Rating ESG: soluzione o punto di partenza?

06 maggio 2022
6 min read

I rating ambientali, sociali e di governance (ESG) sono uno strumento molto usato per cercare le imprese che soddisfano criteri specifici in un programma di investimento responsabile. Tuttavia, i rating di terzi non offrono agli investitori un quadro completo di come le questioni ESG influenzano il potenziale di rendimento, o di come le aziende possono migliorare la loro performance ESG in futuro.

Con la creazione di un sistema di punteggi, gli asset manager di tutto il settore possono conferire rigore e precisione all’analisi degli investimenti. Dietro l’apparente autorevolezza dei punteggi ESG di terzi, tuttavia, possono celarsi alcuni limiti. Riteniamo che i servizi ESG di terzi (come i dati climatici e gli strumenti di calcolo ESG a livello di portafoglio) possano essere utilizzati come parte di un insieme di strumenti d’investimento, sapendo che i rating rimangono imperfetti e che offrono solo una soluzione parziale, anche se i provider continuano a perfezionare i loro modelli e ad elaborare maggiori quantità di dati.

A nostro avviso, non c’è alternativa all’integrazione delle considerazioni ESG nell’analisi fondamentale dei titoli. Anziché esternalizzare le valutazioni ESG a fornitori terzi, gli investitori e gli analisti devono svolgere ricerche approfondite e pratiche nonché condurre un engagement attivo con gli emittenti. Questo approccio permette agli investitori di conoscere a menadito un’impresa e le sue attività e di acquisire una comprensione adeguata delle sue prospettive future come pure del suo passato.

Problemi inerenti ai rating di terzi

Oggi, i rating ESG di terzi offrono un’istantanea del passato e non riflettono il potenziale di miglioramento di un’impresa né la sua vulnerabilità a possibili rischi futuri. Queste valutazioni attingono in parte a informazioni non finanziarie fornite dall’impresa, per cui i punteggi si basano su ciò che le aziende dicono, non su ciò che fanno. Inoltre, i provider di rating ESG fanno ampio ricorso a strumenti automatici che estraggono dati dai siti web (”web scraping”). Queste informazioni potrebbero non essere del tutto affidabili o essere persino inserite dalle aziende insieme a parole chiave che sono facilmente riconosciute dai bot di ricerca.

Inoltre, le grandi imprese che possono permettersi di raccogliere e tradurre tutti i dati necessari per ottenere un rating tendono a ricevere punteggi più elevati. Nei mercati del debito emergente, dove molte imprese non sono quotate in borsa, i dati possono essere molto meno trasparenti rispetto a quelli riguardanti le società quotate, e la copertura dei fornitori di dati ESG è spesso inesistente.

Soprattutto, i rating ESG non misurano necessariamente l’impatto di un’impresa sul pianeta e sulla società. Piuttosto, alcuni di questi punteggi valutano semplicemente il modo in cui un’azienda gestisce i rischi e le opportunità ESG in termini di impatto sulla sua redditività. Questo approccio di valutazione si concentra sulla capacità di un’azienda di proteggere le sue finanze, anziché sulla sua volontà di muovere passi concreti per creare un mondo più verde e migliore. (Per contro, dati ESG come le metriche di carbonio sono già disciplinati da standard indipendenti come quelli della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures.)

La copertura dei servizi di rating varia in termini di asset class, criteri, rigore e risultati. Non vi sono al momento standard settoriali o normativi per quanto concerne algoritmi, metriche, fonti di dati o risultati. Ogni provider ha di fatto una propria scatola nera, che distilla enormi quantità di dati in un unico rating per ciascuna azienda. Il risultato è che i rating ESG possono variare enormemente da un fornitore all’altro: mentre i rating creditizi presentano un’elevata correlazione positiva di 0,9, quella dei rating ESG è inferiore a 0,5.

Una supervisione regolamentare dei rating e dei dati ESG potrebbe essere dietro l’angolo, a partire dall’Europa. Eurosif sta studiando il ruolo dei fornitori di rating e dati ESG nell’ottica di una possibile regolamentazione futura: un tacito riconoscimento delle carenze attuali. Le autorità europee sono preoccupate perché molti piccoli investitori e gestori di portafogli passivi ricorrono a questi rating per le loro valutazioni ESG.

Crediamo che i rating ESG di terzi offrano un punto di partenza per svolgere ricerche sulle questioni rilevanti che queste valutazioni portano alla luce. Una maggiore trasparenza dei dati e dei punteggi aiuterebbe i provider a migliorare il loro prodotto. Ad esempio, la disponibilità di punteggi per ciascuno dei tre segmenti ESG offrirebbe agli investitori una visione più approfondita rispetto a un singolo rating ESG.

Le valutazioni ESG devono guardare al futuro

I limiti dei rating ESG retrospettivi sono diventati più chiari negli ultimi tempi. La pandemia di COVID-19 ha suscitato interrogativi urgenti sulla preparazione delle aziende: erano pronte all’imprevisto, in grado di adattarsi agli eventi per assicurare una crescita sostenibile e impegnate a prendersi cura dei loro dipendenti e clienti? Queste sono tutte questioni ESG, ma anche questioni finanziarie.

Consideriamo il cambiamento climatico. I governi sono impegnati a promuovere un futuro a basse emissioni di carbonio, che avrà conseguenze di vasta portata: è essenziale capire come le future tasse sul carbonio o le alternative “low carbon” influenzeranno ogni investimento del portafoglio.

Per sua natura, la valutazione ESG richiede un approccio prospettico che le metriche statiche potrebbero non avere. Una pratica che oggi è considerata accettabile potrebbe non esserlo più domani, in quanto le norme, i regolamenti e l’opinione pubblica continuano a mutare.

L’integrazione ESG dà impulso ai rendimenti

In un mondo in rapida evoluzione, per cogliere i benefici ESG e identificare i relativi rischi è necessario un approccio integrato. Dal nostro punto di vista, la ricerca proprietaria e le conoscenze settoriali sono la fonte di alfa nei portafogli di investimento. Analogamente, crediamo che le valutazioni ESG non dovrebbero essere esternalizzate a terzi, dato che anche queste sono un importante driver dei rendimenti corretti per il rischio. I nostri gestori di portafoglio e analisti fondamentali, che sono specializzati nelle rispettive aree di copertura, collaborano con gli specialisti dell’investimento responsabile per valutare correttamente i rischi e le opportunità ESG rilevanti alla luce dell’azienda e del settore pertinente.

Molte questioni ESG costituiscono rischi presenti o futuri che in passato sono stati sottovalutati dal mercato. Eppure, dietro ogni scandalo aziendale di alto profilo si cela l’incapacità catastrofica di comprendere e gestire i rischi ambientali, sociali o di governance. Integrando pienamente le questioni ESG nel processo d’investimento, gli investitori possono riconoscere i rischi prima di investire e per tutto il periodo in cui rimangono investiti. Questo approccio aiuta anche gli investitori a identificare le fonti di potenziale rendimento nei leader ESG, ad esempio le aziende che forniscono soluzioni ai problemi ambientali.

Per le valutazioni ESG l’engagement è cruciale

I rating e i dati ESG di terzi non sono un’alternativa a un lavoro indipendente sul campo volto a completare il quadro della condotta di ciascuna azienda. Questo richiede un engagement con i team manageriali, la visita delle strutture aziendali e una comprensione dell’ecosistema in cui l’azienda opera.

Servono anche una copertura sufficiente da parte degli analisti e la capacità di svolgere analisi fondamentali esaurienti e di convalidare i dati. Il ricorso a ipotesi generali su settori, paesi e rischi può condurre a conclusioni subottimali, a un’erronea percezione dei rischi o ad opportunità mancate. Gli investitori che si affidano esclusivamente a dati e rating ESG di terzi rinunciano all’opportunità di promuovere il cambiamento e trascurano una leva cruciale per migliorare la performance delle aziende: l’engagement mirato all’azione.

Le imprese che sono in ritardo sul fronte ESG, ma che si impegnano a migliorare, possono offrire opportunità redditizie, anche se i rating a livello superficiale potrebbero essere inferiori alla media. Abbiamo visto aziende con rating ambientali insoddisfacenti fare uno sforzo concertato per dotarsi di attrezzature più ecologiche. Tali miglioramenti sfociano spesso in rating più elevati che danno impulso alle quotazioni azionarie, offrendo rendimenti agli investitori che individuano la tendenza per tempo. L’investimento e l’engagement con le aziende in miglioramento possono anche generare enormi benefici sul piano ESG, ad esempio nella riduzione delle emissioni di carbonio.



Le valutazioni ESG rigorose sono troppo complesse per essere distillate in un singolo punteggio. Gli asset manager che amministrano in modo responsabile i capitali dei loro clienti hanno il dovere fiduciario di incoraggiare le imprese a migliorare le proprie pratiche e attività aziendali. Un rating di terzi può essere utile per avviare un dialogo con il management di un’impresa, ma le condizioni per un risultato di successo possono essere create solo con un engagement persistente supportato da una ricerca approfondita.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.