Ripensare tre miti sull'azionario emergente

02 febbraio 2024
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L'azionario emergente ha una brutta reputazione, ma un decennio perduto potrebbe aver creato condizioni promettenti per una ripresa.

Dopo un anno difficile nel 2023, si scorgono i segnali di una possibile ripresa per l'azionario dei mercati emergenti. Affinché gli investitori riacquistino fiducia, è necessario riesaminare con occhio critico alcuni preconcetti comuni su questa asset class. 

È facile capire perché gli investitori stentino ad apprezzare i mercati emergenti. Nel 2023 l'MSCI Emerging Markets Index ha guadagnato il 9,9% in dollari USA, sottoperformando ampiamente l'S&P 500, che ha segnato un rialzo del 26,3%. Il risultato dello scorso anno è giunto al termine di un decennio di deboli performance che ha cementato il sentiment negativo degli investitori nei confronti dell'azionario emergente. Tuttavia, siamo convinti che alcune delle maggiori preoccupazioni scaturiscano da tre malintesi.  

Mito n. 1. Le azioni statunitensi battono sempre le omologhe emergenti

Alcuni investitori potrebbero essere sorpresi di scoprire che le azioni statunitensi ed emergenti dal lancio dell'MSCI EM Index, avvenuto 23 anni fa (cfr. Grafico) hanno messo a segno rendimenti annualizzati simili. A partire dal 2001, l'S&P 500 e l'MSCI EM hanno registrato performance annualizzate pari rispettivamente al 7,8% e al 7,6% circa, sopravanzando altri mercati sviluppati al di fuori degli Stati Uniti. 

Ciò non toglie che negli ultimi 10 anni i listini azionari dei mercati emergenti abbiano archiviato rendimenti deludenti; ma se torniamo indietro al primo decennio del XXI secolo, scopriamo che le azioni emergenti hanno nettamente sovraperformato l'S&P 500. Anche guardando ad un orizzonte ancora più lungo, a partire dal 2001, i mercati azionari emergenti hanno battuto l'MSCI World.

Azionario emergente: da una prospettiva a lungo termine si scorge un quadro differente
Left chart shows EM equity returns versus developed markets and US in 2023 and since 2001. Right chart shows growth of $100 invested in the MSCI EM and MSCI World from 2001 to 2023.

Le performance passate e l’analisi storica non sono garanzia di risultati futuri. 
*Mercati emergenti rappresentati dall'MSCI Emerging Markets. Mercati sviluppati escl. USA rappresentati dall'MSCI EAFE. USA rappresentati dall'S&P 500. 
†Serie indicizzate a USD 100 il 1° gennaio 2001, data di lancio dell'MSCI Emerging Markets Index.
Al 31 dicembre 2023
Fonte: MSCI, S&P e AllianceBernstein (AB)

Dietro la performance complessiva dei mercati dello scorso anno si celano alcune incoraggianti tendenze sottostanti. I rendimenti azionari negli Stati Uniti sono stati trainati principalmente dalle Magnifiche Sette, un gruppetto di società a mega capitalizzazione considerate i principali beneficiari della rivoluzione dell'intelligenza artificiale (IA). Tuttavia, al di là di questi sette titoli, il mercati azionario più ampio non ha evidenziato un andamento altrettanto entusiasmante. L'azionario emergente, dal canto suo, è stato frenato dai bruschi ribassi registrati in Cina. Esclusa quest'ultima, tuttavia, nel 2023 le azioni emergenti hanno reso il 20,1% (cfr. Grafico), grazie alle brillanti performance di mercati come Polonia, Grecia e Messico. 

Al di fuori della Cina, i mercati emergenti hanno ottenuto rendimenti azionari migliori di quanto percepito
Left chart shows key US and global index returns in 2023, with and without Magnificent Seven stocks, and EM, with and without China. Right chart shows top five/bottom five EM country equity market returns in 2023.

La performance passata non costituisce garanzia di risultati futuri.
Al 31 dicembre 2023
Fonte: MSCI, S&P e AB

Queste tendenze potrebbero cambiare. Riteniamo che la concentrazione del mercato statunitense abbia raggiunto livelli storicamente estremi e che potrebbe presto o tardi ampliarsi. Il sentiment nei confronti della Cina potrebbe migliorare a fronte del crescente supporto politico all'economia. Tuttavia, le difficili condizioni che hanno interessato i mercati globali lo scorso anno ci ricordano che l'andamento dei rendimenti azionari degli Stati Uniti e dei mercati emergenti è più complesso di quanto non sembri. 

Mito n. 2. Nei mercati emergenti la crescita degli utili è carente

Nell'ultimo decennio, in effetti, i mercati emergenti hanno fatto registrare una debole crescita degli utili. Le aziende hanno dovuto affrontare molti ostacoli, tra cui il rafforzamento del dollaro USA, che ha eroso la crescita dell'utile per azione (EPS) in USD delle società emergenti, e l'acuirsi delle tensioni geopolitiche, dalle guerre commerciali USA-Cina all'invasione russa dell'Ucraina.

Tuttavia, siamo convinti che diverse tendenze potrebbero creare un contesto molto più favorevole per le imprese dei mercati emergenti nel prossimo decennio. L'innovazione, le iniziative di reshoring da parte dei produttori globali e la spinta mondiale per una maggiore resilienza climatica sono tutti volani di crescita che, a nostro avviso, gioveranno ad alcune economie e imprese emergenti. A ben vedere, si prevede che i mercati emergenti evidenzieranno una crescita dell'EPS relativamente sostenuta nei prossimi due anni (cfr. Grafico). 

La crescita degli utili è motivo di ottimismo per chi investe nell'azionario emergente
Left chart shows estimated EPS growth for MSCI World and MSCI EM in 2024 and 2025. Right chart shows market capitalization by three-year EPS growth rate for S&P 500 vs. MSCI EM.

L'analisi storica non è garanzia di risultati futuri. 
EPS: earnings per share (utile per azione) 
*Sulla base degli utili dichiarati per il 2020, 2021 e 2022, e degli utili stimati per il 2023. La categoria "In perdita" comprende le società con un EPS negativo stimato nel 2023. Le società con un EPS negativo nel 2020 e un EPS stimato positivo nel 2023 sono incluse nella fascia 0-10%. La somma dei valori potrebbe non coincidere con il totale a causa degli arrotondamenti. 
Grafico a sinistra all'8 gennaio 2024; grafico a destra al 26 gennaio 2024.
Fonte: FactSet, MSCI, S&P e AB

Anche le revisioni delle stime sugli utili lasciano ben sperare. Nel quarto trimestre del 2023, le stime del consensus sulla crescita dell'EPS nei 12 mesi successivi sono state riviste al rialzo del 5% per l'MSCI EM, a fronte dell'1,3% per l'S&P 500. A nostro avviso, ciò costituisce la prova tangibile di un cambiamento nei fondamentali, che potrebbe segnalare un punto di svolta nei rendimenti azionari dei mercati emergenti rispetto a quelli statunitensi. 

La distribuzione dei tassi di crescita dell'EPS nei mercati emergenti indica a nostro avviso la presenza di un'opportunità non riconosciuta (cfr. Grafico in alto). Secondo la nostra ricerca, le società con una crescita annua degli utili di almeno il 10% rappresentano oltre la metà dell'indice dei mercati emergenti. Inoltre, una quota ancora maggiore dell'indice, rispetto al mercato statunitense, è costituita da aziende con una crescita dell'EPS superiore al 30%. Come se non bastasse, alla fine del 2023 l'MSCI EM Index presentava un rapporto prezzo/utili prospettici di 11,7x, equivalente a uno sconto del 39% rispetto all'MSCI World. 

Certo, l'indice dei mercati emergenti ha una maggiore esposizione a settori vulnerabili all'andamento del ciclo economico. Tuttavia, questo benchmark comprende 1.441 titoli, che rappresentano una gamma di opportunità diversificata. In effetti, nell'MSCI All-Country World Index, le azioni dei mercati emergenti costituiscono solo il 10,4% della ponderazione dell'indice, ma il 49% dei 2.921 titoli che lo compongono. In altre parole, i gestori attivi hanno a disposizione un ampio universo di società dei mercati emergenti con cui creare portafogli caratterizzati da un sano equilibrio tra solido potenziale di crescita degli utili e fattori mitiganti della volatilità ciclica. 

Mito n. 3. I mercati emergenti si riducono all'economia cinese

La Cina ha giocato un ruolo importante nell'espansione dei mercati emergenti dal 2001 al 2010, e negli ultimi anni il rallentamento della sua crescita economica ha conquistato le prime pagine dei giornali. Tuttavia, il 75% dell'MSCI EM è esposto a paesi diversi dalla Cina. Inoltre, una quota maggiore di innovazione proviene da altre regioni dell'Asia orientale, dove molti fornitori di hardware fabbricano componenti fondamentali per le applicazioni dell'IA.  Queste società offrono un "ingresso secondario" al mondo dell'intelligenza artificiale, poiché permettono agli investitori di partecipare alla crescita dell'IA beneficiando di valutazioni molto più basse rispetto a quelle delle società leader quotate negli Stati Uniti.  

Al contempo, il reshoring in uscita dalla Cina dovrebbe giovare a paesi emergenti come il Messico, l'India e le nazioni del Sud-Est asiatico. L'ascesa dell'India, con il suo abbondante bacino di manodopera, offre un ottimo potenziale di crescita a lungo termine.  

Le materie prime come gli idrocarburi possono paradossalmente diventare più preziose quando la loro offerta è limitata da vincoli ambientali. Di questo dovrebbero beneficiare paesi ricchi di risorse naturali come Brasile, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Anche il piano saudita Vision 2030, mirato a diversificare l'economia, creerà a nostro avviso opportunità per gli investitori azionari.   

In Cina, intanto, si profila l'affermazione di un nuovo paradigma. Pechino ha avviato una transizione verso un'economia caratterizzata da fonti più sane di crescita sostenibile. Nonostante la recente sottoperformance, riteniamo che nei settori della tecnologia, della medicina, dei beni di consumo e dell'industria si possano trovare società accuratamente selezionate con un solido potenziale di crescita e valutazioni interessanti, ma ancora per lo più sconosciute agli investitori internazionali. 

Le apprensioni degli investitori nei confronti dell'azionario emergente sono comprensibili, ma uno sguardo più attento all'andamento passato e ai futuri volani di crescita rivela la presenza nei mercati emergenti di un panorama azionario ricco di opportunità diversificate che aspettano solo di essere scoperte.

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