazione, una potenziale carbon tax e un aumento dei tassi di leasing federali, che inciderebbero sulla produzione e accrescerebbero i costi. Non è da escludersi neppure l’introduzione del divieto di fracking sulle terre federali, ma si tratta di una possibilità più remota.

I minori livelli di esplorazione e produzione si tradurrebbero in un calo dei ricavi per le società di servizi petroliferi, anche se l’unico colpo diretto a queste ultime proverrebbe dall’aumento delle imposte. Le raffinerie vedrebbero salire i costi dei biocombustibili rinnovabili e, in definitiva, sarebbero penalizzate da standard di efficienza più stringenti per le automobili. Gli operatori di condutture potrebbero risentire del passaggio verso fonti di energia più pulita e di potenziali contenziosi.

L’aumento delle imposte individuali e societarie sotto Biden graverebbe probabilmente in misura maggiore sulle imprese tecnologiche, farmaceutiche e dei media. Il settore tecnologico si troverebbe anche ad affrontare una maggiore regolamentazione nel campo della privacy, a scapito delle società che dipendono dalla monetizzazione delle visualizzazioni per pagina. Il provvedimento volto a più che raddoppiare il salario minimo nazionale, come proposto da Biden, sarebbe avvertito soprattutto dai ristoranti a basso margine e dai rivenditori al dettaglio, anche se il settore della grande distribuzione beneficerebbe di una maggiore certezza del commercio e quello della ristorazione sarebbe sostenuto da una politica fiscale espansiva e da una forza lavoro più numerosa, grazie all’allentamento delle politiche migratorie.

Riteniamo che un nuovo coinvolgimento degli Stati Uniti con istituzioni multilaterali quali l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), così come la probabilità di una maggiore certezza degli scambi commerciali sotto un’amministrazione democratica, gioverebbero alla maggior parte dei settori. Ad esserne avvantaggiate in modo particolare potrebbero essere le case automobilistiche, le aziende chimiche, le imprese del tabacco e le società tecnologiche, che si rivolgono tutte al mercato globale.

Se vince Trump: politiche economiche sostanzialmente immutate

Un secondo mandato per Trump si tradurrebbe probabilmente nella continuazione dell’attuale panorama politico, anche se le tensioni commerciali e la contrazione della forza lavoro dovuta alla politica migratoria potrebbero avere un impatto negativo crescente sugli utili societari.

Gli sgravi fiscali di Trump hanno dato impulso ai margini di utile, e settori quali la ristorazione e il commercio al dettaglio hanno tratto vantaggio dall’aumento del reddito disponibile dei consumatori. Il maggiore beneficiario, tuttavia, è stato il settore delle telecomunicazioni, che aveva in precedenza le aliquote fiscali effettive più elevate di qualsiasi altro comparto produttivo.

La revoca da parte di Trump di molte politiche in materia di cambiamento climatico ha accresciuto i profitti di numerosi settori. A trarne vantaggio, com’è facile immaginare, sono state le aziende dell’energia e dei materiali di base, che hanno beneficiato anche della deregolamentazione. Il cambiamento delle politiche su questo fronte ha aiutato anche il settore dell’auto, con minori requisiti di chilometraggio, e quello del tabacco, con ricadute favorevoli anche per ristoranti e rivenditori al dettaglio.

D’altro canto, la politica commerciale di Trump è stata controversa e non si può escludere un ulteriore deterioramento. Le tensioni commerciali hanno inciso sulle filiere produttive e i dazi hanno causato un rincaro dei fattori di produzione e una diminuzione delle esportazioni. Un peggioramento del commercio internazionale metterebbe a dura prova i produttori di materiali di base come i composti chimici, nonché i settori della tecnologia, dei beni di consumo voluttuari, del commercio al dettaglio e della ristorazione. Le politiche migratorie più severe adottate da Trump hanno ridotto il bacino di manodopera disponibile e incrementato i costi del lavoro, riducendo i margini di profitto per l’edilizia e i ristoranti.

Aree dalle differenze meno marcate: espansione fiscale e infrastrutture

Non tutte le aree dei programmi dei due candidati presentano differenze così pronunciate. Entrambi si dicono favorevoli a un’espansione fiscale per sostenere la ripresa dal COVID-19. Nonostante le chiare differenze di approccio, il settore dell’edilizia e quello dei consumi rifiorirebbero, perché la spesa delle famiglie tende ad aumentare nel corso della ripresa. Con Trump, aggiungeremmo ai beneficiari la tecnologia, i trasporti e la produzione manifatturiera; con Biden, questi settori sarebbero probabilmente penalizzati.

Un’altra area di generale accordo è quella dei progetti infrastrutturali, anche se le priorità di ciascun candidato cambierebbero il mix di settori a nostro parere avvantaggiati. Con Trump ci aspetteremmo una spinta ai materiali di base, all’esplorazione e alla produzione di energia e ai fondi di investimento immobiliare (REIT). Anche un’amministrazione Biden darebbe impulso ai materiali di base, ma poi si orienterebbe verso i materiali da costruzione e l’edilizia, i trasporti e la produzione manifatturiera.

Un settore che potrebbe trovarsi in difficoltà, a prescindere dai risultati di novembre, è quello farmaceutico. Una legge bipartisan che affronti la questione dei prezzi dei farmaci da prescrizione negli Stati Uniti non avrà un effetto disastroso, ma influirà quanto meno sugli utili futuri.

Uno sguardo dall’alto: la mappa delle politiche

Per gli investitori obbligazionari attivi è essenziale acquisire una comprensione approfondita di come le singole politiche – e anche specifici provvedimenti legislativi – potrebbero incidere su settori ed emittenti. È utile anche, tuttavia, avere una visione d’insieme di ciò che i programmi politici dei candidati presidenziali – nel loro complesso – potrebbero comportare per i mercati del credito (cfr. Grafico).

Ad esempio, non sorprende che le politiche fiscali di Trump siano state una manna per il mercato del credito, come abbiamo discusso in precedenza. Questo spinge la politica fiscale dell’attuale amministrazione in territorio nettamente favorevole. Un’amministrazione Biden punterebbe a revocare alcuni di questi sgravi fiscali, il che sarebbe meno vantaggioso per i margini di profitto delle imprese. D’altro canto, sotto Biden la politica commerciale sarebbe verosimilmente più favorevole per i mercati del credito.

Sorprendentemente, l’unico risvolto positivo o negativo rilevato per l’Affordable Care Act (ACA) è stato il potenziale effetto sui REIT sanitari, che si traduce in rating complessivamente neutrale per l’ACA nei programmi di entrambi i candidati.

Considerando il mercato del credito nel suo complesso, riteniamo che le politiche di Trump sarebbero più favorevoli di quelle di Biden, in quanto non si discosterebbero molto dallo status quo.

Con l’avvicinarsi delle elezioni negli Stati Uniti, i mercati si concentreranno in misura sempre maggiore sulla valutazione dei potenziali risultati. A nostro avviso, gli investitori dovrebbero aspettarsi una maggiore volatilità fino al termine delle elezioni e all’annuncio dei risultati finali. Gli investitori obbligazionari dovrebbero esaminare attentamente i loro portafogli e tenersi pronti ad adattare il loro posizionamento al quadro politico che determinerà i rischi e le opportunità negli anni a venire.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.