Anche i consumatori, dal canto loro, si stanno adattando velocemente. Ad esempio, a dispetto della debolezza generalizzata del mercato automobilistico, nel 2022 le vendite globali di veicoli elettrici hanno continuato a crescere a un ritmo sostenuto, con due milioni di veicoli venduti nel primo trimestre, il 75% in più rispetto allo stesso periodo del 2021 (secondo il Global EV Outlook).
L’ulteriore espansione della capacità di generazione da rinnovabili potrebbe andare incontro a strozzature
I governi europei e di altri paesi si sono mossi velocemente per anticipare nel tempo i loro obiettivi di decarbonizzazione e annunciare nuovi progetti nel campo delle rinnovabili e ulteriori misure di conservazione dell’energia; un esempio rilevante, a tal riguardo, è il programma REPowerEU varato dall’Unione europea (UE). Tuttavia, questi programmi ambiziosi si scontrano con ostacoli pratici.
In teoria, dovrebbe essere possibile espandere la capacità di generazione da solare ed eolico onshore e assegnare un ruolo maggiore all’idrogeno in tempi relativamente brevi. In pratica, però, i problemi legati alle carenze di manodopera, alle catene di fornitura e alla pianificazione creano altrettante strozzature. Per essere veramente pulito, l’idrogeno deve essere prodotto da fonti rinnovabili. Forse bisognerà attendere il prossimo decennio per avere un surplus di energia pulita sufficiente a permettere all’idrogeno di rappresentare una quota sostanziale delle fonti rinnovabili. Inoltre, anche se i governi europei e di altri paesi potrebbero essere favorevoli all’allentamento dei controlli sulla pianificazione, è probabile che una simile decisione incontri una forte opposizione.
Un ulteriore vincolo è rappresentato dai costi, dato il rialzo dei prezzi di metalli e componenti. Ne consegue che la transizione energetica sarà un cammino complesso.
Petrolio e gas hanno ancora un posto nel mix energetico
Sostituire l’energia russa sarà un’impresa immane. Considerando gli ostacoli pratici, le sole rinnovabili non possono colmare il divario nell’arco di cinque anni.
La capacità petrolifera inutilizzata a livello mondiale (secondo Saudi Aramco) è attualmente inferiore al 2% e potrebbe essere rapidamente assorbita dalla normalizzazione della domanda nel settore aereo e/o dalla fine dei lockdown anti COVID-19 in Cina. La crisi ucraina aggrava ulteriormente una situazione di forniture già allo stremo. La riallocazione delle forniture esistenti di petrolio e gas a livello mondiale comporta diversi problemi: ad esempio, per creare l’infrastruttura necessaria a trasferire in Europa una maggiore quantità di GNL da Stati Uniti e Asia servono diversi anni.
Ne consegue che l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas continueranno a giocare un ruolo di primo piano nell’interesse della sicurezza energetica. La necessità di soddisfare questa esigenza pone l’industria energetica davanti a un dilemma, poiché le imprese hanno bisogno che i governi nazionali sostengano gli investimenti in progetti sicuri a basse emissioni di carbonio per tutta la durata del progetto (generalmente 10 anni). Senza l’appoggio delle autorità, è improbabile che le compagnie petrolifere sviluppino le risorse necessarie. I politici sono chiamati inoltre a prendere decisioni difficili in merito alla ripartizione dei costi della transizione tra i consumatori.
Anche gli investitori giocano un ruolo importante
L’avversione degli investitori nei confronti delle compagnie petrolifere ha fiaccato la volontà di queste imprese di investire nei segmenti a monte della produzione di petrolio e gas, inducendole a dirottare i cash flow verso i riacquisti di azioni e gli investimenti nella transizione energetica. Di conseguenza, la nuova offerta di petrolio e gas sarà con ogni probabilità limitata e i prezzi resteranno elevati a lungo. I gruppi demografici a basso reddito, soprattutto nelle economie emergenti, saranno i più penalizzati da questa spesa. Vista la scarsa sicurezza, accessibilità e disponibilità delle forniture energetiche, i paesi emergenti in particolare faranno un maggior ricorso al carbone, aggravando ulteriormente i danni ambientali.
Gli investitori disposti a dialogare con le compagnie petrolifere per sollecitarle ad agire – anziché evitarle e disinvestire – possono contribuire ad assicurare che queste imprese si dotino di solidi piani di transizione energetica. Le fonti rinnovabili, benché in rapida espansione, costituiscono ancora una quota relativamente ridotta del mix energetico e le compagnie petrolifere continuano a svolgere un ruolo essenziale nell’economia odierna. Gli investitori che non tengono conto di questo aspetto rischiano di abdicare alla responsabilità di incoraggiare il progresso. Con un engagement attivo, gli investitori possono svolgere un ruolo chiave nel ridurre l’impatto dell’attuale crisi energetica e garantire una transizione ordinata verso l’energia pulita in tutto il mondo.