Fondamentali solidi, valutazioni interessanti e un elevato reddito potenziale: ecco perché continuare a investire in obbligazioni corporate malgrado un contesto economico incerto.
Spesso, quando le prospettive economiche si fanno incerte, gli investitori riducono la propria esposizione alle obbligazioni corporate e, in special modo, a quelle a basso rating. E oggi negli Stati Uniti e nell’eurozona le incertezze non mancano, tra inflazione, rapido aumento dei tassi d’interesse e timori incessanti sulle banche regionali e di medie dimensioni.
A nostro avviso, tuttavia, ciò non significa che gli investitori debbano tenersi alla larga dalle obbligazioni corporate. Che il rallentamento della crescita economica si traduca in un deterioramento generalizzato delle condizioni creditizie o, nel caso delle obbligazioni high yield, in un’ondata di declassamenti o default, infatti, è poco probabile. Ecco perché:
Motivo n. 1: ottimi livelli di partenza dei fondamentali
Crescita del fatturato e utili degli emittenti corporate hanno perso un certo slancio; il che non sorprende, dato il rapido inasprimento delle condizioni finanziarie dello scorso anno. Ma questo fatto va contestualizzato. Alle soglie di un rallentamento economico i fondamentali delle imprese sono generalmente deboli. Eppure sia le società investment grade che quelle high yield stanno entrando in questa fase da una posizione di forza.
Iniziamo dagli emittenti investment grade: crescita dei ricavi e margini di profitto stanno scendendo dai loro massimi da oltre un decennio a questa parte, mentre le società stanno gestendo i propri bilanci in maniera prudente, con un calo dei costi sia operativi che di vendita come percentuale dei ricavi. Questi dati hanno contribuito a far sì che nel primo trimestre tra i casi di aziende che hanno conseguito utili superiori o inferiori alle attese, siano stati più numerosi i primi. Settori ciclici come automotive e beni strumentali, che in un contesto di bassa crescita dovrebbero sperimentare difficoltà, hanno invece registrato buoni risultati.
Negli ultimi anni, inoltre, le società sono state molto abili nell’approfittare di rendimenti più bassi; affinché i tassi più elevati si traducano in un incremento degli interessi passivi, dunque, ci vorrà tempo. Tra gli emittenti investment grade, parametri quali indici di indebitamento e di copertura e flusso di cassa disponibile sono migliorati.
Sul versante high yield, nel corso della pandemia molti emittenti hanno iniziato a gestire bilanci e liquidità in maniera più prudente, il che ha favorito una ripresa della redditività. Quelli più deboli, invece, sono stati spazzati via durante il picco dei default nell’high yield a quota 6,3% a ottobre 2020, ovvero meno di tre anni fa. Da allora, semplicemente, i sopravvissuti non hanno avuto abbastanza tempo per acquisire abitudini poco sane dal punto di vista finanziario.
Alcune obbligazioni in default, per giunta, sono state sostituite dai titoli investment grade dai rating più bassi scesi nel mercato high yield. Questi “angeli caduti” hanno contribuito a innalzare la qualità creditizia complessiva dell’indice. Oggi le obbligazioni con rating BB, il più elevato nella categoria high yield, rappresentano il 49% del mercato, contro il 43% medio degli ultimi 20 anni.
In seguito alla pandemia, inoltre, le società high yield hanno esteso le proprie scadenze, elemento essenziale delle strategie di riduzione del rischio. Ma da quando, nel 2022, la Federal Reserve ha iniziato ad aumentare i tassi, molti debitori hanno deciso di non rifinanziarsi, poiché altrimenti avrebbero dovuto scambiare l’attuale tasso cedolare medio del 5,8% con uno più vicino allo yield-to-worst di mercato dell’8,5%. Il risultato è che la scadenza media ponderata del mercato nel suo insieme, partendo da una media di lungo periodo di 6,6 anni, è scesa fino a quota 5,1. L’ammontare del debito in scadenza nei prossimi 12-18 mesi appare gestibile; nel corso di tale periodo, secondo le nostre previsioni, il tasso di default negli Stati Uniti rimarrà contenuto, in un intervallo tra il 4 e il 5%. Oltre quest’orizzonte temporale, tuttavia, il fabbisogno di rifinanziamento è destinato ad aumentare. Quanto sarà difficile rifinanziarsi dipenderà da come se la caverà l’economia nel medio periodo, sottolineando l’importanza di una strategia d’investimento selettiva.
Motivo n. 2: valutazioni apprezzabili
Gli spread creditizi, ovvero il differenziale tra i rendimenti delle obbligazioni corporate e dei titoli di Stato, oscillano intorno alla propria media di lungo periodo sia per il debito investment grade che per quello high yield (cfr. grafico), mentre i prezzi medi dei titoli in dollari statunitensi e in euro sono vicini ai valori minimi osservati l’ultima volta nel corso della crisi finanziaria globale.