Schiavitù moderna: un problema favorito da consumi e investimenti?

23 febbraio 2021
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Può sembrare sconcertante, ma il semplice acquisto di cibo o abbigliamento potrebbe contribuire allo sfruttamento di esseri umani. Queste stesse dinamiche possono esistere anche all’interno dei portafogli d’investimento, e non basta uno sforzo passivo per sradicarle.

La schiavitù moderna – l’uso del lavoro forzato e altri abusi dei diritti umani nelle filiere produttive e nelle operazioni aziendali – è formalmente illegale, ma è ancora fin troppo diffusa in molti paesi, comprese le nazioni sviluppate (cfr. Grafico). Secondo una stima, 40,3 milioni di persone – un abitante del pianeta ogni 185 – sono state vittime di queste prassi nel 2016. Nella maggior parte dei casi, si trattava di donne e bambine.*

I consumatori diventano oggi giorno più consapevoli del problema e cominciano a fare pressioni per ovvi motivi etici. Lo stesso vale per gli investitori, che applicano alle aziende criteri ambientali, sociali e di governance per rafforzare la propria ricerca fondamentale e promuovere una maggiore convinzione nelle loro partecipazioni.

Affinché la ricerca sia svolta correttamente, gli investitori devono combinare una visione d’insieme dei paesi e dei settori con un’analisi rigorosa e dettagliata di ogni aspetto del modello di business e della filiera di un’azienda, perché i legami con la schiavitù moderna possono essere nascosti e complessi.

Il vero costo delle spese settimanali

Quanto è diffuso questo male sociale, e quanto è difficile la battaglia che gli investitori devono condurre per stanarlo e affrontarlo? Per capirlo, accompagniamo un consumatore a fare acquisti.

Cominciamo con il tipo di auto da lui utilizzato. Almeno quattro case automobilistiche – due negli Stati Uniti, una in Europa e una in Giappone – hanno usato ghisa brasiliana per fabbricare le portiere delle auto. La filiera produttiva della ghisa inizia con la combustione di legno duro per produrre carbone da legna. Quel legno proviene spesso da alberi abbattuti illegalmente, e il carbone di legna è prodotto con il lavoro di schiavi nella foresta pluviale brasiliana.

Anche la vernice lucida che riveste la carrozzeria potrebbe comportare un costo umano non indifferente. Potrebbe infatti essere prodotta con la mica, un silicato collegato al lavoro minorile e alla servitù per debiti nelle miniere indiane. Per tenere pulita l’auto si potrebbe incorrere nello sfruttamento dei lavoratori negli autolavaggi, un problema che sta attirando molta attenzione nel Regno Unito. I telefoni cellulari usati per ascoltare musica in streaming mentre ci si reca a fare acquisti, potrebbero contenere cobalto proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo, dove l’estrazione mineraria è ampiamente legata alla schiavitù moderna.

Persino il parcheggio potrebbe non essere esente da legami con lo sfruttamento: almeno una catena di vendite al dettaglio australiana ha scoperto pratiche di schiavitù moderna (come il furto del salario) tra gli appaltatori che forniscono lavoratori – molti dei quali immigrati – per la raccolta dei carrelli della spesa.

Che dire poi della lista della spesa? Più dell’80% dell’aglio esportato a livello globale proviene dalla Cina, dove nelle filiere produttive si fa spesso uso del lavoro dei detenuti. Le bacche coltivate in Australia potrebbero essere collegate ai casi segnalati di abuso dei lavoratori itineranti. Anche il pesce proveniente dalla Thailandia potrebbe essere sospetto: diverse imprese del settore locale della pesca assicurano ai dipendenti un trattamento equo, ma non mancano i casi di aziende che si avvalgono del lavoro schiavile.

Questi sono tutti esempi legati ai consumi, ma la schiavitù moderna è ampiamente diffusa anche nelle filiere dell’industria globale, comprese le spedizioni e le compagnie aeree. Ad esempio, è noto che il lavoro dei detenuti cinesi è stato impiegato per produrre le cuffie usate dai passeggeri delle compagnie aeree.

Fare luce su una questione morale, per la società e per gli investitori

Essendo gestita da criminali, la schiavitù moderna sopravvive grazie alla segretezza e alla corruzione. Queste ombre possono impedire alle imprese di individuare il rischio di schiavitù moderna nelle loro filiere globali e persino, a volte, nelle loro stesse operazioni aziendali. Una delle conseguenze è che consumatori e investitori potrebbero diventare complici inconsapevoli del crimine.

Come possono gli investitori portare alla luce questa pratica e le sue vittime?

Tramite una ricerca esaustiva e approfondita. Ciò significa sapere quali segnali di avvertimento cercare a livello globale: ad esempio, i paesi in cui un’impresa opera o si rifornisce e la natura del suo business. Significa anche esaminare attentamente come le singole aziende gestiscono le filiere e come le loro politiche valutano e mitigano il rischio di schiavitù moderna.

È essenziale che gli investitori intavolino un dialogo diretto con i dirigenti e i team manageriali delle imprese per incoraggiarli ad affrontare la schiavitù moderna nell’ambito delle loro filiere e operazioni. Si tratta di un approccio sensato sia dal punto di vista morale che da quello degli investimenti: a nostro avviso, se un’azienda non è in grado di gestire il rischio di schiavitù moderna nella sua filiera produttiva, non è in grado di gestire la filiera stessa, con quanto ne consegue in termini di un management che ignori un così importante problema globale.

*Global Estimates of Modern Slavery, International Labor Organization e Walk Free Foundation, 2017. La ricerca si è concentrata su due aspetti della schiavitù moderna: il lavoro forzato e i matrimoni coatti.

Questo è il primo di una serie di approfondimenti su come valutare e affrontare la potenziale esposizione alla schiavitù moderna tramite il processo d’investimento, analizzando le operazioni aziendali dirette delle imprese e le loro filiere globali.

Le opinioni espresse nel presente documento non costituiscono ricerca, consulenza di investimento o raccomandazioni di acquisto o di vendita, e non rappresentano necessariamente le opinioni di tutti i team di gestione di AB; tali opinioni sono soggette a revisione nel corso del tempo.